Uno degli
auto-riciclaggi da Salzburg del
neo-confermato Pereira è questo Lucio Silla che domani sera vedrà la sua prima delle sei rappresentazioni.
Ai tempi di Mozart i contratti si
stipulavano con lettere di 10 righe, e poi si rispettavano scrupolosamente.
Così, avendo ricevuto dal Regio Ducal
Teatro la seguente missiva:
…il Teofilo
16enne e l’immancabile papà Leopold si fecero trovare a Milano con perfetta
puntualità e pronti ad onorare il contratto, cosa che avvenne con precisione
svizzera.
Chi invece
cominciò a far casino fu il librettista Giovanni
De Gamerra (già il nome pare poco rassicurante, poi si saprà anche di sue
attitudini… ehm, necrofile) che al Mozart diligente (aveva già scritto tutti i
recitativi sul testo avuto in precedenza) fece trovare un libretto non poco
rimaneggiato (nientemeno – si giustificò - che dal Metastasio!) e con buona parte dei recitativi da riscrivere.
Problemi anche
con i cantanti, in particolare con un corista di chiesa padano, assoldato
all’ultimo momento per fare proprio la parte di Silla, talmente sprovveduto da
convincere Mozart a cancellargli almeno l'ultima aria delle tre, per evitare (ma
invano) figuracce.
E qui abbiamo subito un paio di riferimenti di
attualità: a Salzburg nel 2013, il direttore Marc Minkowski, avendo a disposizione per il ruolo di Silla un divo
dello star-system come Rolando Villazón, pensò bene di restituire al dittatore l’aria del
finale (Se al generoso
ardire) e pure il recitativo accompagnato che la precede (Amor, gloria, vendetta).
Peccato che Mozart l’aria non l’avesse proprio composta, e il recitativo l’avesse
tenuto… a secco! E allora si è preso il tutto a prestito da Johann Christian Bach che, un paio d’anni dopo il Teofilo, aveva musicato per Mannheim il libretto
(rinnovato per l’occasione) di De Gamerra.
Ecco una delle tante trovate che servono al direttore
di turno per farsi bello, facendo bello al contempo il famoso tenore, che viceversa
non si degnerebbe di sostenere una parte che è più da teatro di prosa che musicale.
E così si inquina con la massima disinvoltura il lavoro mozartiano. Ma allora, caro
Minkowski, perché non mettere in scena, nell’intervallo, anche qualche balletto
di Charles-Auguste Hus, com’era d’uso
nei tempi andati , o di Josef Starzer,
come si fece proprio nel 1772-73 a Milano? (mah…)
Infine, come
il cacio sui maccheroni (o un meritato contrappasso?) ecco che si materializza un
nuovo caso di un fenomeno ormai dilagante (ovunque, ma alla Scala più che ovunque)
che dimostra come gli
impegni di cantanti e direttori siano scritti sull’acqua: il tenore mexicano, per
il quale tutta l’operazione mozart-bach era stata architettata, ha già dato forfait: dapprima per la recita inaugurale,
poi in estensione alle due successive. Se tutto va bene lo si sentirà (in J.C.Bach)
il prossimo 12 marzo…
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