Ultima
tappa del mio MITO-parcour milanese (con
omaggio di T-shirt gentilmente offerto da uno sponsor) con John Axelrod che in un DalVerme
gremito ha diretto la OSN-RAI in un
programma classico-moderno,
dove un lavoro di un maturo cinese contemporaneo (in prima italiana) si è inserito fra due opere del primo novecento.
Si è quindi
aperto con Debussy e la sua Isle
joyeuse, composta originariamente nel 1904 per pianoforte e
successivamente (1917) orchestrata (col beneplacito dell’Autore) da Bernardino Molinari. Rispetto alla
versione per la sola tastiera,
quella orchestrata da Molinari
presenta per ovvie ragioni sonorità più ricche e complesse (e un finale
tardo-romantico); in compenso appare meno asciutta e impressionista. Tuttavia ad un ascolto superficiale si potrebbe
tranquillamente credere trattarsi della scrittura orchestrale dello stesso
Debussy.
Sono poco più di sei minuti che scorrono
piacevolmente, come del resto suggeriscono il titolo dell’opera e l’ispirazione
che Debussy ebbe dal quadro di Watteau,
oltre a risvolti vagamente autobiografici (l’estate passata al mare con l’amante
che diventerà la sua seconda moglie). Servono
bene a scaldare i motori dell’Orchestra e... le mani del pubblico.
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Il 68enne cinese Qigang Chen (di lui si ascoltò in Auditorium anni fa un pezzo per violoncello e orchestra) è l’autore di Joye eternelle, un concerto per tromba e orchestra, ispirato ad un’antica melodia cinese, esposta all’avvio dal clarinetto:
Concerto composto per la famosa trombettista Alison Balsom e dedicato al maestro YU Long: dopo la prima in Cina, nel 2014, il lavoro venne eseguito a Londra (PROMS) nel luglio dello stesso anno, con gli stessi interpreti (Balsom e YU).
Qui ad
interpretarlo per l’esordio italiano è stata un’altra rappresentante del gentil
sesso, la 32enne norvegese Tine Thing Helseth,
che - presentatasi a piedi nudi! - ha messo in mostra le sue eccezionali doti tecniche superando brillantemente
le difficoltà di cui è popolato questo brano, rilevabili dall’esempio qui sotto:
Il 68enne cinese Qigang Chen (di lui si ascoltò in Auditorium anni fa un pezzo per violoncello e orchestra) è l’autore di Joye eternelle, un concerto per tromba e orchestra, ispirato ad un’antica melodia cinese, esposta all’avvio dal clarinetto:
Concerto composto per la famosa trombettista Alison Balsom e dedicato al maestro YU Long: dopo la prima in Cina, nel 2014, il lavoro venne eseguito a Londra (PROMS) nel luglio dello stesso anno, con gli stessi interpreti (Balsom e YU).
Il finale è davvero pirotecnico e la simpatica Tine si merita ovazioni ripetute, che ricambia con un bis assai più... tranquillo.
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Chiusura con Mahler e la sua Quarta sinfonia. L’Orchestra la conosce evidentemente come le sue
tasche e Axelrod, che con i nazionali-RAI ha un’antica consuetudine, va
proprio sul velluto. Lui ci mette ovviamente del suo e devo dire con grande
profitto, quanto a tempi e dinamiche sciorinati nei diversi scenari che la
sinfonia propone.
Francamente mi sarei aspettato di più dalla Rachel Harnisch, che ha
esposto con discreto portamento il Lied conclusivo, ma la
voce è scarsina di decibel, specialmente nelle note gravi, davvero poco udibili.
Ma il pubblico ha mostrato di apprezzare, richiamando ripetutamente al proscenio
lei e il Direttore.
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