É proprio destino che il venerabile Vladimir Fedoseyev (in passato spesso di
casa in Auditorium) resti ancora una volta tabù (i suoi quasi 86 anni gli
creano qualche problema...) Così il concerto di
questa settimana
è stato affidato in fretta e furia al pur bravo Maxim Rysanov, alla sua terza comparsa con laVerdi. Questa volta il violista-direttore non ha diretto a mani
nude, ma impugnando un... lapis (chissà se prima o poi arriverà alla bacchetta!)
Si è cominciato con la Sinfonietta
di Prokofiev, un autentico
gioiellino, già udito qui per la prima volta circa tre anni fa, con esito
(almeno per me) francamente scarsino (taccio del peccatore). Invece Rysanov ce
la propone in tutta la sua freschezza, un brano pieno di leggerezza, di
serenità e di humor (buona parte
della partitura è in tempo di 6/8... non so se mi spiego). Così il pubblico
(non certo oceanico, devo dire) gradisce assai.
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Conrad
Tao,
che non viene da Shanghai ma dall’Illinois, torna in Auditorium dopo 18 mesi
(allora suonò il più celebre concerto russo) per proporci il Terzo
di Prokofiev. Lui oggi non ha ancora
24 anni ma è già un vulcano di... produttività, non limitandosi a suonare, ma
anche a comporre e ad organizzare festival ed eventi musicali.
La sua tecnica è trascendentale e questo
pezzo - dove il solista è chiamato più a svolgere esercizi di virtuosismo che a
proporre atmosfere romantiche... - gli consente di metterla proprio tutta in
luce. Se qualcuno volesse fare lo scettico, dubitando delle sue capacità di espressione e considerandolo solo un efficiente
robot, ecco che il ragazzo lo
smentisce con questo
scarlattiano bis,
davvero ispirato.
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Si
chiude con il Quartetto n°8 di Shostakovich trascritto
(fedelissimamente) per orchestra d’archi dal compianto Rudolf Barshai (che fu per anni ospite de laVerdi) e ri-nominato Sinfonia da camera. (Qui alcune mie
considerazioni estetico...
politiche sul brano, in occasione della sua più recente apparizione su queste
scene).
Bravissimo
Rysanov (che come solista di viola deve
saper bene cosa sia un quartetto!) a trovare un eccellente equilibrio fra le
due contrastanti esigenze: rendere fruibile al meglio la scarna ma purissima
sonorità di un brano composto per pochi strumenti in un ambiente le cui vastità
obbligano all’ipetrofico rinforzo delle voci.
Successo pieno per un programma che
merita un pubblico più... vasto!
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