intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

25 gennaio, 2014

Orchestraverdi – Concerto n°18

 

Ancora Axelrod sul podio dell’Auditorium per un altro appuntamento di quelli (in senso nobile) pesanti. Dopo il colossale Heldenleben straussiano della scorsa settimana, ecco la monumentale Seconda mahleriana.   

Concerto dedicato alla memoria di Claudio il Grande, autentico alfiere della renaissance mahleriana (iniziando proprio dalla Auferstehung) qui a Milano, alla Scala, come nel mondo intero.  

Opera composta a rate addirittura lungo 6 anni (1888-94) e quindi coeva dei primi poemi sinfonici di Strauss (Don Juan è dell’89 e Till del ’95): un po’ a somiglianza della prima, nacque come poema sinfonico (la Totenfeier) e poi fu promossa, tramite aggiunte successive di altri quattro tempi (di cui due mutuati da precedenti Lieder) al rango di sinfonia. Ma non sto qui a ripetere cose già scritte, per cui se qualche masochista vuol sapere cosa pensavo (e penso tuttora) di quest’opera può leggere le mie elucubrazioni, scritte proprio in occasione della sua ultima (ma ormai vecchia di più di 3 anni) esecuzione da parte de laVerdi.

Più interessante può essere sapere come l’ha diretta Axelrod: per me in modo assolutamente convincente. Intanto per il pieno rispetto dei tempi: lui, che pure fu allievo di Lenny Bernstein, evidentemente non ne condivide gli… eccessi, e ciò gli fa onore. Poi per la squisita leggerezza con cui ha proposto l’Andante moderato, prosciugandone al massimo i suoni fino a ridurlo quasi ad un quartetto. E la magistrale resa dell’aspetto parodistico della Predica di SantAntonio.

Una piccola libertà se l’è presa in Urlicht, facendo imbracciare a Santaniello un violinetto di strada (proprio quello che Mahler prescriverà, accordato più in alto del normale, per il secondo movimento della sua quarta) ad accompagnare la seconda strofa del Lied: una trovata tutto sommato abbastanza intelligente, dato il contesto.

Impeccabile anche il Finale, impreziosito dalla prestazione del coro di Erina Gambarini, meraviglioso nell’incipit sulla soglia dell’udibilità dell’Auferstehung. Onorevoli le prestazioni delle due soliste, la veterana dell’Auditorium Maria Josè Montiel (con cui Axelrod ha condiviso… un bicchiere d’acqua, smile!) e la siberiana Eteri Gvazava.

Successo trionfale con minuti e minuti di applausi per i ragazzi, per i quali ormai gli elogi si sprecano, e ripetute chiamate per i protagonisti.

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