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04 febbraio, 2014

La Russia in Auditorium


Un’Orchestra quasi coetanea (nata 3 anni prima) de laVerdi è stata ieri ospite in Auditorium: si tratta della Russian National Orchestra, diretta dal suo fondatore, Mikhail Pletnev.

Il concerto si collocava nel programma delle iniziative culturali italo-russe legate all’Anno del Turismo 2013-2014 e per l’occasione il proscenio era addobbato con i due tricolori realizzati da splendide composizioni floreali. Dopo i dovuti pistolotti del padrone di casa Cervetti e dei suoi due ospiti dei ministeri della cultura italiano e russo, ecco la musica, con due celeberrimi lavori di Rachmaninov e Ciajkovski: insomma, tutta Russia, ma con un importante ingrediente italico, il sempre più convincente Roberto Cominati.

Ed è stato il pianista nostrano ad aprire il programma con il più eseguito ed inflazionato dei Concerti di Rachmaninov, il Secondo. Era il suo primo incontro con questa orchestra, ma il nostro non sembrava affatto preoccupato della novità, come si evince da questa sua presentazione. Ed in effetti tutto è (mi pare proprio) filato liscio: Cominati ha sfoggiato la sua grande sicurezza e sensibilità, in questa partitura che comporta facili rischi di scivolate sul miele o sulla marmellata; e l’Orchestra, che Pletnev ha guidato con gesto scarno ed essenziale, lo ha supportato nel migliore dei modi.

Ne è uscita un’esecuzione trascinante e lungamente applaudita dal foltissimo pubblico, cui non è seguito alcun bis, per dovere – credo proprio – di ospitalità.   

Dopo l’intervallo, ecco la travolgente Quinta ciajkovskiana. Pletnev - sempre compostissimo e quasi flemmatico - e i suoi ragazzi (disposti alla alto-tedesca, violini secondi al proscenio e bassi al centro-sinistra) devono conoscerla non a memoria, ma proprio a… cromosomi, così ne cavano tutte le preziosità nascoste. Da incorniciare l’Andante cantabile, con alcuna licenza, dove il corno del biondino Alexey Serov si guadagna una lode. Sempre emozionanti le irruzioni del protervo tema del destino e davvero enorme la chiusa, con le quattro semiminime scandite quasi a seppellire tutte le disgrazie sotto una pesante lapide!       

Meritato trionfo finale, che chiama il bis, adesso invero dovuto, con un irresistibile Trepak!
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Qui un saggio su Ciajkovski di Aldo Nicastro, pubblicato nel febbraio 1988 su Musica&Dossier.

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