Ieri sera il ROF-XL ha chiuso i battenti,
in un Teatro Rossini abbastanza affollato, con la quarta recita di Demetrio&Polibio.
Produzione ripresa da Alessandra Premoli
da quella originale del 2010, ideata da Davide
Livermore.
Un allestimento bizzarro assai,
ambientato nel retro-scena di un teatro, ingombro di bauli, macchine di scena e
di centinaia di costumi appesi sull’intera altezza. In più, le magie di Alexander (specchi che si animano,
fiamme che vagano nello spazio o che si accendono in mano ai personaggi) e lo
sdoppiamento degli stessi, che hanno sempre un mimo alter-ego che li segue
ovunque, apparendo e scomparendo magicamente. Costumi (dell’Accademia di Urbino, come le scene) più
da farsa che da dramma serio quale
l’opera pretenziosamente venne presentata dai Mombelli e musicata dal Rossini ancora ragazzino. Efficaci le luci (e
i... bui) di Nicolas Bovey. Uno spettacolo comunque godibile, che già a suo
tempo trovò giustificazione nell’approccio low-cost
imposto dalle circostanze.
Se però nel 2010 anche il cast era, diciamo così... da discount (senza offesa per alcuno,
s’intende, e detto da uno che i discount li apprezza assai) in questa ripresa
non si è badato a spese: a cominciare dalla presenza della star Jessicona Pratt, che è tornata al ROF
dopo 4 anni e ha trascinato all’entusiasmo i suoi numerosi fan.
Da validissime spalle le hanno fatto Juan Francisco Gatell e la mia
conterranea benacense Cecilia Molinari,
entrambi alla loro terza presenza nel cartellone principale del Festival. E Carlo Fassi, esordiente al ROF ma già passato
da teatri importanti (Scala, Carlo Felice, Vienna...)
Fra i momenti salienti dell’esibizione
canora ricorderò la
bellissima Pien
di contento in seno (Molinari) poi il rapinoso duetto Odio, furor,
dispetto (Fassi e Gatell); quindi la Pratt in Alla pompa già m’appresso e (con la
Molinari) nell’ispirato duetto Questo cor ti giura amore; ancora la Pratt alle
prese con i virtuosismi di cui è costellata Sempre teco ognor contenta. Gatell
convince nell’impegnativa
aria con coro All’alta
impresa tutti, e a chiusura del primo atto ecco la coppia Pratt-Gatell con
Ohimè, crudel, che tenti, prima del
grande concertato di chiusura.
Nell second’atto da rimarcare Come sperar riposo (Fassi) e il successivo duetto con Molinari
Venite, o fidi miei. Poi il grande quartetto Donami omai Siveno. Una vera perla
è l’aria davvero
irta di difficoltà e costellata di acuti (Superbo, ah tu vedrai) dove la Pratt si
ritrova proprio... a casa sua, suscitando entusiasmi.
Infine è sempre alla Pratt cui tocca ancora di aprire il coro
finale (Quai
moti al cor io sento) sul quale si chiude in bellezza.
Aggiungo lodi per i 20 componenti del coro di Mirca Rosciani e per i ragazzi della Filarmonica Rossini, che Paolo
Arrivabeni ha guidato con leggerezza e leziosità proprio... settecentesche.
Trionfo per tutti, con ripetute chiamate e ovazioni
per i quattro protagonisti e per Arrivabeni e Rosciani.
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Ecco, anche per quest’anno, alle 22:38,
il vetusto portone ligneo del Teatro Rossini si è chiuso sul ROF. In attesa di
riaprire il giorno 8 agosto 2020 (ma sarà poi così... anche lo scorso anno la
data annunciata fu quella, ma poi si è iniziato l’11) per l’edizione icsli (?!) che ci propinerà Moïse et Pharaon (allestito da Pier Luigi Pizzi, ieri sera in platea
per... imparare il mestiere, haha) Elisabetta
e Cambiale. E magari... un’altra
crisi di governo balneare, perchè no?
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