Uno Jader Bignamini sempre più melodrammatico si ripresenta su podio de
laVERDI per proporci la… prova generale di canto della Butterfly che fra pochi mesi lui stesso dirigerà nella sala dorata della Fenice. Sul cui sito ad oggi ancora non è pubblicato il cast, che però dovrebbe essere quello che si esibisce qui in
Auditorium, se dobbiamo credere a quanto afferma lo stesso Maestro. Ed è in massima parte uno dei cast già protagonista
delle rappresentazioni veneziane del 2013.
Questa è la
classica opera strappalacrime (Puccini considerava primo obiettivo del
compositore quello di far piangere il
pubblico) che talvolta viene trasformata dai soliti registi creativi in crudo documentario sulla
piaga del turismo sessuale (per
fortuna non è il caso dello spettacolo della Fenice). Ecco, nulla più di una
recita in forma di concerto (anzi, semiscenica)
è funzionale agli obiettivi dell’Autore: senza distrazioni di sorta, lo
spettatore può versare tutti i fiumi di lacrime indotti dal testo della
premiata coppia Giacosa-Illica e soprattutto dai suoni del genio di Lucca. E anche
ieri sera in Auditorium si sono visti parecchi occhi lucidi…
I due giovani,
per non dire giovanissimi, protagonisti Svetlana
Kasyan e Vincenzo
Costanzo hanno confermato le loro ottime qualità: voce da soprano drammatico lei (con
qualche punto debole nelle note gravi) e voce potente lui, anche se un poco stimbrata
nei centri, ma insomma due prestazioni di tutto rilievo.
Ancor meglio di loro ha fatto, a mio modesto avviso, Luca Grassi, uno Sharpless davvero
autorevole per impostazione vocale e portamento scenico. Benissimo anche la Suzuki
di Manuela Custer e il Goro di Nicola Pamio.
Più che discrete le prestazioni dei tre personaggi di minor peso: William Corrò (Yamadori) Cristian Saitta (Zio bonzo) e
Julie Mellor (Kate); così come quelle dei sei, chiamiamoli comprimari: Daniele Caputo (Il Commissario) Marco Piretta (zio Yakusidé) Gianluca Alfano (Ufficiale) Raffaela Ravecca (Madre di Cio-Cio-San) Anila Gjermeni (la zia) e Nina Almark (la cugina).
Eccellente anche la prestazione del Coro di Erina Gambarini, congedatosi con una meravigliosa esecuzione (a bocca chiusa) del finale della prima parte
dell’atto secondo, accompagnato dal caldo suono della viola d’amore di Gabriele Mugnai,
sistematosi per l’occasione proprio a fianco dei coristi.
Jader Bignamini non si smentisce
e guida i ragazzi (ex-colleghi, si può ben dire) in una esecuzione vibrante, sempre
pulita, senza una sbavatura: capita raramente di ascoltare a teatro passaggi come
l’Introduzione alla seconda parte del second’atto (e successivo levar del giorno)
suonati con tanta trascinante efficacia!
Insomma, un successo completo e un trionfo per tutti.
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