Giuseppe Grazioli si sta
specializzando in un mestiere ormai desueto da circa 90 anni: quello di
accompagnatore di film muti (! in questo segue peraltro le orme di tale
Shostakovich!) Dopo aver diretto, meno di 2 anni orsono, la colonna sonora di
un film sul Rosenkavalier, proiettato
sullo schermo gigante dell’Auditorium, il nostro si cimenta ora nientemeno che
con Aleksandr Nevskij,
dirigendo le musiche di Sergei Prokofiev
in sincrono con la proiezione del famoso film di Eisenstein.
Il film dura circa un’ora e trequarti e la colonna sonora di Prokofiev ha una
durata più o meno pari alla metà (50-55 minuti). Come è immaginabile, un
pochino della musica sta lì solo per esigenze piuttosto prosaiche del regista
del film, talchè lo stesso Prokofiev, volendo farci un’opera degna di questo
nome (una cantata, nella fattispecie)
ne impiegò, con qualche ulteriore aggiustamento, circa il 60%. In sostanza, i
27 (o 21, a seconda delle classificazioni) numeri della colonna sonora (distribuiti
su 9 grandi scene) furono dal buon Sergei liofilizzati nei 7 che compongono la Cantata op.78. Cantata sulla quale avevo
scritto qualche nota anni fa, in occasione di un’esecuzione di Noseda con i suoi del Regio agli Arcimboldi.
La locandina-web de laVERDI (non il programma di sala...) trae parzialmente
in inganno, in quanto indica l’esecuzione della cantata, con proiezione del film, il che parrebbe qualcosa di
analogo a quanto si può vedere e ascoltare in un montaggio fatto in studio della
cantata medesima, diretta da Abbado-sr a Vienna nel 1990 (con la voce solista della Valentini-Terrani)
abbinata ad alcune immagini del film: si tratta di un lavoro giovanile di Abbado-jr.
Invece Grazioli ripete in Auditorium l’impresa
eseguita per la prima volta da André
Previn nel 1987 a LosAngeles, dopo che tale William Brohn aveva ricostruito la partitura (allora introvabile,
c’era ancora il muro di Berlino...) della colonna sonora del film in modo
piuttosto avventuroso e bizzarro: impiegando dove possibile materiale della cantata (quindi non della colonna sonora originale, assai meno ricca della cantata,
in fatto di strumentazione) e integrandolo (per le parti presenti nel film ma
non nella cantata) da musica che lui stesso mise sul pentagramma derivandola
(a... orecchio!) dalla piuttosto scalcinata colonna sonora del film. Aggiungendovi
poi una specie di ouverture per
accompagnare i titoli di testa del film (pare fosse questa un’idea del regista, peraltro fieramente osteggiata dal compositore, talchè nell’originale i titoli appaiono
nel silenzio più totale). Insomma, un pastiche
apocrifo – nè carne nè pesce, nè cantata nè colonna sonora - che ha come unico
fine (però con pro-e-contro) quello
di dotare il film di una colonna sonora musicale... reale e dal suono pulito,
al posto di quella gracchiante (e male eseguita) che è appiccicata alla
pellicola di Eisenstein.
Il film viene
proiettato con il sonoro originale russo per le parti parlate (con didascalie
in italiano) mentre i passaggi musicali vengono eseguiti in diretta
dall’orchestra, dal coro della Gambarini
e – per la scena dei morti sul campo di battaglia - dalla solista Annely Peebo. Questa simbiosi fra
colonna sonora originale (parlato + alcuni rumori di fondo) e musica dal vivo è
resa possibile dalla disponibilità, nel film originale, di tre separate
componenti della colonna sonora medesima: parlato, rumori e musica. Di tali
componenti viene usata qui la prima e – in misura assai ridotta – la seconda;
la terza non viene impiegata per nulla, dato che la suona l’orchestra e la
cantano il coro e la solista.
Devo dire che
in complesso la resa è stata di ottimo livello, tanto che il pubblico
(foltissimo, in pratica a quello della musica si è aggiunto quello del cinema,
e non a caso, visto che l’Auditorium era in origine una sala cinematografica!)
ha manifestato alla fine grandissimo entusiasmo ed apprezzamenti per tutti.
Certo, qualche
purista potrebbe osservare che la colonna sonora di Brohn non è quella che
aveva composto Prokofiev, poichè contiene troppa... cantata e quindi (probabilmente) troppo culto della personalità
(leggi: Stalin!) La colonna sonora originale che si può ancor oggi ascoltare
sarà tecnicamente schifosa, ma i suoi contenuti sono tutto tranne che
gratuitamente enfatici, come invece sono quelli della cantata, che nacque a
posteriori rispetto al film e proprio come pezzo celebrativo del regime (18°
Congresso del PCUS) e del gran capo che pretendeva... pubblicità. Un esempio su
tutti: sia nell’entrata di Nevskij in Pskov dopo la vittoria, che sui titoli di
coda, viene riproposta la sua celeberrima canzone,
ma in versione puramente strumentale; mentre Brohn fa nuovamente intervenire il
coro (come nella cantata!) il che è di grande effetto... melodrammatico, ma tradisce
forse lo spirito, oltre che la lettera, dell’originale di Prokofiev.
Invece, a dir
la verità oggi ci sarebbe una materia prima assai più solida da impiegare, al
posto dell’intruglio di Brohn: nel 2003 il Direttore d’orchestra Frank Strobel,
avendo avuto accesso a materiali di prima mano a Mosca, ha potuto predisporre
una versione della colonna sonora più verosimilmente aderente all’originale di
Prokofiev, versione che ha poi presentato alla Konzerthaus di Berlino e che è
stata eseguita più volte in giro per il mondo (anche al Bolshoi, nel 2004) e di
cui è disponibile un’incisione audio. Evabbè, vuol dire che sarà per la prossima volta!
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