Nell’intervallo prima delle
ultime 4 rappresentazioni della Traviata-Valentino
romana Jader Bignamini ha trovato il
tempo per un paio di capatine sul podio dell’Auditorium. La prima lo vede
dirigervi un concerto
tutto russo, aperto da Romeo&Giulietta, ultima
versione del 1880, che torna spesso qui in Auditorium (l’abbiamo ascoltata da
Grazioli, Ceccato e due volte da Xian negli ultimi 5 anni). Bignamini ne dà una
lettura vibrante, dal misterioso corale di Lorenzo, alla scatenata gazzarra fra
le fazioni, al sognante e strappalacrime tema dell’amore fra i due giovinetti, scaldando
da subito l’entusiasmo del (pur non oceanico) pubblico.
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Ecco poi Shostakovich con il suo strambo Concerto
per pianoforte e orchestra d’archi e interventi della tromba. Lo interpreta Angela Hewitt (che va verso i 60, ma non li
dimostra proprio!) supportata al meglio dall’impertinente trombetta di Alex Caruana, il quale è
alla terza esecuzione di quest’opera con laVERDI, dopo quelle del 2011 e di meno di un anno fa.
La Hewitt ci dà per ora un antipasto di
quella che sarà la portata principale del suo soggiorno milanese: il
monumentale Primo di Brahms che lei
affronterà in Auditorium il 28 p.v. Nell’attesa, dopo aver ricevuto con Caruana
i meritati applausi, ci propina anche il suo Ravel.
Arrivederci quindi a fra qualche settimana, dopodichè lei se ne andrà,
trascinandosi via l’intera orchestra, in Umbria per accudire una sua creatura che compie
10 anni.
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Chiusura con un pezzo davvero forte, la Patetica
per eccellenza. Bignamini ce ne ha mostrato tutte le meraviglie e i ragazzi lo
hanno assecondato alla grande. Personalmente ho avvertito solo un eccesso di foga
nella rincorsa finale dell’Allegro molto
vivace, dove il fracasso ha finito per coprire i dettagli (ma ha provocato
uno spontaneo applauso anticipato, dopo il perentorio ta-ta-ta/tà della
chiusa). Da incorniciare le ultime 8 battute del finale di celli e bassi, che esalano in pppp, fino proprio a morire, la triade di SI minore.
Dopo questo trionfo e come prologo al
suo prossimo esordio al ROF,
Bignamini si cimenterà fra pochi giorni in una specie di kermesse rossiniana.
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