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da stellantis a stallantis

07 dicembre, 2009

Radioascolto di Carmen a SantAmbrogio


Premessa noiosa, scontata, ma doverosa. L'ascolto meccanico permette giudizi molto precisi su alcuni aspetti, mentre ne esclude categoricamente su altri dell'esecuzione.

Quindi, nessun commento sulla penetrazione delle voci, né sul dosaggio orchestra-canto. Menchemeno sulla regìa, che – a volte per fortuna – in radio non conta.
Detto ciò, mi dichiaro molto, ma molto (non estremizzo mai, per naturale costituzione) soddisfatto.
Barenboim ha diretto da par suo: in tre ore gli dovrei fare un piccolissimo appunto, riguardo a tempi ed agogica. E sul Kapellmeister non aggiungo altro.
Qualche dettaglio tecnico su ciò che è stato tagliato, rispetto alla partitura in versione Didion, che personalmente mi è parsa di gran lunga la migliore di quelle precedentemente in circolazione (Guiraud e Oeser).
Non cito le righe di dialogo, poiché i nostri gusti moderni ce lo rendono indigesto (ne avremo sentito forse il 10%). Invece il taglio – consueto, del resto – della Pantomime (N°2 dell'Atto I) rimane per me discutibile. La scusa che non sia grande musica non regge, chè allora sarebbe da tagliare anche la scena precedente. Invece il taglio rende ridicoli i tempi dell'azione: Micaëla si è appena allontanata, visto che manca ancora tempo per il cambio della guardia. Ecco, la Pantomime serve a far passare quel tempo. Senza di essa, abbiamo l'incongruenza del cambio della guardia che avviene mentre la ragazza sta ancora uscendo dietro le quinte.
Poi è eliminato l'intermezzo della scena dei bambini, dove c'è il dialogo Moralés-José (e questo non crea particolari problemi).
Nel secondo atto è tagliata l'uscita di Escamillo dalla taverna (indicata in partitura come N°14 bis): qui ci sarebbe da discutere, sono solo 20 battute, con una bella cadenza sul tema del toreador. Forse c'entra anche la regìa, chi lo sa.
Infine: espunte le 32 battute del preparativo del duello fra Escamillo e Josè (qui si potrebbe discutere sull'efficacia del taglio).
Le voci (sempre col beneficio d'inventario). Anitona davvero sorprendente, se in teatro si sente come in radio, direi superba: farà strada, la cenerentola georgiana! Kaufmann rende bene quando deve affrontare impervie difficoltà, forse è meno appariscente nella zona centrale, ma in complesso mi è parso un gran Josè. Meno entusiasmante Schrott, che forse ha esagerato nell'applicare le indicazioni di Bizet (cantare con fatuità…) La Damato non mi è dispiaciuta (salvo qualche tendenza ad urlettare in alto) in specie nel terzo atto. Gli altri han fatto la loro onesta parte, con una citazione per Frasquita-Losier e Mercédès-Kučerová nella scena delle carte.
Della regìa si son sentiti …i buuh, ma sarà oggetto di tomografia assiale computerizzata il 18 prossimo venturo.

6 commenti:

mozart2006 ha detto...

Impressioni a caldo dopo aver visto lo spettacolo in tv. Barenboim fiacco, slegato e nettamente meno personale che a Berlino. Regia inutilmente sovraccarica di gags da avanspettacolo. Interessante la protagonista, Kaufmann in cattiva forma vocale, Micalela inesistente, Schrott con la voce a pezzi e gravi problemi di intonazione nell´aria. Per tutti, una pronuncia francese che al di lá delle Alpi non consentirebbe nemmeno di ordinare un caffè. Censura particolare in questo senso a Kaufmann, che canta in un singolare francese tedeschizzato, con tutte le "e" strette, cosa che si ripercuote fatalmente anche sull´emissione.

daland ha detto...

@mozart2006

Vedo che non sei - come me - di bocca buona! Non fatico a credere che all'Unter den Linden fosse meglio, qui hanno provato tre volte, compresa l'anteprima e la serata da Fazio!

Anche sulla pronuncia gallica non mi strappo i capelli, già fatico a distinguere una buona pronuncia italiana! Però, forse, le "e" strette di Jonas sono dovute all'immascheramento, o sbaglio?

Grazie comunque per l'interessante aggiornamento!

mozart2006 ha detto...

RIPORTO LA RECENSIONE DI ENRICO STINCHELLI SU FACEBOOK:

CARMEN ALLA SCALA: IL BALLO DELLE RIBUTTANTI
Una antica regola teatrale e “umana” vuole che non si spari sulla crocerossa e non si contestino i giovani debuttanti. Fa parte del “buonismo” , anche se in Irak si è più volte sparato sulla crocerossa e fior di giovani debuttanti siano stati fischiati in molteplici occasioni. La Scala era nel passato un punto di arrivo e non di partenza, ma i tempi cambiano e le mode pure: nulla di strano, quindi, se la direzione del teatro abbia stabilito di far debuttare nel ruolo principale del capolavoro di Bizet una “debuttante”, per l'appunto, la brava Anita Rachvelishvili, ventisette anni, un bel colore di voce, una spavalda sicurezza nonostante l'emissione sia tutt'altro che impeccabile, disposta a seguire passao passo tutti i suggerimenti della regìa. Successo per lei, condiviso con il “divo” discografico Jonas Kaufmann, un tenore mozartiano che un bel giorno ha deciso di camuffarsi in tenore drammatico, utilizzando gli stratagemmi tecnici di tutti coloro che dotati dalla natura di una voce più leggera ripetono la storiella della rana che fa il bue: l'uso della gola e non della maschera. Per i profani varrà la pena ricordare che chi canta “di gola” può apparantemente imbellire il timbro ma finisce con rimpicciolire la voce e stancarsi; chi canta “di maschera” ha una vita vocale più lunga e più serena...Meglio un giorno da leone che mille da pecora? Nel Canto certi proverbi non funzionano, la cosa è un po' più complessa. Fatto sta che gli 'ingolati' Kaufmann, Schrott (nei panni di Escamillo) e gran parte dei comprimari di questa Carmen si sono divisi i 14 minuti di applausi per le loro prestazioni, eccezion fatta per la davvero improponibile Micaela della Damato, disastrata non solo dall'uso della gola (mi sorge il dubbio che tale scuola abbia a che fare con l'Accademia scaligera??) ma da una incertezza imbarazzante sia come intonazione sia come fraseggio.
Chi invece ha trovato lo stop del pubblico, e aggiungo PER FORTUNA, è stata la signora (o signorina, non so) Emma Dante, anch'essa debuttante, la regista. La sua sconfortante incapacità era venuta fuori già nella trasmissione di Fazio, in cui è apparsa come Alice nel paese delle meraviglie, accompagnata per mano dall'incontenibile Barenboim. Lo stesso direttore d'orchestra, dalle immagini prodotte da Rai3, appariva come il vero e proprio regista: afferrava Don José per un braccio, lo gettava a terra, suggeriva ai protagonisti le movenze e quant'altro, tradizionalmente affidato al metteur en scène. Lo spettacolo di questa Carmen è quanto di più grottesco e dilettantesco sia mai accaduto in un Sant'Ambrogio scaligero: intanto l'ambientazione sicula, tra l'oleografia scontata e il baraccone, con partorienti afflitte dal ballo di San Vito, osceni figuranti che si lavavano cosce e culi a cielo aperto, sigaraie (?) prese a calci dai soldati, uomini tra il rutto e lo sbadiglio,monache e preti un pò ovunque, croci, Escamillo travestito da Mickey Mouse, le zingarelle Mercedes e Frasquita ridotte a macchiette,la chanson bohème ridotta al ballo delle ributtanti, una Micaela orrenda che invecchia atto per atto, panni stesi, monnezza, alberi che camminano nel III atto. Mancava solo (e forse c'è stato) qualche dito nel naso e una grattatina alle palle, poi il quadro era completo. La Carmen che nessuno avrebbe mai voluto vedere.
La scena finale è stata per lo più una colluttazione, un misto tra sumo e judo, tra Kaufmann e Anita. Complimenti, davvero una regìa entusiasmante. Fischi solenni e giustissimi per questo spettacolo, davanti a una terrea, sgomenta Moratti e a un perplesso Napolitano.

daland ha detto...

@mozart2006

Mah, nutrendo io una stima incondizionata per il "signor barcaccia" ed essendo io un fiero avversario del Regietheater, quando sfocia in Eurotrash (come dicono i miei amici americani) dovrei preoccuparmi di andare in teatro (il prossimo 18, turno B) munito di mascherina accecante.

Ma mi farò forza, cercherò di vedere senza pregiudizi, poi dirò la mia!

mozart2006 ha detto...

Alle salme riesumate ogni anno, solo in occasione della "prima" alla Scala,, sempre pronte a mettersi sulla traiettoria delle uova per avere un flash sul MinzolUno, propinerei tutti gli anni, in unica soluzione, le 15 ore della Tetralogia di Wagner in lingua originale, con sottotitoli in polacco. Un solo intervallo di dieci minuti dopo le prime otto ore, e cessi possibilmente intasati e inutilizzabili. Inizio dello spettacolo: ore 6,00 a.m.

daland ha detto...

@mozart2006

Ma poverini!
Pensa a quanto sono massacranti i consigli di amministrazione, i ricevimenti ai vernissage, le sedute con i fotografi e i giornalisti di eva9000, e tutti gli altri gravosissimi impegni!
Lasciamoli distendere almeno una volta l'anno.