Jader
Bignamini
si trasferisce in Boemia per il concerto di questa
settimana, che presenta lavori dei due musicisti-simbolo - nell’800 - di quella regione posta nel cuore dell’Europa.
La parte del leone la fa Antonin Dvořàk, mentre a Bedřich Smetana è
riservato un intermezzo di grande notorietà: un’impaginazione un poco bizzarra,
a dir il vero, con il pezzo forte in
apertura, seguito da un brano famoso ma meno
forte e poi ancora da spizzichi-e-bocconi
di musica non proprio... impegnatissima, ecco.
Per dire, Vltava andrebbe assai più
opportunamente inserito in un’edizione completa del ciclo Mà Vlast (6 poemi sinfonici) che ahinoi viene rarissimamente eseguito, e
meriterebbe invece la rilevanza di un intero concerto; così come non ha molto
senso prendere i numeri dispari delle Danze
slave dell’op.46 e due numeri dell’op.72, invece di eseguire uno solo
dei cicli, ma completo degli otto brani (sarebbe un po’ come eseguire sei
numeri di Ciajkovski presi da Schiaccianoci, Addormentata, e Lago...)
Come detto, la
parte più interessante della serata è stata la prima, dove il trentenne Maximilian Hornung ha sfoggiato le sue
grandi capacità tecniche in un’interpretazione del Concerto per violoncello di Dvořàk, un vero
pilastro di questo repertorio. Bellissimo e potente il suono del
suo strumento, che sa imporsi anche ai più massicci pieni dell’orchestra, che Bignamini ha comunque condotto sempre con
grande equilibrio; ma splendidi anche i passaggi più lirici dell’Adagio centrale. Ammirevoli gli
interventi solistici delle prime parti dell’Orchestra, chiamate spesso a
dialogare con il violoncello. Insomma, un’esecuzione coi fiocchi, salutata da convinti applausi del non oceanico pubblico, gratificato quindi di una Giga bachiana (prima suite).
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Poi, come titolava una vecchia raccolta di vinili per neofiti, ecco a
voi... musica classico-leggera (!)
Bignamini ci offre una Moldava
à la Toscanini, (ma anche alla Kubelik, per citare il campione fra gli
interpreti di questa musica) come si deduce già dalla prima battuta del secondo
flauto, che si colloca al limite superiore dell’indicazione agogica Allegro (a 2 battute) comodo, non agitato.
Le due sorgenti del fiume paiono qui delle piccole rapide di torrente! Che poi
si ingrossano fino a diventare il maestoso corso d’acqua che attraversa la
Boemia, testimone di bellezze naturali, feste popolari e storici castelli, fino
a sfociare nella più piccola Elba, alla quale lascia però cavallerescamente il
nome per i restanti 600 Km che ancora separano il fiume dalla foce presso
Amburgo, dopo aver attraversato mezza Germania!
La Danze slave sono un ardito banco
di prova per l’Orchestra, che Bignamini spreme fino al massimo delle
possibilità agogiche e dinamiche: musica trascinante che sembra fatta apposta
per portare un po’ di allegria in queste grigie e piovose giornate autunnali
meneghine!
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