Il glorioso e centralissimo Teatro
Amintore Galli di Rimini - che aveva ospitato nel 1857 la prima rappresentazione nientemeno che di
un’opera di Giuseppe Verdi (Aroldo) -
a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale era caduto
praticamente nel dimenticatoio. Fino a quando (pochi mesi orsono) è finalmente
stato riportato al suo antico splendore: Cecilia
Bartoli lo ha re-inaugurato nell’ottobre
2018.
Così ora può ospitare, oltre a
rappresentazioni di opere, anche i concerti della Sagra musicale malatestiana (arrivata quest’anno alla 70ma
edizione) che si tenevano tradizionalmente nelle sale alquanto anonime dei
Palazzi dei Congressi (vecchio e poi nuovo) della periferica via della Fiera.
Quest’anno la Sagra ha già ospitato Riccardo
Muti (spostatosi di pochi chilometri dalla sua casa di Ravenna) e la London
Symphony con Simon Rattle.
Ieri sera è stata la volta della
prestigiosa Rotterdam
Philharmonic, in tournèe estiva, proveniente da Gstaad e poi diretta
(domani) a Verona ad offrire ad un pubblico folto quanto entusiasta un
interessante programma otto-novecentesco.
Lahav
Shani,
trentenne israeliano pupillo di Mehta, fresco di nomina a Direttore musicale dell’Orchestra - uno che dirige fcendo uso assai
parco della mano sinistra - ha presentato dapprima le musiche dallo
stravinskiano Petruška, che hanno consentito ai professori della sua Orchestra di mettere in luce le loro grandi
qualità, i fiati e le percussioni in particolare.
Poi la bella e brava 33enne violinista
norvegese Vilde Frang ha interpretato quell’autentico distillato e concentrato
di romanticismo virtuosistico che risponde al nome di Concerto op.26 di Max Bruch. E lei ne ha
fatto emergere proprio il lato più dolciastro (detto nel bene
e nel male) mentre Shani, quando era l’Orchestra a prendere la scena, ha un po’
troppo esagerato con il fracasso. Ma il successo non è mancato e i due
protagonisti si sono poi esibiti in un bis di duo piano-violino.
Ha chiuso la serata ufficiale il Walzeraccio di Ravel, dove ancora Shani ha lasciato briglia sciolta all’Orchestra, davvero compatta
e dal suono tagliente, proprio adatto ad esaltare le impertinenze di questa
bizzarra partitura raveliana. Per mandarci a letto contenti, l’Orchestra ha
offerto una bis... sognante.
Fra
poche settimane toccherà a Jordi Savall,
che proporrà un insolito - fino a poco tempo fa, per lui - programma
beethoveniano: 3-5; e poi - a dicembre - alla Santa Cecilia (con Dudamel) chiudere il ciclo dei 5
concerti sinfonici della Sagra-70.
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