apparentamenti

consulta e zecche rosse

25 novembre, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°35


Jader Bignamini si trasferisce in Boemia per il concerto di questa settimana, che presenta lavori dei due musicisti-simbolo - nell’800 -  di quella regione posta nel cuore dell’Europa. La parte del leone la fa Antonin Dvořàk, mentre a Bedřich Smetana è riservato un intermezzo di grande notorietà: un’impaginazione un poco bizzarra, a dir il vero, con il pezzo forte in apertura, seguito da un brano famoso ma meno forte e poi ancora da spizzichi-e-bocconi di musica non proprio... impegnatissima, ecco.

Per dire, Vltava andrebbe assai più opportunamente inserito in un’edizione completa del ciclo Mà Vlast (6 poemi sinfonici) che ahinoi viene rarissimamente eseguito, e meriterebbe invece la rilevanza di un intero concerto; così come non ha molto senso prendere i numeri dispari delle Danze slave dell’op.46 e due numeri dell’op.72, invece di eseguire uno solo dei cicli, ma completo degli otto brani (sarebbe un po’ come eseguire sei numeri di Ciajkovski presi da Schiaccianoci, Addormentata, e Lago...)

Come detto, la parte più interessante della serata è stata la prima, dove il trentenne Maximilian Hornung ha sfoggiato le sue grandi capacità tecniche in un’interpretazione del Concerto per violoncello di Dvořàk, un vero pilastro di questo repertorio. Bellissimo e potente il suono del suo strumento, che sa imporsi anche ai più massicci pieni dell’orchestra, che Bignamini ha comunque condotto sempre con grande equilibrio; ma splendidi anche i passaggi più lirici dell’Adagio centrale. Ammirevoli gli interventi solistici delle prime parti dell’Orchestra, chiamate spesso a dialogare con il violoncello. Insomma, un’esecuzione coi fiocchi, salutata da convinti applausi del non oceanico pubblico, gratificato quindi di una Giga bachiana (prima suite).    
___
Poi, come titolava una vecchia raccolta di vinili per neofiti, ecco a voi... musica classico-leggera (!)

Bignamini ci offre una Moldava à la Toscanini, (ma anche alla Kubelik, per citare il campione fra gli interpreti di questa musica) come si deduce già dalla prima battuta del secondo flauto, che si colloca al limite superiore dell’indicazione agogica Allegro (a 2 battute) comodo, non agitato. Le due sorgenti del fiume paiono qui delle piccole rapide di torrente! Che poi si ingrossano fino a diventare il maestoso corso d’acqua che attraversa la Boemia, testimone di bellezze naturali, feste popolari e storici castelli, fino a sfociare nella più piccola Elba, alla quale lascia però cavallerescamente il nome per i restanti 600 Km che ancora separano il fiume dalla foce presso Amburgo, dopo aver attraversato mezza Germania!

La Danze slave sono un ardito banco di prova per l’Orchestra, che Bignamini spreme fino al massimo delle possibilità agogiche e dinamiche: musica trascinante che sembra fatta apposta per portare un po’ di allegria in queste grigie e piovose giornate autunnali meneghine!
     

Nessun commento: