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09 gennaio, 2015

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 16


Il 2015 della stagione principale de laVERDI si è aperto nel nome di Nino Rota, di cui lo specialista Giuseppe Grazioli ha offerto Mysterium, la cantata composta più di mezzo secolo fa su commissione della Pro Civitate Christiana di Assisi. L’amico del compositore, Vinci Verginelli scelse - quale testo delle 7 parti - versi delle sacre scritture, in lingua latina. Qui la registrazione della prima del 29 agosto 1962.
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Proprio in quei mesi stava maturando la più acuta crisi di tutto il periodo della cosiddetta guerra fredda, con l’Unione Sovietica che imbottiva di missili il lider-maximo dopo che il mite JFK aveva invano dato seguito alla decisione del predecessore Eisenhower di riconquistare democraticamente l’isola sbarcando presso la baia dei maiali. 

Come dire: dopo mezzo secolo siamo punto e daccapo, con una guerra alle porte: solo che questa è inafferrabile, poiché è strisciante, asimmetrica, sbifida, portata casa per casa da freelance del piano di sotto, magari da quegli stessi ragazzi che ti tengono pulite le scale ogni santo giorno. Una guerra dove soluzioni tipo Hiroshima o Dresda che (per quanto faccia ribrezzo ammetterlo) hanno funzionato, non sono (purtroppo o per fortuna?) applicabili.

E allora, per non cadere in tentazioni pericolose, meglio rifugiarsi in una delle poche oasi di pace che ci rimangono aperte: quella dell’arte e della musica, che nella nostra civiltà hanno saputo affrancarsi da dogmi e integralismi. Come dimostra Mysterium, un’opera che non divide ma affratella, come ben esplicita l’ultimo versetto cantato dalle voci dei fanciulli: Tu che, mediante la varietà di tutte le lingue, hai riuniti i popoli in una sola fede. E come ha ricordato al pubblico Giuseppe Grazioli prima di alzare la bacchetta.
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Sia la scelta, abbastanza libera, dei testi, che la suddivisione in 7 parti ed anche la durata complessiva richiamano – chissà poi se la cosa fu voluta o puramente casuale – la struttura del Requiem brahmsiano, che precede l’opera di Rota di quasi un secolo. Curioso anche che l’ultimo brano di entrambe le opere contenga un richiamo (per quanto diverso nella forma) alla Parola dello Spirito e chiuda sfumando in un’atmosfera di pace e serenità.  

Grazioli, che oggi è senza rivali come interprete di Rota (cui ha dedicato serie di concerti qui in Auditorium seguite da numerose incisioni e di cui poco più di un anno fa diresse proprio il Mysterium al SanCarlo) ha guidato da par suo solisti e masse orchestrali e corali de laVERDI, facendo emergere tutta la profonda spiritualità del suono e del canto, che percorre quest’opera da cima a fondo. 

Fra gli interpreti ha spiccato il basso Gianluca Buratto, di sicuro il più impegnato (quantitativamente, ma anche qualitativamente) dalla partitura di Rota: bella voce brunita, ha sfoggiato grande autorevolezza e portamento. 

Onorevoli le prestazioni del soprano Elena Xanthoudakis, del contralto Giuseppina Bridelli e del tenore Alessandro Liberatore. Come sempre all’altezza il Coro di Erina Gambarini, sia nelle parti più intimistiche che nelle esplosioni poderose. Così come si è fatto apprezzare il Coro dei piccoli di Maria Teresa Tramontin.

Grande successo in un Auditorium gremito.

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