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24 febbraio, 2014

Penultima Lucia alla Scala


Il calendario dei turni di abbonamento scaligeri ha fatto finire (nel mio caso) la Lucia dopo il Trovatore: così solo ieri pomeriggio ho potuto gustarmi (beh, insomma…) la penultima recita, in un teatro ancora una volta ben lontano dall’esaurimento.

 

La produzione arrivava direttamente dal MET, quindi assolutamente terra-terra, come si conviene ad un pubblico (quello yankee) che va ancora a teatro per divertirsi (ridendo e/o piangendo) guardando ed ascoltando ciò che gli autori dell’opera in programma hanno creato, e non per fare esercizi spirituali di decifrazione del geniale pensiero del regista di passaggio (smile!)

Così  Mary Zimmerman si è presa come unica libertà lo spostamento in avanti (di tre centuries, l’un per l’altro) dell’ambientazione. Se qualcuno si fosse domandato per quale precisa ragione, verso la fine del second’atto avrebbe avuto la risposta: doveva essere un’epoca in cui fosse già stata inventata la macchina fotografica! Sì, perché la scena finale dell’atto di mezzo (quella del famoso sestetto) è una festa nuziale (pur rovinata dall’intruso Edgardo) e nell’immaginazione della classica vecchietta del Nebraska (smile!) che va in pellegrinaggio al MET è giusto immortalarla con foto di gruppo (escluso ovviamente il disturbatore…)

Invece nel terzo atto la scenografia ricorda vagamente un saloon (con annesse camere al piano di sopra, dove si recano gli sposini e dove avverrà il fattaccio) o anche la ringhiera di un Holiday Inn ante-litteram. Per il resto scene e movimenti di masse e personaggi del tutto prevedibili. 

Sul fronte dei suoni, buone notizie (per me) da Albina Shagimuratova, una Lucia apprezzabile per sensibilità e portamento. Emozionante la sua scena della pazzia e convincente anche la prestazione strettamente vocale, impreziosita da una raffica di MIb acuti sparati come fossero noccioline. 

Vittorio Grigolo (trionfatore della serata) ormai sta conquistandosi saldamente il titolo di Kaufmann de no’ antri. Al bel Jonas non ha da invidiare né il look nè certe posture vocali piuttosto… posticce.  

Il cattivone Enrico era Massimo Cavalletti, autore di una prestazione tra lo sbiadito e l’incolore (smile!) Non molto meglio il Raimondo di Sergey Artamonov. Gli altri tre comprimari (Arturo Juan Francisco Gatell; Alisa Barbara Di Castri e Normanno Massimiliano Chiarolla) onestamente sufficienti, come il coro di Casoni.

 

Pier Giorgio Morandi ha diretto con mestiere e senza prendersi troppe… iniziative personali. Quando ci ha provato (il duetto Lucia-Raimondo) si è beccato un paio di sonori buh! (Effettivamente lì mi è parso avesse tenuto tempi da mortorio.)

In definitiva una domenica pomeriggio (quasi primaverile, da queste parti) da non disprezzare.
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Allego una monografia su Donizetti a firma William Ashbrook, comparsa su Musica&Dossier del marzo 1990.

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PS:  visto che oggi vanno di moda le staffette (dove però il testimone non viene passato ma scippato, stra-smile!) nel second’atto della Lucia abbiamo proprio la materializzazione della staffetta musicale Bellini-Donizetti-Verdi:


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