Come antipasto – e poi dessert – al pranzo viennese, laVerdi offre da anni un grande concerto che vede impegnato l'intero organico della Fondazione.
Come accade in occasione di esecuzioni di massa, il palco dell'Auditorium di Largo Mahler mostra tutta la sua angustia, anche se il sardinesco assembramento di strumenti e voci forse restituisce agli ascoltatori – a loro volta in numeri da tutto esaurito - un suono più compatto e concentrato. Orchestra in disposizione moderna e solisti sul proscenio. Agli ordini di Wayne Marshall: oltre ai professori, la soprano Helena Juntunen, la contralto Maria Josè Montiel (già ascoltata ed apprezzata nel Requiem verdiano), il tenore Kor-Jan Dusseljee e il basso Stephen Gadd. Agli ordini di Erina Gambarini, il pregevole Coro de laVerdi.
Marshall: lui era alla prima esperienza con la Nona. Dal simpatico negretto albio-caraibico c'era da aspettarsi qualcosa di speciale, e infatti lui non ha deluso le attese. Facendo il rapinatore. Non nel senso di gangster, per carità, ma per l'uso, anzi direi proprio l'abuso che ha fatto del rubato. Credo che non una pagina della partitura ne sia andata immune. Fin dall'esposizione del tema dell'Allegro ma non troppo, da lui attaccato con saltelli quasi à la Oren e con piglio da centometrista.
Nello Scherzo, sempre tirato con tempi ultra-toscaniniani, il nostro ha rimediato qualche secondo in più eseguendo due dei tre da-capo (esposizione e seconda sezione del trio) che quasi nessuno si sogna di fare più.
Anche l'Adagio molto è stato attaccato con un bel 10% in più rispetto al metronomo beethoveniano (60 semiminime) come pure l'Andante (63), ma la peculiarità dell'esecuzione risiedeva nei continui strappi ed elastici dei tempi. Cosa che perdoneremo, essendo la circostanza un pochino, come dire… goliardica.
Nel Finale si è sentito il meglio, grazie al coro della Gambarini, in grandissima forma, ed anche ai solisti, che han fatto dignitosamente la loro parte. Un bravo incondizionato ai professori, in testa ai quali metterei l'ottavino, i corni e i violoncelli&contrabbassi, impeccabili questi nel loro recitativo.
Grandi applausi e ripetute chiamate, che convincono Marshall a provare il suo stentato italiano: per fare gli auguri e per annunciare un bis. Il sempre più allegro, prestissimo finale dell'inno schilleriano, ora cantato anche dai quattro solisti, che si aggiungono al coro (ma nessuno li ha sentiti, per la verità, tanto erano sovrastati da quello).
Altre ovazioni a concludere la kermesse.
Passata la Befana, nuovo appuntamento con un programma super-classico: Wolfgang&Ludwig.
6 commenti:
Daland, intanto tanti auguri e poi una domanda. Io non ho mai ascoltato Marshall dal vivo, tu come lo trovi?
Ti lascio i miei migliori auguri per l'anno nuovo, speriamo in una musica migliore.
Ciao!
@mozart2006
Auguri anche a te e alla simpatica Stoccarda (che ho avuto modo di frequentare parecchio in passato, per ragioni professionali).
Quest'anno è la seconda volta che sento Marshall, dopo i "quadri" di Ravel-Musorgskij. Lui è un organista specializzato in Bach... quindi deve (penso io) scoprire tanti altri mondi. Non lo giudicherei da questa Nona, troppo gravata da brindisi, fatti e da fare! E' comunque fuori (a torto o a ragione) da quel giro di giovani rampanti, forse troppo pompati (aggiungo io) tipo Dudamel, Harding e Wellmer.
@amfortas
contraccambio di cuore gli auguri!
Quanto alla musica, a me basta che se ne faccia a livelli almeno sopportabili. La migliore, parafrasando Brahms, è quella che si ascolta nel proprio cervello, scorrendo una partitura!
Auguri di Buon Anno!
Io ho iniziato ascoltando Bach, i due preludi "di Tarkovskij" che mi hanno spiegato cos'era la grande musica...(gli Strauss viennesi non mi hanno mai entusiasmato, a parte il Danubio blu, per via di Kubrick e Odissea nello Spazio)
Giuliano,
grazie e tanti auguri.
Con Bach si può iniziare, continuare e finire un anno!
Martedi 5, a scoppio ritardato, sentirò l'Oratorio natalizio eseguito dalla "Verdi barocca".
Per oggi non ho rinunciato alla tradizionale kermesse straussiana.
Potrei cominciare a far un'eccezione fra un anno, visto che sul podio ci sarà Welser-Möst, che non esercita su di me un grande fascino!
E' vero, quest'anno c'era Pretre... adesso che non l'ho visto mi dico che è stato un peccato: è decisamente uno che piace sempre (e conservo ancora gelosamente la VHS con Kleiber, e anche quella con Abbado!)
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