Il 2015 della
stagione principale de laVERDI si è aperto nel nome di Nino Rota, di cui lo specialista Giuseppe Grazioli ha offerto Mysterium, la cantata composta più di
mezzo secolo fa su commissione della Pro
Civitate Christiana di Assisi. L’amico del compositore, Vinci Verginelli scelse - quale testo
delle 7 parti - versi delle sacre scritture, in lingua latina. Qui la registrazione
della prima del 29 agosto
1962.
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Proprio in
quei mesi stava maturando la più acuta crisi di tutto il periodo della
cosiddetta guerra fredda, con
l’Unione Sovietica che imbottiva di missili il lider-maximo dopo che il mite JFK aveva invano dato seguito alla
decisione del predecessore Eisenhower di riconquistare democraticamente l’isola
sbarcando presso la baia dei maiali.
Come dire:
dopo mezzo secolo siamo punto e daccapo, con una guerra alle porte: solo che
questa è inafferrabile, poiché è strisciante, asimmetrica, sbifida, portata
casa per casa da freelance del piano di
sotto, magari da quegli stessi ragazzi che ti tengono pulite le scale ogni santo
giorno. Una guerra dove soluzioni tipo Hiroshima o Dresda che (per quanto faccia
ribrezzo ammetterlo) hanno funzionato,
non sono (purtroppo o per fortuna?) applicabili.
E allora, per
non cadere in tentazioni pericolose, meglio rifugiarsi in una delle poche oasi di
pace che ci rimangono aperte: quella dell’arte e della musica, che nella nostra
civiltà hanno saputo affrancarsi da dogmi e integralismi. Come dimostra Mysterium, un’opera che non divide ma affratella,
come ben esplicita l’ultimo versetto cantato dalle voci dei fanciulli: Tu che, mediante la varietà di tutte le lingue, hai riuniti i popoli in una
sola fede. E come ha ricordato
al pubblico Giuseppe Grazioli prima di alzare la bacchetta.
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Sia la
scelta, abbastanza libera, dei testi, che la suddivisione in 7 parti ed anche
la durata complessiva richiamano – chissà poi se la cosa fu voluta o puramente
casuale – la struttura del Requiem
brahmsiano, che precede l’opera di Rota di quasi un secolo. Curioso anche che
l’ultimo brano di entrambe le opere contenga un richiamo (per quanto diverso
nella forma) alla Parola dello Spirito
e chiuda sfumando in un’atmosfera di pace e serenità.
Grazioli, che oggi
è senza rivali come interprete di Rota (cui ha dedicato serie di concerti qui
in Auditorium seguite da numerose incisioni e di cui poco più di un anno fa
diresse proprio il Mysterium al SanCarlo)
ha guidato da par suo solisti e masse orchestrali e corali de laVERDI, facendo
emergere tutta la profonda spiritualità del suono e del canto, che percorre quest’opera
da cima a fondo.
Fra gli
interpreti ha spiccato il basso Gianluca
Buratto, di sicuro il più impegnato (quantitativamente, ma anche
qualitativamente) dalla partitura di Rota: bella voce brunita, ha sfoggiato
grande autorevolezza e portamento.
Onorevoli le
prestazioni del soprano Elena
Xanthoudakis, del contralto Giuseppina
Bridelli e del tenore Alessandro
Liberatore. Come sempre all’altezza il Coro di Erina Gambarini, sia nelle parti più intimistiche che nelle
esplosioni poderose. Così come si è fatto apprezzare il Coro dei piccoli di Maria Teresa Tramontin.
Grande successo
in un Auditorium gremito.
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