Eccoci
arrivati alla quarta puntata del ciclo, nuovamente a casa nostra (Milano e
Mantova). Delman riguarda la cassetta delle precedenti puntate, non sembra
soddisfatto di sè, ma ricorda l’insegnamento di Shostakovich: non ti devi mai pentire di ciò che hai fatto... caso
mai non ripetere l’errore alla prossima occasione.
Alcuni
ragazzi, giù sul selciato del cortile interno del Conservatorio, stanno
suonando e ballando a ritmo di shag (?)
così Delman, dopo averli complimentati, chiede se non conoscano danze più
classiche: il walzer! Un modo come un
altro per introdurre la Sinfonia, la lotta fra il Destino e l’Uomo. Il quale, ai colpi protervi del primo (la
smaccata fanfara degli ottoni) risponde a tempo di walzer, almeno fin quando la
vita non... gli presenta il conto.
Per
introdurre i successivi movimenti Delman ci fa leggere (o parafrasa) passi di
una lettera scritta da Ciajkovski alla sua protettrice vonMeck. Così, nell’Andantino
in modo di canzona, per resistere al fato che si oppone alla ricerca della sua
felicità, all’Uomo non resta che abbandonarsi ai ricordi (sereni o tristi) del
passato. Significative le immagini del Direttore che fronteggia un’orchestra
di... sedie!
Lo Scherzo ci presenta uno stato di indifferenza,
nè tristezza nè gioia (il pizzicato
ostinato degli archi, sul quale, in prova, Delman ha qualcosa da
rimproverare ai ragazzi...) Poi ecco alcuni squarci di vivacità: gli
strumentini (nel Meno mosso) evocano
forse un ubriaco che passa canticchiando; ecco poi (Tempo I) dei militari che sfilano a passo di marcia...
Allegro con fuoco: se non trovate la felicità, andate in mezzo alla gente! Delman
chiosa: siamo all’ultima tappa del walzer che fa volare l’Uomo.
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(4. Continua)
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