Un gradito revival per laVerdi: a due anni e mezzo di distanza da quel settembre 2011 alla Scala, ecco riproposto qui in Auditorium un
caposaldo della musica occidentale: il War Requiem di Benjamin Britten, come allora diretto da Zhang Xian.
Diversi i tre
solisti: il soprano Othalie Graham, che canta il
Requiem ecclesiastico, e Mirko Guadagnini,
tenore e Joseph Lattanzi, baritono,
che cantano i versi di Owen; ovviamente
confermati i cori di Erina Gambarini e Maria Teresa Tramontin e i
Direttori delle due orchestre (Xian e
Jais).
Rispetto
all’esibizione scaligera ci sono alcune differenze… logistiche, oltre che di
ruoli: l’orchestrina da camera qui è disposta all’estrema sinistra rispetto a
chi guarda ed è guidata da Santaniello,
che ha scambiato il suo posto con Dellingshausen.
I piccoli della Tramontin (alla Scala avevano avuto l’onore del Palco Reale!)
sono qui dislocati nelle prime file della galleria: soluzione ideale per gli
spettatori della parte avanzata della platea, non so quanto efficace per chi
occupa le file retrostanti, proprio sotto la galleria medesima…
Comunque sia, l’ascolto
di quest’opera lascia sempre una grande impressione, anche perché essa è di estrema
attualità, in un mondo – il nostro - dove si continua a soffrire a dispetto
dell’assenza di conflitti globali come quelli che ispirarono i versi di Owen e
la musica di Britten. Un musicista spesso irriso, che a noi occidentali in questo
Requiem spiegò - proprio con gli strumenti più elementari (quasi scolastici, direi)
della nostra musica, quella basata sul
diatonismo e sul temperamento equabile – la
differenza fra lo stato di guerra e
quello di pace (in qualunque
accezione vogliamo considerare questi temini): il diabolico tritono che si trasfigura nell’accordo
perfetto maggiore!
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