Rieccoci ad uno degli immancabili
appuntamenti-top della stagione: il Requiem! Torna a
dirigerlo, per la terza stagione conseecutiva, Jader Bignamini, con un quartetto di cantanti inedito (ma è costume
de laVERDI scritturare delle promesse
più che delle star, e non solo per
questioni di quattrini, ma anche perchè se nessuno le scrittura, come fanno le
promesse a diventare star?)
Ora, il Requiem verdiano è un banco di
prova di quelli davvero tosti, e superare la prova significa aggiungere al
proprio curriculum una posta importante. E ieri i quattro (chi più, chi meno...)
ce l’hanno fatta. Per primo citerei Kihwan
Sim, un basso-baritono che sembra ben avviato sulla strada già percorsa dal
suo famoso connazionale Kwangchul Youn:
dopo una partenza un po’... diesel,
ha via via preso sicurezza e autorevolezza, imponendo la potenza della sua
voce, affiancata da una discreta sensibilità di accenti. Stefanie Irányi (già ospite in passato dell’Auditorium)
ha dignitosamente fatto la sua parte, la voce è da mezzo piuttosto leggero (personalmente preferisco voci quasi da
contralto) ma sempre ben impostata in tutti i registri. Azer Zada ha una gran voce da tenore lirico, deve ancora
perfezionare il portamento e le sfumature di accento, piuttosto... acerbe,
diciamo, ma le premesse per farcela ci sono. Infine Inva Mula, che ha avuto qualche momento critico (un SIb acuto periclitante)
e ha forse voluto strafare quanto a drammaticità nel conclusivo Libera me...
Il Coro di Erina Gambarini e l’Orchestra, che Bignamini guida quasi ad occhi
chiusi, non si sono smentiti, con una prestazione di tutto rispetto, meritandosi
ovazioni da un pubblico che ha lasciato vuote pochissime poltrone dell’Auditorium.
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