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23 gennaio, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°4


Giuseppe Grazioli si sta specializzando in un mestiere ormai desueto da circa 90 anni: quello di accompagnatore di film muti (! in questo segue peraltro le orme di tale Shostakovich!) Dopo aver diretto, meno di 2 anni orsono, la colonna sonora di un film sul Rosenkavalier, proiettato sullo schermo gigante dell’Auditorium, il nostro si cimenta ora nientemeno che con Aleksandr Nevskij, dirigendo le musiche di Sergei Prokofiev in sincrono con la proiezione del famoso film di Eisenstein.

Il film dura circa un’ora e trequarti e la colonna sonora di Prokofiev ha una durata più o meno pari alla metà (50-55 minuti). Come è immaginabile, un pochino della musica sta lì solo per esigenze piuttosto prosaiche del regista del film, talchè lo stesso Prokofiev, volendo farci un’opera degna di questo nome (una cantata, nella fattispecie) ne impiegò, con qualche ulteriore aggiustamento, circa il 60%. In sostanza, i 27 (o 21, a seconda delle classificazioni) numeri della colonna sonora (distribuiti su 9 grandi scene) furono dal buon Sergei liofilizzati nei 7 che compongono la Cantata op.78. Cantata sulla quale avevo scritto qualche nota anni fa, in occasione di un’esecuzione di Noseda con i suoi del Regio agli Arcimboldi.

La locandina-web de laVERDI (non il programma di sala...) trae parzialmente in inganno, in quanto indica l’esecuzione della cantata, con proiezione del film, il che parrebbe qualcosa di analogo a quanto si può vedere e ascoltare in un montaggio fatto in studio della cantata medesima, diretta da Abbado-sr a Vienna nel 1990 (con la voce solista della Valentini-Terrani) abbinata ad alcune immagini del film: si tratta di un lavoro giovanile di Abbado-jr.

Invece Grazioli ripete in Auditorium l’impresa eseguita per la prima volta da André Previn nel 1987 a LosAngeles, dopo che tale William Brohn aveva ricostruito la partitura (allora introvabile, c’era ancora il muro di Berlino...) della colonna sonora del film in modo piuttosto avventuroso e bizzarro: impiegando dove possibile materiale della cantata (quindi non della colonna sonora originale, assai meno ricca della cantata, in fatto di strumentazione) e integrandolo (per le parti presenti nel film ma non nella cantata) da musica che lui stesso mise sul pentagramma derivandola (a... orecchio!) dalla piuttosto scalcinata colonna sonora del film. Aggiungendovi poi una specie di ouverture per accompagnare i titoli di testa del film (pare fosse questa un’idea del regista, peraltro fieramente osteggiata dal compositore, talchè nell’originale i titoli appaiono nel silenzio più totale). Insomma, un pastiche apocrifo – nè carne nè pesce, nè cantata nè colonna sonora - che ha come unico fine (però con pro-e-contro) quello di dotare il film di una colonna sonora musicale... reale e dal suono pulito, al posto di quella gracchiante (e male eseguita) che è appiccicata alla pellicola di Eisenstein.

Il film viene proiettato con il sonoro originale russo per le parti parlate (con didascalie in italiano) mentre i passaggi musicali vengono eseguiti in diretta dall’orchestra, dal coro della Gambarini e – per la scena dei morti sul campo di battaglia - dalla solista Annely Peebo. Questa simbiosi fra colonna sonora originale (parlato + alcuni rumori di fondo) e musica dal vivo è resa possibile dalla disponibilità, nel film originale, di tre separate componenti della colonna sonora medesima: parlato, rumori e musica. Di tali componenti viene usata qui la prima e – in misura assai ridotta – la seconda; la terza non viene impiegata per nulla, dato che la suona l’orchestra e la cantano il coro e la solista.

Devo dire che in complesso la resa è stata di ottimo livello, tanto che il pubblico (foltissimo, in pratica a quello della musica si è aggiunto quello del cinema, e non a caso, visto che l’Auditorium era in origine una sala cinematografica!) ha manifestato alla fine grandissimo entusiasmo ed apprezzamenti per tutti.

Certo, qualche purista potrebbe osservare che la colonna sonora di Brohn non è quella che aveva composto Prokofiev, poichè contiene troppa... cantata e quindi (probabilmente) troppo culto della personalità (leggi: Stalin!) La colonna sonora originale che si può ancor oggi ascoltare sarà tecnicamente schifosa, ma i suoi contenuti sono tutto tranne che gratuitamente enfatici, come invece sono quelli della cantata, che nacque a posteriori rispetto al film e proprio come pezzo celebrativo del regime (18° Congresso del PCUS) e del gran capo che pretendeva... pubblicità. Un esempio su tutti: sia nell’entrata di Nevskij in Pskov dopo la vittoria, che sui titoli di coda, viene riproposta la sua celeberrima canzone, ma in versione puramente strumentale; mentre Brohn fa nuovamente intervenire il coro (come nella cantata!) il che è di grande effetto... melodrammatico, ma tradisce forse lo spirito, oltre che la lettera, dell’originale di Prokofiev. 

Invece, a dir la verità oggi ci sarebbe una materia prima assai più solida da impiegare, al posto dell’intruglio di Brohn: nel 2003 il Direttore d’orchestra Frank Strobel, avendo avuto accesso a materiali di prima mano a Mosca, ha potuto predisporre una versione della colonna sonora più verosimilmente aderente all’originale di Prokofiev, versione che ha poi presentato alla Konzerthaus di Berlino e che è stata eseguita più volte in giro per il mondo (anche al Bolshoi, nel 2004) e di cui è disponibile un’incisione audio. Evabbè, vuol dire che sarà per la prossima volta!

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