Ancora Jader Bignamini in Auditorium per una serata
tutta rossiniana. Il nostro comincia così ad
immergersi nel mondo anche canoro del pesarese (fino ad oggi si era cimentato
più che altro in alcune importanti sinfonie) in vista del suo esordio al ROF il
prossimo agosto, con le quattro recite del Ciro
in Babilonia, alla testa dell’Orchestra di... Mariotti.
Il programma alternava sinfonie e numeri
da quattro opere: Tell, Cenerentola, Barbiere e Semiramide.
Dopo la Sinfonia, aperta dal suono cupo
e profondo del violoncello di Tobia
Scarpolini, e che l’Orchestra ha eseguito, come altre volte in passato, con
grande sensibilità, è toccato ad Alberto
Gazale rompere il ghiaccio del canto, con Sois immobile, che Tell canta poco
prima di centrare con millimetrica precisione il pomo che lo sbifido Gessler ha
depositato sul capino del figlioletto Jemmy. Il baritono veronese sfoggia il
suo vocione, tanto potente quanto non perfettamente gestito (alle mie
orecchie), cosa che confermerà nel seguito della serata.
Più che apprezzabile la prova della
Cenerentola Chiara Amarù, che sfoggia
grande agilità nei virtuosismi di cui imbelletta Nacqui all’affanno e gradita
sorpresa quella di Levy Strauss (!) Segkapane, un simpatico negretto che
viene dalla terra di Mandela e che mi pare promettere benissimo (sarà anche lui
all’esordio al prossimo ROF nel Turco). Lui
si è ben portato in Sì, ritrovarla io giuro e insieme hanno duettato poi in Un soave non so che.
Poi il Barbiere, con l’inflazionata
Sinfonia e i due pezzi forti: il Factotum, dove Gazale sfoggia autorevole
presenza scenica, non però accompagnata da altrettanta qualità canora
(emissione piuttosto sguaiata) e la Voce poco fa della
Amarù, assai più convincente. Dopo il duetto dei suddetti (Dunque io son) un’aria desueta
di Almaviva (Cessa
di più resistere) che consente a Segkapane di confermare le sue
ottime doti.
Il programma ufficiale si chiude alla grande
con l’imponente sinfonia di Semiramide,
che consente all’Orchestra di esibire il suo stato di grazia.
Ma non potevano mancare dei graditi
supplementi: ecco quindi due altre perle dal Barbiere, prima il duetto All’idea di quel
metallo e poi il terzetto Presto, presto,
che chiudono in bellezza suscitando ovazioni dal un pubblico assai folto e divertito.
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