affinità bombarole

rinsaldato il patto atlantico

30 novembre, 2018

laVerdi 18-19 - Concerto n°9


Patrick Fournillier si è fermato una settimana sui Navigli che scorrono non lontano dall’Auditorium per preparare il concerto di questa settimana. Una vera primizia, l’integrale dello Schiaccianoci! Che comporta quindi anche la presenza del Coro dei piccoli di Maria Teresa Tramontin, che interviene nell’ultimo numero del primo atto e canta - ripetutamente - una sola vocale: A

La musica per balletto è fatta (Lapalisse!) per il balletto, e non è detto che renda al meglio se suonata senza... Non per nulla da tutti i balletti gli Autori hanno ricavato delle Suite, che sono ovviamene più brevi, e che soprattutto hanno il pregio di includere i brani più interessanti (perlomeno a giudizio dell’Autore medesimo). Nello Schiaccianoci la parte movimentata della vicenda è praticamente confinata nel primo atto, dove abbiamo un continuo sviluppo di azione: festa, magie, incubi e battaglie; il second’atto è invece quasi esclusivamente esibizione di danze, una specie di teatro-nel-teatro.

Anche ieri ascoltando questa - pur magnifica - esecuzione, un po’ di crisi da abbondanza (di... zuccheri, per così dire) è affiorata. Comunque tanto di cappello all’Orchestra (ieri guidata da Dellingshausen, con Santaniello alle sue spalle...) e a Fournillier! E ai giovani e giovanissimi (opportunamente dislocati sul palco e non invisibili come prescrive la partitura) della Maria Teresa (che stranamente non si è vista... vittima di qualche influenza?)

L’integrale è stata per la verità un filino... disintegrata, ma roba da poco: un taglietto al n° 4 (mi è parso); un paio di ritornelli saltati; e soprattutto il sacrificio (non è che Fournillier l’ha scambiata per un tacchino, visto che siamo attorno al thanksgivingday, haha!) di Mamma Cicogna e dei suoi Pulcinelli, brano che pure è annunciato sul programma di sala.

Pubblico non oceanico (forse per la ragione ricordata in partenza) ma assai caloroso.  
___
Le incisioni dell’integrale non mancano, sia in DVD (e sono ovviamente preferibili sul piano dello spettacolo) che su CD. Fra queste ultime ne ricordo un paio: Ozawa e Bonynge. La seconda è disponibile anche in rete e così mi sono divertito (?!) a intabellare i vari numeri del balletto, affiancando le didascalie originali (francesi) che si trovano sulla partitura (Broude) in modo da poter seguire la musica (anche senza immagini) sapendo però cosa (più o meno) accade o dovrebbe accadere via-via in scena.

Le descrizioni riportate sono la mia personale traduzione di quelle originali. I minutaggi si riferiscono ai 24 spezzoni (indicati in blu) in cui è pubblicata in internet l’edizione di Bonynge (1975, credo).

Ouverture
Allegro giusto
2/4 - SIb M

ATTO I



1. Scena
Allegro non troppo

4/4 - RE M

Il Presidente Stahlbaum con la moglie e i suoi invitati addobbano l’albero di Natale.
Poco più sostenuto
SI m - RE M
1’17”
Tempo I
RE M
2’23”
Più moderato


2’39” Suonano le nove. Ad ogni rintocco dell’orologio la civetta sbatte le ali. Tutto è pronto, è il momento di chiamare i bimbi.
Allegro vivace
6/8 - LA M
3’05” La porta si apre ed entrano i bimbi.
Meno

3’33” I bimbi (Clara e Fritz, figli del Presidente) si fermano presi da stupore. 

MIb M
3’54” Il Presidente ordina di suonare una marcia.
2. Marcia
Tempo di marcia viva
4/4 - SOL M
  
3. Galop
Presto
2/4 - SOL M
Galop dei bimbi.
Andante
3/4 - DO M
40” Entrata di genitori e di Incredibili (Parigi 1794, ndr)
Allegro
6/8 - FA M
1’26” 
4. Scena danzante


Andantino



4/4 - MI m
Arrivo del Consigliere Drosselmayer. L’orologio suona, la civetta sbatte le ali. I bimbi corrono a rannicchiarsi vicino ai genitori. Si rassicurano vedendo che Drosselmayer porta dei balocchi.
(espressivo)
SOL m
33”
Allegro vivo
SI m - SOL M
51”

FA# m - RE M
1’06”

SI m
1’20”
Andantino sostenuto


SOL M

1’35” I due bimbi del Presidente aspettano impazientemente la distribuzione dei regali dal padrino Drosselmayer. Costui fa portare due casse: da una estrae un grosso cavolo, dall’altra un grosso patè. Tutti restano sbalorditi.
Più Andante
SI m - LA m
2’07”
Allegro molto vivace

3/4 - LA m

2’49” Drosselmayer sorridendo ordina che i due regali vengano deposti davanti a lui. Una grande bambola esce dal cavolo ed un soldato dal patè.
Tempo di valse
LA M
3’25” Passo a due. Il permesso delle 10.
Presto
2/4 - FA# m
4’24”


4’50” (vedi Stravinski - Uccello - Katschei, ndr)
5. Scena e danza del Nonno
Andante
(Tempo di valse)









6/8 - LA M









Clara e Fritz sono incantati e si vorrebbero portare via i balocchi. I genitori lo impediscono. Clara piange. Fritz fa i capricci. Per consolarli il vecchio Consigliere estrae dalla tasca un terzo regalo: uno schiaccianoci. Clara resta incantata da quel bell’ometto. Chiede al Consigliere a cosa serva quel regalo; costui prende una noce e la fa schiacciare dallo schiaccianoci. Fritz sente il crac-crac dello schiaccianoci e si interessa a lui. Vuole a sua volta fargli schiacciare delle noci. Clara non glielo vuol dare. I genitori le fanno osservare che lo schiaccianoci non appartiene solo a lei. Clara cede il suo prediletto al fratello ed osserva con apprensione come Fritz gli fa schiacciare due noci, poi lui gli infila in bocca una noce così grossa che i denti dello schiaccianoci si rompono.
Andantino
2/4 - RE M
1’19”
Più allegro
LA M - RE M
1’42”
Più mosso

2’09”
Moderato assai

DO M

2’21” Fritz getta via il giocattolo ridendo. Clara lo raccoglie e cerca di consolare il suo prediletto con delle carezze. Toglie dal letto la bambola e vi posa l’ometto.
Andante
RE M
2’38”

REb M
2’52”
L’istesso tempo


3’09” La ninnananna. È interrotta due volte da Fritz e dai suoi amichetti col loro fracasso di tamburi, trombette, ecc.
Più mosso
DO M
3’45” Trombette dei bambini.
Tempo I
FA M
3’57” Ninnananna.
Più mosso
DO M
4’38” Trombette dei bambini.
L’istesso tempo

6/8

4’52” Per tagliar corto con questo trambusto il Presidente chiede alle coppie di danzare un nonno.
Tempo di Nonno
3/8
5’12”
Allegro vivacissimo
2/4
5’45”
Da-capo il Nonno

(non eseguito)
6. Scena
Allegro semplice



4/4 - DO M



Gli invitati ringraziano il Presidente e la consorte e si congedano. Si ordina ai bimbi di andare a dormire. Clara chiede di portare con sè il suo schiaccianoci malconcio. Se ne va tutta addolorata, dopo aver ben avvolto il suo prediletto.
Moderato con moto

2/4 - REb M
2’27” La scena è vuota. Si è fatta notte. La luna rischiara il salone attraverso la finestra. Clara in pigiama torna con circospezione; prima di addormentarsi ha voluto vedere il suo caro ammalato. Ha paura; avanza verso il letto dello schiaccianoci che sembra emanare una luce fantastica. Suona la mezzanotte. Guarda l’orologio e si accorge con terrore che la civetta si è trasformata in Drosselmayer, che la osserva con il suo sorriso beffardo. Vorrebbe scappare, ma le forze le mancano.
Allegro giusto
RE m
3’16”


3’31” (12 rintocchi di orologio)
Più allegro

LA m - RE m

3’45” Nel silenzio della notte lei sente i topi che rosicano. Fa uno sforzo per andarsene, ma i topi compaiono da ogni dove. Allora vuole fuggire, ma il suo spavento è troppo grande. Si accascia su una sedia. Tutto scompare.
Moderato assai
MI m - SIb M - LA m-M
4’30” L’albero di natale s’ingrossa e poco a poco diventa immenso.
7. Scena
Allegro vivo
4/4 - MI m
La sentinella grida: “Chi va là?” Nessuna risposta. Spara un colpo.


12” Colpo di fucile. Le bambole sono spaventate. La sentinella sveglia i conigli tamburini.
Pochissimo più mosso


23” I conigli suonano i tamburi. I topi e i soldatini di pane speziato si dispongono a battaglia.

RE m
43” La battaglia.


1’29” I topi trionfano e si mangiano i soldatini di pane speziato.


1’36” Lo schiaccianoci richiama la sua vecchia guardia. Grida: “All’armi!”

MI m
1’48” Arriva il Re dei topi. La sua armata lo acclama.

RE m
2’04” La seconda battaglia.

LA m - DO M
3’01” Clara getta la sua scarpa sul Re dei topi e sviene.
8. Scena
Andante
3/4 - DO M


Un bosco d’abeti d’inverno. Gli gnomi con fiaccole si dispongono vicino all’albero di Natale per onorare il Principe, Clara e i balocchi che si sistemano sull’albero.
9. Valzer dei fiocchi di neve
Tempo di Valse,
ma con moto
3/4 - MI m



SOL M - MI m
1’09”

SOL M
1’54” Coro

MI m
3’06”


4’01” Un forte refolo fa turbinare i fiocchi di neve.
Presto
2/4 MI m
4’11”

SOL M
4’24” Coro.

MI m
4’36”
Poco meno
MI M
5’10”


5’29” Coro.
ATTO II



10. Scena
Andante
6/8 - MI M



1’30” Il palazzo incantato di Confiturenbourg.


3’26” La Fata Confetto appare con il suo seguito.
11. Scena
Andante con moto

4/4 - DO M
Il fiume d’essenza di rose si gonfia. Compaiono Clara e il Principe.
Moderato
6/8
1’36” Dodici paggetti arrivano portando delle fiaccole.
Allegro agitato

4/4

2’31” Schiaccianoci racconta la sua storia e come Clara l’ha salvato.
Poco più allegro
LA m
2’52”
Tempo precedente
MIb M
3’23” La corte celebra il bene fatto da Clara al Principe.

DO m-M
3’59” Ad un cenno della Fata Confetto appare un tavola splendente.
12. Divertissement
Allegro brillante
3/4 - MIb M
a) La Cioccolata
Commodo
3/8 - SOL m-M
b) Il Caffè
Allegro moderato
4/4 - SIb
c) Il Thè
Molto vivace
3/4 - SOL M
d) Trépak
Moderato assai
2/4 - RE M
e) I Flauti

FA# m
1’19”

RE M
1’53”
Allegro giocoso
2/4 - LA M
f) Mamma Cicogna e i Pulcinelli

6/8
1’05”
Allegro vivo
2/4
1’56”
13. Walzer dei fiori
Tempo di Valse
3/4 - RE M

SOL M
3’06”
SI m
3’37”
SOL M
4’07”
RE M
4’29”
SIb M
5’34”
FA M
5’50”
RE M
5’56”
14. Passo a due





Andante maestoso
4/4 - SOL M -
MI m
Il Principe e la Fata Confetto
Poco stringendo
MI m
1’50”
Tempo I
SOL M
3’05”
Tempo di Tarantella

6/8 - SI m -
RE M
Variazione I (per il danzatore)

Andante non troppo
MI m
Variazione II (per la danzatrice) - Danza della Fata Confetto
Presto

1’57”
Vivace assai 
2/4 - RE M
Coda
15. Walzer finale e Apoteosi



Tempo di Valse
3/4 - SIb M


MIb M
1’28”

SOL M
1’58”

SIb M
2’46”
Molto meno
SIb M
3’48” L’Apoteosi
 

24 novembre, 2018

laVerdi 18-19 - Concerto n°8


Uno dei tre Direttori Principali Ospiti de laVerdi, Patrick Fournillier, torna sul podio per proporci un programma dall’impaginazione classica: Ouverture, Concerto solistico e Sinfonia. Gli autori (e questo è meno usuale) sono Mozart e Gounod.

Si apre con l’Ouverture da Le nozze di Figaro, 4 minuti più o meno di effervescenza che l’Orchestra ci serve proprio come si stappa una bottiglia di spumante! Esecuzione davvero travolgente, che serve a mettere il pubblico nella migliore disposizione d’animo per seguire con interesse ciò che segue.
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Adesso sono due prime parti dell’Orchestra a guadagnare il proscenio, con relativi oneri ed onori, per porgerci il Concerto per flauto e arpa (K299), assente dalla programmazione dell’Orchestra da 20 anni!

I due sono il vercellese Nicolò Manachino, recente acquisto de laVerdi, dove ha preso il posto di Max Crepaldi, migrato un paio d’anni fa verso la Scala; ed Elena Piva, ormai storica arpeggiatrice in Auditorium (col fisico da modella che si ritrova, dobbiamo ringraziarla per aver preferito il tavolato del palcoscenico alle passerelle della moda...)

Concerto composto dal 22enne Teofilo a Parigi, su commissione del Duca di Guines, che era discreto flautista ed aveva una figlia che si dilettava con l’arpa. Ma non si pensi per questo che il lavoro sia alla portata di qualunque principiante! (Anche il Triplo di Beethoven fu composto in omaggio a nobili dilettanti, eppure è un monumento artistico...) 

I due moschettieri dell’orchestra si vanno valere - da incorniciare soprattutto l’Andantino centrale - ed ottengono un gran successo, ripagato con due applauditissimi bis. Apprezzabile la trascrizione del Claire de Lune di Debussy, dove all’arpa (che può, come il pianoforte, emettere contemporaneamente più suoni) è stato riservato un ruolo di primo piano, fin dalle primissime battute dove viene esposto, per terze, il mirabile tema.
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Infine ecco Gounod e la sua Sinfonia n°1 in RE maggiore, nei canonici quattro movimenti, che laVerdi esegue per la prima volta. Opera di un Gounod 36enne che a fronte dei riconoscimenti pubblici (vedi Prix de Rome, conseguito nel ‘39 a 21 anni!) ancora non aveva sfondato... cosa che gli riuscirà pochi anni dopo con il suo Faust.

Seguiamola dalla bacchetta del compianto sir Neville Marriner con la sua celebre orchestra londinese.
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Apre un Allegro molto in 4/4 alla breve, in forma-sonata, con due poderosi accordi (tonica e dominante) seguiti nei fiati da un inciso, una specie di motto che avrà importanza capitale nel seguito, ricomparendo, in forme diverse, lungo l’arco dell’intero movimento:
A 8” ecco l’esposizione, che presenta due temi francamente poco contrastanti (più Schubert che Beethoven...) Al primo, in RE maggiore, risponde a 15” un controsoggetto nella dominante LA maggiore, aperto dal motto udito poco prima. A 29” ritorna il tema in RE e poi, dopo il controsoggetto in LA, questa tonalità permane canonicamente per la transizione, iniziata dai clarinetti a 56”, verso il secondo tema (1’10”) di cui si ricorderà evidentemente l’allievo Bizet nella sua giovanile Sinfonia in DO, quasi coeva di questa del maestro. L’esposizione si chiude, dopo due schianti di LA e MI seguiti dal solito motto, a 1’42”, per essere ripetuta da-capo, fino a 3’15”.

Lo sviluppo inizia proprio riprendendo il motto e reiterandolo prolungatamente, fino a 3’36” dove riappare il secondo tema, nella sottodominante SOL, in maggiore, poi minore, sfociante (3’53”) nella relativa SIb maggiore (!) Ancora il motto (4’05”) introduce un lungo passaggio che riconduce al RE maggiore del primo tema.

É difficile individuare un momento preciso per l’inizio della ricapitolazione, ma lo possiamo proprio posizionare qui (4’37”) camuffato all’interno dello stesso sviluppo. Poi infatti, a 4’57”, ecco tornare la transizione al secondo tema (5’11”) accodatosi, come da sacri canoni, alla tonalità del primo. É lui a condurci verso la conclusione, con una coda (5’36”) che sfocia (6’24”) in una isolata riapparizione (anche qui Bizet scopiazzerà, nel finale della sua sinfonia) nei corni del motto, prima dei due prosaici schianti dominante-tonica.

Il secondo movimento, invece del tradizionale Andante (o addirittura Adagio) è un Allegretto moderato, 2/4 nella relativa RE minore. Il primo tema è un motivo saltellante, esposto dai soli archi, sfociante nella relativa FA maggiore, che viene subito ripreso anche dai legni. Poi, da 20”, viene ulteriormente sviluppato fino a raggiungere, con la sua cellula iniziale, un culmine (o climax, se si preferisce...) a 57”.

Da qui si diparte una breve transizione che porta, a 1’12”, alla presentazione, nell’oboe, del secondo tema, in SIb maggiore; motivo il cui incipit non può non ricordare quello, sempre in maggiore, della Scène aux champs di Berlioz, cui segue un controsoggetto (1’21”) prima della ripresa del tema, a 1’31”.  A 1’50” ecco un pretenzioso ma interessante passaggio fugato che porta, spegnendosi via via, alla conclusione sull’accordo di RE minore.

Ora abbiamo il canonico Scherzo (3/4, Non troppo presto) nella relativa seconda di RE maggiore, il FA maggiore. Qui siamo in realtà più al menuetto, con il suo incedere lezioso, che sfocia nella dominante DO (27”) dove abbiamo il da-capo, fino a 53”. Attacca quindi il secondo tema (o gruppo tematico) con una divagazione ardita a LAb maggiore e da qui, più canonicamente, a DO maggiore (1’03”) dove torna il motivo del primo tema, poi seguito da saltellanti salite e discese, per arrivare (1’29”) ad una sua riesposizione come dominante del FA di impianto, sulla quale tonalità si chiude (2’06”) lo Scherzo.

Marriner omette il da-capo del secondo gruppo tematico per passare direttamente al Trio, di struttura bipartita, nella sottodominante SIb maggiore. Stante il piglio blando dello Scherzo, viene a mancare qui lo stacco tipico fra le due sezioni del movimento. La prima parte è abbastanza breve, fino a 2’26”, dove viene ripetuta, fino a 2’47”. La seconda parte è più articolata, ma non si discosta dall’ambientazione dell’intero brano, e chiude a 3’29”, dove abbiamo la ripetizione. A 4’10” torna lo Scherzo, senza ripetizioni. Curiosamente, e significativamente, l’indicazione di ripresa reca la dicitura: D.C. il minuetto (!)

Il Finale in RE maggiore (Adagio, 4/4 - Allegro vivace, 4/4 alla breve) inizia con 20 battute lente, che hanno un sapore beethoveniano (qualcosa dell’Adagio della nona e poi - a 55” - dell’introduzione della prima). L’introduzione lenta in RE maggiore si chiude bruscamente (1’54”) con quattro battute di Allegro che portano (1’57”) all’esposizione del primo tema, un frizzante motivo negli archi che cade sulla dominante LA, subito ripreso (2’04”) con l’accompagnamento dei fiati. Il tema si chiude con due sospensioni, sulla sottodominante e poi sulla sesta abbassata (2’11” e 2’15”). Una breve transizione porta (2’24”) ad un motivo esposto da una baldanzosa fanfara di trombe, cui rispondono i corni, poi ripetuta (2’31”) con modulazione alla relativa SI minore. Lo sviluppo di questo motivo conduce a un’ulteriore modulazione sulla dominante LA (2’45”) che prepara l’arrivo del secondo tema.

Tema (3’01”) il cui incipit è una chiara citazione beethoveniana, dal Rondo del 3° Concerto per pianoforte, non a caso presentata dai clarinetti:


Il tema si sviluppa assai, fino a chiudere (3’54”) l’esposizione, ripetuta fino a 5’50”.

Lo sviluppo è aperto da due poderose esternazioni sulla sesta abbassata (SIb) sulla quale tonalità (6’00”) appare nei legni un nuovo motivo, che si ripresenta (6’19”) in DO maggiore. Ecco poi una transizione che porta (6’41”) al secondo tema, adesso approdato al FA maggiore da cui sale (6’47”) al SOL e poi su ancora (6’52”) al LA e infine (6’56”) al RE maggiore. Riecco (7’04”) la fanfara di trombe che chiude lo sviluppo.

A 7’21” ecco la ricapitolazione, aperta dal primo tema cui segue la fanfara (7’47”) e poi (8’18”) il secondo tema, ovviamente in RE maggiore. È ancora la fanfara di trombe ad aprire (9’04”) la spettacolare coda conclusiva.
___ 
Fournillier, da buon francese, cerca di mettere tutto l’esprit de finesse possibile per promuovere al meglio quest’opera del suo illustre conterraneo. Del quale non lascia via proprio nulla, eseguendo meticolosamente tutti i ritornelli. E devo dire che il risultato sia stato largamente positivo. Potrei rimproverargli (haha...) un’eccessiva sostenutezza nell’Allegretto, ma è questione di gusti.

In definitiva, una proposta gradevole (mica si può sempre dare la Auferstehung o il Requiem verdiano...) che il pubblico non strabordante dell’Auditorium ha comunque mostrato di apprezzare assai, gratificando tutti di convinti applausi.