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12 novembre, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°33


Claus Peter Flor prosegue il suo cammino lungo l’impervio sentiero mahleriano affrontando la Quinta del compositore boemo. Lo fa, come è costume di molti direttori (lo era di Claudio Abbado) schierando al proscenio le viole, che si scambiano le sedie con i colleghi ai violoncelli.

Una lettura per me del tutto convincente: che ha reso al meglio i grandi contrasti (macro, fra i movimenti, e micro, all’interno degli stessi) che caratterizzano questa partitura ostica e indecifrabile. Mahler, parlando della sua sesta, disse che poteva capirla solo chi avesse risolto gli enigmi delle sue prime cinque... ed in effetti questa quinta di bizzarrie ne presenta parecchie: intanto la concatenazione tonale, a dir poco ardita (DO# minore – LA minore – RE maggiore – FA maggiore – RE maggiore); due primi movimenti (o un primo movimento sdoppiato, se si preferisce) dal carattere cupo e funereo ma con (quelle che Adorno definiva) irruzioni reiterate di motivi inspiegabilmente allegri (o più probabilmente sarcastici, incluso un corale che aveva fatto inorridire, in una con lo sfrenato impiego di percussioni, la bella Alma); poi uno scherzo ipertrofico (non per nulla preceduto da una lunga pausa) che innesta come trio, su motivi di walzer dozzinali, delle interminabili tiritere del corno obbligato; quindi un adagio che assomiglia terribilmente ad un lied-senza-parole (ma ci potremmo cantare sopra Ich bin der Welt... eccetera eccetera); e infine un rondò che prende l’avvio da una storiella che ha per protagonista un... asino, per poi riproporre ciclicamente il corale bruckneriano!

Ecco, Flor non ha cercato di edulcorare il put-pourri, ma anzi ce lo ha proditoriamente servito in tutta la sua organizzata anarchia, che credo sia l’unico modo per rendere il corposo menu non solo digeribile, ma anche apprezzabile al palato. E come in tutti i pranzi importanti che si rispettino, dopo le prime portate pesanti si prevede una sosta, magari per far quattro passi e preparare lo stomaco a ciò che viene dopo. Ecco, Flor ha rispettato alla lettera la precisa indicazione posta da Mahler sulla partitura alla fine del secondo movimento: folgt lange Pause. E così ha posato la bacchetta ed è sceso per qualche minuto dal podio per inoltrarsi fra i ragazzi e parlottare con loro... del più e del meno.

Ragazzi che hanno ancora una volta dimostrato il loro valore con una prestazione invero eccellente (qualche inciampo in 75 minuti di autentico tour-de-force si perdona sempre...) salutata da ovazioni e applausi ritmati di un pubblico tanto numeroso quanto entusiasta.  

3 commenti:

Sbrodolata ha detto...

Qualche inciampo dovuto forse all'irruenza e ai tempi di Flor, inciampo che è però stato recuperato dai professori d'orchestra. Rispetto ad altre interpretazioni meno pathos nei primi due movimenti.
Bravi gli ottoni e un grazie speciale all'ottima prima tromba.
In ogni caso un bel concerto per il quale non era a mio avviso giustificato il buuuu, spero solo al direttore, di uno spettatore in galleria. Pazienza, lo spettacolo si nutre anche di opinioni discordanti.

daland ha detto...

@Sbrodolata
Sì, anche a me era parso di sentire un ululato dalla galleria... credo che Flor abbia qualche "de-stimatore". Qualche volta in passato non aveva convinto neanche me, ma ieri mi è sembrato all'altezza.
Ciao e grazie per il commento!

Sbrodolata ha detto...

@daland
Voci di corridoio mi dicono che domenica pomeriggio Flor e laVerdi abbiamo raggiunto un risultato migliore di venerdì sera. Se è così, l'immeritato ululato è stato un catalizzatore per far riflettere il direttore. Peccato non essere stato presente. Ora che lo so, quando c'è Flor vado alla seconda.... ;-)