Per festeggiare degnamente i 15 anni
dalla fondazione del Coro de laVerdi, ma (essendo ieri il… 29
febbraio) anche i 55 anni e 6 mesi, benissimo portati, di tale Gioachino Rossini, eccezionale appuntamento straordinario in Auditorium per un’esecuzione della Petite messe
solennelle, in precedenza eseguita
solo una volta, nel 2004, sotto la direzione del leggendario fondatore del Coro,
Romano Gandolfi. In tema di
anniversari, siamo anche molto prossimi (14 marzo 1864) ai 150 anni dalla prima
esecuzione assoluta di questo ennesimo peccatuccio
di vecchiaia del sommo pesarese.
Quasi
un’ora e mezza di durata non giustificano certo il titolo di petite, che Rossini aveva dato al suo
lavoro nel 1863, un anno dopo averne iniziato la composizione con i primi tre
numeri: Kyrie, Gloria e Credo (infatti
si chiamava Piccola Messa di Gloria).
Aggettivo poi sopravvissuto, per quanto alcune edizioni dell’opera (orchestrata
anni dopo, poco prima della scomparsa) rechino il semplice (e più appropriato)
titolo Messe solennelle.
L‘originale
– quello proposto ieri in Auditorium – è scritto per quattro solisti, coro (SATB)
e accompagnamento di sole tastiere: due pianoforti (uno solo in questa
esecuzione) e armonium.
Erina Gambarini ha schierato complessivamente 35 elementi del suo
coro (9-8-9-9): un numero penso adeguato alle dimensioni dell’Auditorium, assai
più vaste di quelle della cappella di villa Pillet-Will
dove si tennero le prime esecuzioni, con soli 8 coristi. Per la stessa ragione
credo abbia deciso di derogare dalle indicazioni di Rossini, che vorrebbe i
solisti cantare sempre insieme al coro: qui invece hanno cantato esclusivamente
le parti loro esplicitamente riservate.
Al pianoforte era Luigi Ripamonti, Maestro
collaboratore del Coro (in pratica il vice
della Erina) che si è distinto particolarmente nel bachiano Prélude religieux che precede il
Sanctus. Eugenio Maria Fagiani sedeva
all’armonium.
Convincenti i quattro solisti (Daniela
Bruera, Jose Maria Lo Monaco, Francesco Marsiglia e il casalingo Christian Senn): il tenore in
particolare ha ben figurato nell’impegnativo Domine.
Ma grandi onori vanno al Coro,
che ha sfoderato dei pianissimo
davvero emozionanti, oltre che distinguersi negli a cappella e nelle difficili fughe
cui Rossini lo chiama.
E infatti, dopo la trionfale accoglienza, è stata proprio una fuga (la
sezione conclusiva del Cum Sancto) a
chiudere come bis - e proprio in Gloria! - una serata davvero memorabile.
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La
Petite (versione con orchestra) già
annunciata qualche stagione fa (con na
Patalung) e poi cancellata, chiuderà quest’anno – con Zedda - l’edizione 35
del ROF.
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