Ieri sera il venerabile Zubin Mehta ha offerto la seconda delle
tre serate del concerto
straussiano di questa stagione d’autunno della Scala. In programma
due opere che sono quasi un testa-coda (anzi: un coda-testa, data la sequenza
di presentazione) della produzione del compositore bavarese.
Tocca alla bella nordica Camilla Nylund (i suoi 52 anni li porta davvero bene!) di proporci in apertura le stupefacenti note dei Vier letzte Lieder, sui quali mi sono un pò dilungato quasi tre anni orsono.
Lei è una delle principali specialiste
del repertorio (soprattutto operistico) wagneriano e straussiano e anche qui
non ha smentito la sua fama. Voce ben impostata, acuti sempre fermi e morbidi,
grande espressività. Un poco carente sulle note gravi (il REb del terzo Lied lo
ha carpito a stento); a proposito di Beim
Schlafengehen anche lei (come praticamente tutte) non ha nemmeno provato a
percorrere in apnea l’interminabile legato sul tausendfach, prendendo fiato a metà percorso. Subito prima, mirabile
l’assolo di violino di Laura Marzadori,
la terza spalla dei Filarmonici (ma
terza solo per l’anagrafe, chè qui e poi ancor più nel massacrante passaggio solistico
del poema sinfonico ha dimostrato di non temere confronti con alcuno).
Mehta ha tenuto un approccio assai
sostenuto, tempi sempre comodi e niente enfasi o gratuiti fracassi, nemmeno nella scena della battaglia (qui però c’è
lo zampino della forzata disposizione dell’orchestra, dove soprattutto i
fiati faticano a farsi sentire in sala). Devo supporre che il Maestro abbia
interpretato l’opera dello Strauss giovane eroe spavaldo con lo spirito dello Strauss
disincantato del 1948? Chissà...
Alla fine gli applausi sono fioccati copiosi per tutti, con speciale menzione per il corno di Danilo Stagni (protagonista con la Marzadori dei passaggi solistici, ma in precedenza anche della la chiusa di September, che è sempre cosa... sbudellante). Ripetute chiamate per Mehta, che esce facendosi sorreggere dalla bella e bionda Laura.
C’è ancora una replica... chi può non si perda l’occasione.
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