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14 aprile, 2017

Gli opposti estremismi della Gazza


Mettiamoci nei panni di un neofita, o magari di uno cui dell’opera nun gliene po’ ffregà dde meno... e proviamo a leggere due autorevoli commenti sulla Gazza scaligera.  


Ignobile gazzarra dei loggionisti alla Scala: alla fine della splendida esecuzione della Gazza ladra, diretta da Riccardo Chailly, hanno cercato di rompere, con le loro incomprensibili proteste, l’unanimità degli applausi.     

Chailly guida i cantanti con energia e grande finezza; sa che Rossini è sempre Rossini, anche quanto si sprofonda in situazioni tragiche e patetiche; dunque dalla sua orchestra guizzano qua e là arabeschi leggeri, ammiccamenti ironici, disegni volatili e frizzanti, pieni di ironia e di gusto."

“Risultato: tre ore e mezza di una avvincente riscoperta, almeno per quella parte del pubblico che giudica senza pregiudizi.” 


La gazza ladra è debole perché la buca non crea un suono rossiniano...”

“Ma che noia un Rossini così. Deboli escono soprattutto i concertati, cioè i momenti nuovi, di costruzione di assieme. Freddi, senza intreccio, con poco volume e zero gioco. Alberto Zedda, il sornione cultore dei segreti rossiniani, si sarebbe indignato.

“No, no. Rossini non vuole questo. Senza un cuore, una scintilla, una domanda - di musica o di teatro – allora è meglio lasciarlo lì, a riposare ancora.”
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Ecco – tanto per capire da quale parte stia il sottoscritto - interpretando l’ineffabile Moreni: meglio regalare anche la Scala (dopo lo Smeraldo) a Oscar Farinetti, così almeno ci riempiamo lo stomaco.

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