Programma abbastanza
inusuale
per il concerto di questa settimana (quart’ultimo della stagione principale)
che non è diretto - contrariamente a quanto previsto - da Flor, ma da Roberto Polastri.
Programma che fornisce ai complessi
vocali de laVerdi l’occasione
per mettere in risalto le loro qualità e la loro preparazione.
Si inizia con il Requiem in DO minore di Luigi Cherubini, il primo dei due composti dal Maestro italiano che
fece fortuna a Parigi a cavallo fra ‘700 e ‘800. Un approccio austero e severo,
che nulla concede al teatro (a parte il clamoroso colpo di tam-tam che risuona alla battuta 7 del Dies Irae). Inconsueto quanto efficace l’inserimento - proprio fra
Graduale e Sequenza - del Tratto (Absolve Domine...).
Grande prova del coro di Erina Gambarini, accolta con calore dal
pubblico, ahinoi ieri sera piuttosto scarseggiante.
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Il secondo brano in programma è il Prologo
dal Mefistofele di Arrigo Boito, un po’ di opera che fa
capolino in Auditorium (in anni passati si erano date opere integrali). Qui,
oltre al Coro SATB, ecco entrare, candidamente vestiti, i ragazzi del Coro di voci bianche di Maria Teresa Tramontin, insieme al
solista Federico Sacchi (anche lui
di... riserva, del previsto Ivashchenko)
voce ben impostata anche se forse poco... mefistofelica, che impersona il diavolaccio
pronto a sfidare l’Onnipotente sulla pelle di Faust.
Orchestra (con i sei ottoni fuori scena
disposti in galleria) e Cori non lesinano alcunchè della magniloquenza
francamente discutibile del brano. La musica ci porta chiarissimi riferimenti al
wagneriano Lohengrin e un’anticipazione
del finale della Sesta mahleriana: insomma,
un’opera che non rinnega il passato ma che cerca - senza trovarle fino in fondo
- di aprire strade nuove.
Alla fine unanimi consensi per l’intera
compagnia.
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