Un’autentica
scorpacciata verdiana caratterizza questo appuntamento in Auditorium, dove le
masse strumentali e corali de laVerdi
si cimentano per la terza volta nella stagione (era già accaduto altre due
volte con Bignamini) con il… Verdi operistico!
Zhang Xian guida
l’Orchestra in tre Preludi/Sinfonie e
nei ballabili di Macbeth. Erina Gambarini guida (virtualmente, causa indisposizione, sostituita dal suo vice Luigi Ripamonti) il suo coro in cinque
celebri pagine, fra cui il Tetto natìo
e Và pensiero. E tutti insieme
presentano per intero L’Idolo infranto
del Nabucco.
Questi
sconfinamenti nel lirico da parte
dell’Orchestra (nata e cresciuta a pane-e-sinfonico)
non sono certo una novità: basti pensare all’ormai stagionato Chénier della premiata coppia Armiliato-Dessì, oltre che alle recenti
esecuzioni concertate della medesima opera, nel 2012, e della Cavalleria nel 2013, più la Carmen del Golfo. Nel caso di Bignamini (ormai pienamente avviato sulla strada del… melodramma)
hanno tutta l’aria di un trampolino di lancio; mentre per la Xian sembrano
rappresentare un progressivo avvicinarsi ad un mondo che si intende esplorare
davvero con-i-piedi-di-piombo (il che è tutto fuorchè un rimprovero, sia ben
chiaro!)
Della prima parte
della serata ho personalmente apprezzato il Patria oppressa, il primo Preludio di
Traviata e il coro dei Lombardi. Oneste prestazioni nella Sinfonia della Giovanna
e nei Ballabili del Macbeth.
Dopo
l’intervallo, tutto Nabucco, a partire dalla Sinfonia,
la cui esecuzione è stata un filino sporcata (almeno ciò e apparso alle mie orecchie)
dagli attacchi non perfetti di oboe e clarinetto nell’Andantino che anticipa il Và
pensiero. Poi il coro, assai bene, nell’iniziale Gli arredi festivi.
Ecco quindi i
due protagonisti, con il recitativo della seconda parte Ma chi s’avanza, seguito dal duetto. Lucio Gallo per la verità non (mi) ha incantato: voce piuttosto
opaca, che appare scurita forzatamente, acuti piuttosto precari. A Elena Lo Forte (proprio qui cantò Lola lo scorso anno) si potrebbe
applicare il vecchio slogan con quella
bocca può dire ciò che vuole, però sostituendo bocca con… tette (stra-sbav-smile!) A parte le battute di
bassa lega, la sua mi è parsa una prestazione dignitosa, coronata da un buon Su me morente esanime finale: certo,
Abigaille non è solo questo…
Dopo un
pregevole Và pensiero, è stata
eseguita l’intera quarta parte dell’opera,
dove - a fianco dei
due protagonisti principali - ha avuto modo di mettersi in luce anche Erika Fonzar, una discreta Fenena
(era stata Mamma Lucia in Mascagni lo scorso giugno). Buona impressione mi ha
fatto anche Hong Shin Kil nella pur smilza
parte di Zaccaria: chissà che non sia destinato a continuare la recente serie
dei grandi bassi e baritoni coreani, nella scia degli Youn…
A parte Francesco Frasca (vecchia conoscenza dell’Auditorium,
qui in Abdallo) che qualche verso lo canta da solo, gli altri tre interpreti (Salvo Guastella come Ismaele, Massimiliano
Catellani come Gran Sacerdote di Belo e Federica
Vitali come Anna) si limitano ad accompagnare il coro a cappella e quello finale,
quindi francamente si potevano anche… risparmiare, mettendo magari al loro posto
tre baldi rappresentanti del coro.
In complesso una
serata piacevole, che ha chiuso degnamente le celebrazioni verdiane.
2 commenti:
Non c' entra con la tua bella cronaca, ma è una notizia che penso ti farà piacere. Il nostro caro Helmuth Rilling è stato insignito della Großes Verdienstkreuz mit Stern, la più alta onorificenza civile tedesca. Lunedì a Stuttgart gli verrà consegnata personalmente da Winfried Kretschmann, il primo ministro del Baden-Württemberg.
Ciao
@mozart2006
Rilling se lo merita eccome! Ne avessimo di più di musicisti come lui: bravo, modesto e benemerito.
Beati voi che a Stuttgart potete ancora godervelo spesso. Qui da noi è venuto a Novembre e purtroppo dobbiamo sperare di rivederlo solo nella prossima stagione...
Ciao e grazie!
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