Prima
apparizione stagionale (delle due) in Auditorium di Gaetano
D’Espinosa, per un programma tutto-Brahms, che ripropone due opere
risuonate qui (con diversi interpreti) anche nel corso della stagione 2016.
Il 40enne belgradese (ma
ormai cittadino del... mondo) Stefan
Milenkovich, già visto, udito ed apprezzato qui la scorsa estate nell’etereo
MI minore di Mendelssohn, affronta da
par suo il seriosissimo RE maggiore
del grande amburghese, un altro dei caposaldi della letteratura violinistica di
tutti i tempi.
A differenza del teutonico Kolja Blacher (che
ce lo aveva proposto 4 mesi fa con un rigore quasi astratto) il simpatico
Stefan ci mette tutto il suo spirito un po’ zigano e un po’ latino e ne dà così
una lettura, per così dire, mediterranea, con impiego di rubato, espressività e
calore. Il tutto ovviamente sostenuto da una tecnica straordinaria, un dono di
natura che lo rivelò al mondo (e all’Italia) quando ancora portava i calzoncini
corti.
Gran successo e questa volta i bis sono
limitati a due (!) del suo amatissimo Bach: questa Allemanda e la Giga dalla terza Partita.
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Si retrocede di appena un
paio d’anni (nella carriera di Brahms) per ascoltare la... decima-di-Beethoven, come iperbolicamente Hans von Bülow definì l’opera
del tardivo esordio sinfonico che Clara
Schumann aveva praticamente estorto al recalcitrante amico, con infinite
insistenze.
D’Espinosa
ce la restituisce più o meno come l’aveva proposta un anno fa la bacchetta di Jader
Bignamini. Come Milenkovich, anche il non ancora 40enne Direttore palermitano
aggiunge una verve tutta solare alle atmosfere nordiche e alpine (che lui del
resto ha respirato a lungo in quel di Dresda) che caratterizzzano questo
monumento sinfonico. E come Bignamini, anche lui (meritoriamente) non ci risparmia
nemmeno il da-capo dell’Allegro di
apertura.
Pubblico
entusiasta e, come già per il precedente concerto, applausi ritmati e grida di bravi! Insomma, ancora una gran serata
di musica.
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