Per la seconda volta nella stagione
principale il concerto in cartellone
vede protagonista una compagine ospite: dopo la Haydn di BZ-TN di alcune settimane fa è la volta di far visita in
Auditorium per la Filarmonica Arturo Toscanini,
guidata dal suo Direttore Principale, Francesco
Lanzillotta.
Mihaela
Costea
(come si vede, caro DiMaio, dalla Romania non arrivano qui solo badanti e poco
di buono...) è il primo violino dell’Orchestra e si esibisce come solista in un
Concerto
contemporaneo, opera del 79enne John
Corigliano, figlio d’arte (il padre fu per anni e anni spalla della
prestigiosa NYPO) e autore di musiche da film: dalla colonna sonora - premio Oscar - di uno di
essi (The Red Violin) è
stato ricavato, per successivi ampliamenti, il Concerto in programma, commissionato a suo tempo dalla Baltimore Symphony Orchestra (allora
diretta da Temirkanov) e interpretato
in prima nel 2003 da Joshua Bell. Qui lo si può ascoltare da Elina
Vähälä con Slatkin.
Prima dell’esecuzione Lanzillotta illustra brevemente e meritoriamente
le caratteristiche salienti del brano: opera che contamina il più classico diatonismo
e le classiche strutture musicali con stilemi e passaggi di sapore novecentesco,
che rimandano alla serialità e alle scuole del dopoguerra. Così troviamo
quattro movimenti e l’impiego di un costrutto di ciaccona (sette accordi ascendenti) che permea il primo di essi per
tornare poi ciclicamente in chiusura del concerto. Al solista sono riservati i
motivi principali, di grande lirismo come il tema cosiddetto di Anna (la
protagonista del film) e quello che occupa il poetico terzo movimento, oppure
di grande energia e straordinari virtuosismi, come accade per lo Scherzo e l’Accelerando finale.
Caratteristica del Concerto è la rarefazione del suono: non sono molti i
momenti in cui l’orchestra interviene al completo (come il culmine del primo movimento
dove la ciaccona e il tema principale esplodono con grande enfasi) per il resto
alle evoluzioni del violino fanno da eco sommessi interventi di pochissimi
strumenti, ora i legni, ora gli archi, più raramente gli ottoni.
La seconda parte del programma è occupata dalla celeberrima Settima
beethoveniana. Qui la Toscanini si scatena
e la wagneriana apoteosi della danza
diventa un’autentica orgia di suoni. Al cui interno però spicca mirabilmente l’Allegretto, una parentesi davvero emozionante.
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