Al Ravenna-Festival-2017
ieri è stata la volta dei leggendari
leningradesi di Yuri
Temirkanov. Purtroppo, per chi, come il sottoscritto, arrivava al
PalaDeAndrè ignaro di tutto, un preoccupante presentimento si manifestava già
all’ingresso, dove si è solitamente accolti da gigantografie degli ospiti della
serata: invece, nulla che richiamasse Temirkanov e i suoi. Il mistero era poi
svelato da alcuni modesti cartelli appoggiati sui banchetti dove si acquistano
le pubblicazioni: il Maestro è indisposto e ha
dovuto rinunciare all’intera tournèe dell’Orchestra! Che suonerà il programma
interamente dedicato a Shostakovich
sotto la guida del vice Nikolay Alexeev.
Il quale
Alexeev dirige proprio come il suo... capo: niente bacchetta e semplici e
contenuti gesti della mano destra a dettare il tempo. Dato che è lui che
verosimilmente prepara l’Orchestra, vi sono pochi dubbi che questa suoni
in modo diverso da quando sul podio c’è
il Direttore Musicale... e l’esito del concerto lo dimostra. Ciò che si è perso
è però quello spettacolo-nello-spettacolo costituito dalla figura del venerabile!
Si comincia
con quel bizzarro Concerto per piano, tromba e orchestra d’archi, di cui avevo
segnalato le principali caratteristiche in occasione di un’esecuzione
de laVerdi,
di qualche anno fa. Qui alla tastiera siede il vulcanico Denis Matsuev, mentre la tromba solista – seduta al suo fianco, fra
i primi violini - è quella di Bogdan Dekhtiaruk, membro dell’Orchestra, ma
che ha vinto già competizioni internazionali.
I due
si trovano alla perfezione, con il primo che detta i temi principali (spesso
reminiscenze famose, vedi Beethoven) e il secondo che lo contrappunta di tanto
in tanto con esilaranti (ma anche languide, all’occorrenza) irruzioni
improvvise. Strepitoso il finale, con la trombetta quasi impazzita a dar la
carica di bersaglieri!
Matsuev
poi si sfoga con un travolgente bis,
dove mette a repentaglio le strutture del prezioso Steinway...
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È poi seguita
la monumentale Leningrado. Sinfonia sempre enigmatica e indecifrabile, che più
la ascolti e meno ti convince. Ma più che convincenti sono stati invece i musici di SanPietroburgo (schierati con
i violini secondi al proscenio e la muta degli ottoni sul fondo a destra) che
sciorinano tutta la loro leggendaria maestria: strepitoso, per citare solo un
esempio, l’attacco della marcetta teutonica, che il pubblico ha seguito col
fiato sospeso e col cuore in gola. Finale con spettacolari sonorità, accolto da
un grande applauso... liberatorio!
Che dire:
auguri a Temirkanov, che speriamo di rivedere in Italia quanto prima (l’11
settembre a Rimini)!
3 commenti:
Anch'io "bidonato" dal grande vecchio, ma risultati apprezzabili comunque. Programma diverso, mentre a Lubiana il pianista era lo stesso, ciao.
@Amfortas
per la cronaca, il pianista era... diverso! Ma comunque bene così.
Chissà se il grande vecchio (però non ne ha ancora 80) si riavrà per Rimini.
Grazie e ciao!
Ma certo, ho letto il nome in fretta, scusa!
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