Dopo (soli!) 18 anni la Scala si
appresta a riproporre quel thriller quasi verista che risponde al nome
di Fedora, di Umberto
Giordano, affidato oggi alla coppia Armiliato-Martone.
In attesa
dell’epocale evento, ho deciso (off-topic rispetto all’oggetto
specifico) di fare un esercizio letterario piuttosto ardito e velleitario: contestare
la verità che emerge dalla consueta e tradizionale lettura dell’originale
di Victorien Sardou (e che si propaga poi al libretto
di Arturo Colautti) alla luce di una minuscola, ma potenzialmente
esplosiva contraddizione in esso contenuta.
Per prima cosa è necessario metter ordine (per così dire) nella cronistoria dei fatti accaduti a SanPietroburgo la sera in cui il Capitano Vladimir Andreievich Yariskin viene ferito a morte in un posto fuori mano e poi muore a casa sua, per la disperazione della Principessa Fedora Romazoff, che avrebbe dovuto sposarlo (ma la loro relazione non era stata divulgata) entro poche settimane. Cronistoria che Sardou ci presenta in modo (volutamente) frammentario e non scevro da qualche passaggio (uno in particolare, come appunto vedremo) che lascia perplessi.
Ecco, perché frammentario? Ma perché il commediografo francese segue per la sua Fédora un approccio assai diverso rispetto alla successiva Tosca, che verrà portata in musica da Puccini: in quest’ultima la vicenda è narrata in modo assolutamente rettilineo, in rigorosa sequenza cronologica, quasi minuto-per-minuto.
Invece nella Fedora, dopo l’introduzione che serve a informarci dei trascorsi parigini di Vladimir (Bacco, Tabacco e Venere…), dell’imminente suo matrimonio d'interesse con la ricca vedova e dell’ora della notte che ci apprestiamo a vivere, abbiamo un’entrata in-medias-res (l’assassinio di Vladimir) seguita poi da due importanti flash-back: il primo (ancora nell’atto iniziale) costituito dalle indagini poliziesche del Commissario Gretch che cerca di ricostruire fatti, moventi e circostanze del delitto; il secondo rappresentato dalla confessione – nel terz’atto, ambientato a Parigi settimane dopo e con gran dovizia di particolari - che l’assassino Loris Ipanoff farà a Fedora, confessione che comincia a gettare nuova luce sull’intera vicenda.
Vicenda troppo semplicisticamente e affrettatamente liquidata con la chiusura delle sommarie indagini condotte (nel primo atto) da Gretch, spalleggiato da Fedora, che portano all’individuazione (corretta, pur senza prove decisive) di Loris come autore del delitto, ma per un movente (politico, legato al movimento nihilista, e quindi sovversione contro le Istituzioni, ergo aggravato) totalmente diverso da quello (delitto d’onore, meritevole come minimo del riconoscimento di attenuanti, se non direttamente di archiviazione) che conosceremo – dalla confessione di Loris - solo a tre quarti del dramma.
È fuor di dubbio che questa tecnica narrativa conferisca a Fédora quei caratteri di thriller – che si risolverà compiutamente solo alla fine, dopo un ennesimo colpo di scena e una drammatica confessione che a ruoli invertiti la protagonista farà implicitamente a Loris nell’atto quarto prima di suicidarsi, oppressa dalla sua colpa - che garantiscono al lavoro un indubbio fascino.
Constatiamo anche come, dei quattro personaggi principali del dramma (due per la verità - Vladimir e Wanda - passivi e silenziosi, poiché… defunti) l’unico che pare uscire immacolato (e ingiustamente punito dal destino-cinico-e-baro) è Loris, a dispetto di essere un assassino, per di più reo-confesso.
Vediamo innanzitutto come Sardou ci introduce il suo dramma, facendo particolare attenzione agli orari. Siamo a casa di Vladimir e Il gioielliere Tchileff è a colloquio con il maggiordomo Desiré: parlano dei trascorsi da gigolò del padrone di casa quando era a Parigi e poi il gioielliere afferma di essere venuto lì perché Vladimir gli aveva promesso di fargli visita al negozio tra le 21 e le 22 per ordinargli un gioiello, forse un anello di fidanzamento per la misteriosa vedova che sta per sposare (Desirè rivela che il matrimonio avverrà fra tre settimane, senza però fare il nome della sposa) o magari per una delle sue tante fiamme, come aveva malignamente obiettato la moglie del gioielliere. Ma il Capitano non si è fatto vivo, ed è già quasi mezzanotte… Successivamente arriva Fedora, a sua volta preoccupata per non aver notizie di Vladimir, che lei aspettava a teatro nel suo palco, quasi quattro ore prima! A questo punto Vladimir arriva a casa, ma non sulle sue gambe…
Bene, visti gli antefatti e tornando al delitto, si può ricostruire con una certa precisione la cronistoria (ora per ora) di quella maledetta sera. Ricostruzione degli orari basata su: ipotesi plausibili (nel seguito indicate come I); su testimonianze certe (T) e sulla confessione di Loris (L); in più, sulla combinazione dei tre elementi. Va da sé che non esiste alcun valido motivo per dubitare della sincerità di tutte le testimonianze citate – servitù di Vladimir, l’addetto all’ambasciata francese De Siriex, altre persone interrogate da Gretch e dal poliziotto Ivan - tranne una: il racconto di Loris, che è l’unico dei personaggi ad essere – a torto o a ragione, ma per sua stessa confessione - parte in causa nel delitto! E vedremo a quali impensabili sviluppi porterà questa considerazione, a fronte di quella minuscola ma importante contraddizione nella narrazione di Sardou.
Ma proprio dalla confessione di Loris conviene partire, come premessa. Perché il suo racconto ci chiarisce – dal suo punto di vista - il vero movente dell’omicidio (delitto d’onore e non a sfondo politico). Loris narra a Fedora della sua infatuazione per Wanda, della contrarietà della sua vecchia madre a quella relazione, della sua fuga con la ragazza a SanPietroburgo, del matrimonio religioso, della sistemazione di Wanda in un appartamento non lontano dal suo (che è prospiciente al palazzo di Vladimir) e delle sospette attenzioni che lo stesso Vladimir, testimone di nozze, cominciò a manifestare per la moglie, con la conseguente rottura dell’amicizia fra loro.
Ed ora ecco la possibile cronistoria della serata. Loris ricorda come, in prossimità del Natale, avesse deciso di far visita (senza la moglie, viaggiando in treno) al castello dove viveva la vecchia e malandata madre, per trattenersi colà per una settimana: probabilmente per cercare di riconciliarsi con lei e farle digerire il suo matrimonio con Wanda. Veniamo subito a sapere che è di sera, la sera stessa del fattaccio.
17:00 (I-L) Alla stazione Loris si accorge di aver dimenticato a casa un oggetto assai caro alla madre, cui intendeva recarlo; così prenota un posto sul treno successivo e torna verso casa sua.
17:30 (I-L-T) Dal palazzo di Vladimir (proprio di rimpetto alla sua abitazione) vede uscire la governante della moglie, il che ovviamente lo mette in agitazione. La cosa è confermata dalla deposizione di Desiré, che però - attenzione! - ha raccontato al Commissario Gretch che quella donna era stata lì alle 10 (!?) [Quale delle due versioni è veritiera? O si tratta di una svista di Sardou? Più avanti torneremo su questo punto davvero cruciale.] Loris blocca la donna e lei confessa di aver recato una missiva di Wanda a Vladimir, che l’ha letta (non ad alta voce) in sua presenza e poi riposta nel cassetto del suo scrittoio rispondendole che avrebbe fatto ciò che vi era scritto (tutto confermato in pieno – a parte l’orario - anche dalla deposizione di Desiré, testimone oculare dell’incontro).
17:45 (I-L-T) Allora sequestra la donna in casa sua (deserta poiché lui ha congedato la servitù per il periodo di sua assenza) e si reca lì di fronte, al palazzo di Vladimir (come confermato anche da Desiré e dal giovane valletto Dimitri, sempre a parte l'ora) con l’intenzione di avere con lui un nuovo e definitivo show-down.
18:00 (I-L-T) Ma Vladimir, proprio in quel frattempo, è uscito di casa, particolare confermato da Desiré (sempre a parte l'ora, il mattino) il quale poi testimonierà che il padrone intendeva andare a cena con amici al ristorante francese Borel, e da lì dal gioielliere Tchileff (che però sappiamo non averlo visto) e poi a teatro (dove però Fedora dichiarerà di averlo atteso invano). Così Loris, con un pretesto e approfittando della disattenzione di Dimitri, riesce ad impossessarsi della lettera, dalla quale viene a conoscenza di un appuntamento che la moglie ha dato a Vladimir, di cui è indicata l’ora (le 9 di quella stessa sera) ma non il luogo (…laggiù, recita laconicamente la missiva).
18:15 (I-L-T) Loris torna a casa e costringe la governante della moglie a svelargli tutta la tresca di Wanda e Vladimir e così apprende che i due adulteri si incontravano spesso in un caseggiato isolato e senza portineria, affittato mesi addietro (come ha anche scoperto l’agente Ivan) a nome di uno studente di medicina (Vladimir in incognito, evidentemente) da una venditrice ambulante, amica e complice di Wanda, se è vero che abitava là nei pressi e la ospitava prima degli appuntamenti.
18:30 (I-L) Loris va subito con la governante a casa di Wanda, evidentemente con l’intenzione di fare una scenata alla moglie, che però è già andata a cena dalla venditrice ambulante (da dove poi abbiamo appena saputo si reca agli appuntamenti); così ne approfitta per forzare un cassetto e prendere con sé alcune lettere d’amore firmate da Vladimir (quelle che esibirà a Fedora a Parigi, parecchie settimane dopo).
19:30 (I-L) Poi si fa condurre dalla governante al luogo dell’appuntamento, luogo ben conosciuto dalla donna che viene costretta, pena prendersi una pallottola in testa, a comportarsi esattamente come in occasione dei precedenti appuntamenti dei due fedifraghi, apprestando le stanze del pied-à-terre come d’abitudine. Poi i due si mettono in attesa.
20:30 (T) Secondo la precisa testimonianza di Dimitri, Vladimir lascia il ristorante Borel e il cocchiere Cyrill conferma a sua volta a Gretch di aver direttamente portato (come già altre volte nei due mesi passati, ma sempre di pomeriggio, mai di notte) il padrone presso un edificio ubicato in un posto fuori mano.
Sull’ora di arrivo di Vladimir possiamo solo fare illazioni, dato che l’unica informazione che abbiamo è quella che ci fornisce Loris, legata al contenuto della lettera di Wanda. Assumiamo che siano circa le 21:00, osservando che se anche l’ora fosse più tarda (ma sappiamo che Vladimir non ha incontrato né Tchileff né Fedora) ciò non sposterebbe di nulla il corso degli avvenimenti.
21:15 (I-L) Arrivati prima Vladimir (molto agitato, si noti bene) e poi Wanda (che usa un’entrata secondaria e quindi non è vista da Cyrill), Loris congeda e licenzia la governante imponendole di non farsi mai più vedere in giro. Poi entra nella stanza dove Vladimir e Wanda sono già alla fase del petting e affronta la moglie, strappandola bruscamente dalle braccia dell'amante. Lei fugge terrorizzata e seminuda: raggiungerà, uscendo sempre dal cancello secondario (quindi non vista da Cyrill) la casa dell’amica-complice dove, a causa della polmonite contratta nella fuga in quella gelida sera, morirà dopo qualche tempo, senza aver denunciato Loris per non finire in… Siberia.
21:30 (I-L-T) Vladimir per primo esplode un colpo di pistola che arriva solo di striscio su Loris, il quale risponde a sua volta, ferendo mortalmente l’ex-amico. Cyrill confermerà di aver udito (un quarto d’ora dopo l’arrivo in quel posto) due colpi ravvicinati provenire dal caseggiato.
21:45 (I-L-T) Loris esce a sua volta da quella casa e (inspiegabilmente?) attraversa correndo il cancello principale, dove è visto, ma non riconosciuto, da Cyrill. Poi si allontana per cercare rifugio presso l’amico Boroff (da dove espatrierà verso Parigi). Il cocchiere, già preoccupato per il ritardo del padrone, scopre tracce di sangue lasciate dall'uomo in fuga nella neve, poi scorge una slitta che passa di lì e chiama aiuto.
22:00 (I-T) È De Siriex che si ferma e insieme al cocchiere, seguendo le tracce di sangue, arriva al caseggiato dove trova Vladimir in una pozza di sangue. Il ferito viene portato sulla slitta di Cyrill.
22:30 (I) Cyrill, seguito da De Siriex, parte verso il palazzo del padrone.
23:00 (I) Sostano presso il comando di Polizia, per avvertire Gretch e i suoi dell’accaduto. Gretch invia Ivan sul luogo del delitto e fa chiamare un medico ordinandogli di correre al palazzo di Vladimir, dove si reca lui stesso insieme a suoi agenti e a Cyrill e De Sirex con Vladimir morente.
E poi, la versione di Loris, più che Vladimir, chiama in causa Wanda! È lei che si palesa come principale artefice dell’adulterio: ma come, il marito ancora non ha fatto in tempo a partire per un viaggio di una settimana che lei immediatamente pensa ad un incontro con l’amante, quella sera stessa!? Beh, Loris dovrebbe punire lei, prima del suo amante! Ma non è ciò che farà al momento opportuno, quando ci racconta di essersi limitato a strapparla dalle braccia di Vladimir, favorendone così la (sia pur fatale) fuga.
Né lo fa subito, visto che invece pensa a Vladimir e si reca al suo palazzo con l’intenzione di affrontarlo, ma non lo trova in casa perchè - toh che combinazione! - è appena uscito, proprio nei pochi minuti trascorsi da Loris in casa sua con la governante. Così, come ripiego, trafuga la lettera. Ma se Vladimir fosse stato in casa, che sarebbe successo? Al massimo una scenata, perché, se lui avesse anche mostrato la lettera, avrebbe incolpato Wanda, non se stesso… E in ogni caso, per precauzione, si sarebbe poi ben guardato dall’andare all’appuntamento!
A questo punto Loris va con la governante a casa di Wanda, evidentemente intenzionato a dirle il fatto suo e magari passare pure a vie di fatto, ma non la trova: la governante gli confessa che la moglie è a casa della venditrice ambulante, come sempre fa in occasione degli appuntamenti con Vladimir. Cosa ci aspetteremmo da Loris? Che si faccia subito accompagnare a casa della complice, per strapazzare la moglie e automaticamente mandare a monte l’appuntamento! Invece, che fa? Si ferma lì a cercare (e trovare) le lettere d’amore di Vladimir! Dopodichè dimentica la moglie e si fa portare direttamente al luogo dell’appuntamento. Strano davvero… pare quasi che adesso voglia deliberatamente cogliere i due amanti in flagrante adulterio! (Qui, attenzione, già si configurerebbe una sorta di premeditazione del delitto!)
Oltretutto dal racconto di Loris abbiamo saputo per certo che la moglie non ha ricevuto alcun feed-back dalla governante sull’esito della sua missione: ora sappiamo che lei era addirittura fuori casa, presso la sua sodale venditrice ambulante, e da lì si è direttamente recata all’appuntamento. Dobbiamo quindi pensare che lei fosse al 100% certa che Vladimir avrebbe accettato il suo invito (così insolito, come abbiamo constatato) modificando di conseguenza i suoi programmi serali. Il che conferma come non potesse trattarsi di un normale appuntamento a sfondo sessuale!
I due spari. Il
cocchiere Cyrill testimonia di aver udito due spari in rapida successione.
Loris racconta che a sparare per primo è stato Vladimir: lui ha risposto al
fuoco, ferendolo mortalmente. Il che configura, oltre al movente legato all’onore
e non alla politica, anche le circostanze di legittima difesa. Ma siamo
sempre lì: è la versione dell’omicida…
Ivan …La location a été faite par une femme d’une quarantaine d’années…
une marchande… qui a payé d’avance et qu’il n’a pas revue.
Désiré Une femme… pardon… mais, justement, il est venu une femme tantôt… plus toute jeune, une servante, une marchande, je ne sais pas, avec une lettre pour monsieur.
Gretch Aujourd’hui?
Désiré À dix heures. Monsieur prenait son chapeau pour sortir… Il l’a fait entrer, a lu la lettre et lui a dit : «C’est bien, j’irai.»
Sgombriamo
subito il dubbio che Desiré dica erano le 10 intendendo erano le 22:
abbiamo infatti scoperto – e senza ombra di dubbio - che a quell’ora il povero
Vladimir era lontanissimo da casa e già mezzo morto (o lo sarebbe stato di lì a
poco…) e quindi non poteva essere lì ad accogliere la messaggera.
J’arrive à la soirée… à la nuit fatale qui a changé le sort de toute ma vie. Ce soir-là, j’allais chez ma mère, pour les fêtes de Noël (…) À la gare, je m’aperçois que j’avais oublié un objet que ma mère m’avait donné commission de lui apporter, et je cours chez moi… Au moment où j’arrive à ma porte, je vois sortir de chez Wladimir la femme de chambre de Wanda.
Ci troviamo quindi di fronte a due diverse versioni di uno stesso fatto: quella di Desirè e quella di Loris. A quale dobbiamo prestar fede? A quella di un fedele servitore di Vladimir, o a quella del suo assassino? Se Desirè dice la verità, allora Loris sarebbe un bugiardo e così vedremmo spezzarsi proprio il primo anello della catena di nessi causa-effetto che innerva il suo racconto.
Ebbene, proviamo ad immaginare che non si tratti di una banale svista di Sardou, ma che Desiré abbia ragione a ricordare che la consegna sia avvenuta alle 10 del mattino - quando certamente Vladimir era in casa - e che Loris sia passato poco dopo per recuperare la compromettente lettera, avendo visto uscire Vladimir e poi Desiré e sapendo quindi che il palazzo del Capitano era presidiato dal solo valletto, da lui abilmente ingannato.
Che conseguenze avrebbe tutto ciò? Davvero di non scarsa portata, poichè verrebbe in pratica destituita di ogni fondamento buona parte della ricostruzione dei fatti operata da Loris e da lui confessata a Fedora, e proprio a partire dal primo evento scatenante. Perché per dare credibilità al suo racconto, dove i fatti si accavallano tumultuosamente in 2-3 ore serali a causa dell’imprevedibilità del suo incontro con la governante uscita dal palazzo di Vladimir, è necessario che la consegna della lettera avvenga di sera.
In caso contrario (consegna alle 10 del mattino) perderebbe di credibilità anche tutta la storia del viaggio serale in treno, cui Loris avrebbe certamente dovuto rinunciare (causa impegni per… omicidio). Ragioniamoci sopra: Loris, che ha già evidentemente programmato il viaggio, a quell’ora del mattino vede la governante lasciare il palazzo di Vladimir; la blocca e si fa raccontare della lettera e degli appuntamenti. Come abbiamo già osservato, la cosa più naturale sarebbe per lui quella di andare a casa di Wanda, e lì di strapazzare le due donne: la moglie adultera e la governante compiacente e complice! E magari frugare in tutti i cassetti per trovare le lettere compromettenti di Vladimir, poi portarle con le due donne alla Polizia per denunciarle!
Invece pensa subito a recuperare la lettera di Wanda, il cui contenuto può benissimo immaginare, salvo l’ora dell’appuntamento che a quel punto lui potrebbe facilmente mandare a vuoto! Ma poi, che fa? Dovrebbe trovare il modo per ingannare il tempo fino a sera, visto che mancano ben 11 ore all’appuntamento! Ma la governante? La tiene prigioniera in casa sua fino a sera? Così Wanda si insospettisce e rinuncia?
Come si vede, se Desiré avesse detto la verità, già l’inizio della storia di Loris farebbe acqua da tutte le parti!
Però va anche riconosciuto che il suo racconto ha parecchi punti di convergenza con le indagini della Polizia, o presenta fatti e prove inconfutabili, quindi non è completamente falso. Ad esempio, vere e concrete sono le lettere di Vladimir. Escludiamo infatti che possano essere dei falsi costruiti da Loris: Fedora vi riconosce senza esitazioni né dubbi (ma senza palesarlo a Loris!) la calligrafia del fidanzato, del quale ad una di esse è accluso persino un ritratto, che lei getta via rabbiosamente. (Attenzione: Loris non sa – e Fedora si guarda bene dal rivelarglielo - che la promessa sposa di Vladimir è proprio lei! Altrimenti il finale di Sardou andrebbe a… meretrici!)
Altra luce che invece potrebbe venire da un’ulteriore possibile interpretazione dell’apparente svista di Sardou. Interpretazione fantasiosa sì, ma che porta ad una conclusione diversa sia da quella cui era arrivata la Polizia, sia da quella che emerge dalla confessione di Loris: una terza via, né delitto a sfondo politico, ma nemmeno delitto d’onore meritevole di attenuanti (se non di archiviazione del caso). E in più rimuoverebbe alcuni dei dubbi (sulla plausibilità di taluni passaggi) sollevati dalla confessione di Loris.
All'uopo, cominciamo con inquadrare la problematica giuridica del delitto d’onore, con un riferimento al nostro ordinamento penale (certo nella Russia di fine ‘800 le cose stavano in modo un filino diverso e magari ancor più… permissivo).
Ecco cosa stabiliva la Legge 587 del 1930 (Codice Rocco) abrogata nel 1981:
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
Insomma, le attenuanti si applicano se l’omicidio è commesso in stato di profonda alterazione mentale, ad esempio da chi scoprisse un rapporto sessuale adulterino in flagrante. Se ne deduce che tali attenuanti non si applichino se invece l’omicidio ai danni del cornificante sia stato premeditato dal cornificato, poiché allora saremmo in presenza di un classico caso di giustizia-sommaria-fai-da-te, sempre esclusa da ogni ordinamento penale che si rispetti.
Ecco, ogniqualvolta avrà bisogno di lei, Vladimir spedirà alla venditrice ambulante un messaggero (il giovane Dimitri è il più papabile, perché dà meno nell’occhio) a consegnarle una missiva contenente… l’ordine di servizio.
Sappiamo che questo andazzo funzionerà per due mesi, fino al fatidico giorno dell’assassinio. Ora, per dimostrare la nostra tesi, dobbiamo ipotizzare (mantenendo coerenza con i fatti già accertati) come Loris abbia potuto scientificamente pianificarlo.
Ipotizziamo
innanzitutto che Loris, a dispetto delle assicurazioni avute dalla moglie e da
Vladimir, continui a sospettare che la tresca fra i due non si sia mai
interrotta. Cosa glielo fa sospettare? Indizi più o meno precisi, che so: ha
visto più volte, sempre di pomeriggio, Vladimir uscire in eleganti abiti
borghesi. È corso a casa di Wanda, e sempre l’ha trovata deserta: né lei né la
governante. E più tardi ha avuto da loro spiegazioni ogni volta imbarazzate e
inverosimili. Decide quindi di agire per mettere definitivamente fine a
quell’intollerabile situazione.
Per prima cosa deve scoprire come Vladimir possa comunicare con Wanda senza dare nell’occhio. Ipotizza che il messaggero possa essere, ad esempio, Dimitri che, data la giovane età, si può muovere senza creare troppi sospetti, ma anche senza sospettare di essere spiato. Lo pedina (o lo fa pedinare) e scopre che si reca spesso (sempre al mattino) da una venditrice ambulante che abita un po’ fuori mano. Allora pedina (o fa pedinare) lei e scopre che talvolta la governante di Wanda si ferma da lei al mercato per scambiare quattro parole o per acquistare qualche oggetto o capo di vestiario.
Loris, scegliendo accuratamente il giorno sulla
base delle abitudini di Vladimir (che lui ha potuto studiare attentamente
abitandogli di rimpetto) si reca a casa della venditrice ambulante, facendosi
ricevere col pretesto di visionare o acquistare qualcosa. Appena solo con lei,
per metterla a suo agio depone sul tavolo un revolver, minacciandola di
denunciarla alla Polizia come complice di adulterio se lei non farà ciò che lui
le ordinerà (contemporaneamente deponendo sul tavolo un borsellino gonfio di
monete d’oro). La donna non può che accettare entusiasticamente
terrorizzata l’invito.
Dopo essersi fatto raccontare tutti i dettagli sulla tresca di Vladimir e Wanda e sull’ubicazione della casa dell’appuntamento, Loris le consegna una lettera sigillata recante il seguente messaggio: Questa sera alle 9, laggiù. So tutto.
Lei dovrà recarsi al palazzo di Vladimir l’indomani alle 10 e consegnare la missiva al Capitano, attendendone la risposta e osservando bene dove ripone la lettera. Se la risposta sarà affermativa, lei dovrà recarsi al mercato e, incontrando la governante, le comunicherà verbalmente (come al solito) l’ora precisa dell’appuntamento per quella sera stessa: le 9.
Ancora: le modalità di ingaggio per l’appuntamento (a parte l’ora insolita) erano quelle standard (è sempre la venditrice ambulante che comunica la volontà di Vladimir) il che non comportava per Wanda di dover attendere alcuna conferma di ritorno prima di recarsi all’appuntamento, non avendo lei avuto l’iniziativa dell'invito.
E poi: si
dissipa il dubbio sulla verisimiglianza del permanere di Loris a casa di Wanda
per cercare le lettere: nella nostra ipotesi lui le può recuperare in tutta
calma, non essendo nello stato d’animo sconvolto, caratteristico del suo
racconto.
Infine ecco un dettaglio non trascurabile: Wanda va all’appuntamento nello stato d’animo solito, pensando ad un incontro amoroso, mentre Vladimir ci va preparato ad uno scontro: immagina che lei lo voglia in qualche modo ricattare, e magari spera di addomesticarla promettendole qualche… gioiello di Tchileff (!?) Lui arriva piuttosto nervoso, invece scopre che lei è come sempre allegra e disponibile, così lui non fa in tempo a sospettare qualcosa, non resiste al suo fascino e… arriva Loris!
Insomma, possiamo concludere questa velleitaria indagine con la classica morale della favola, dove tutti i quattro protagonisti hanno le loro (diverse) colpe: Vladimir di essere uno sciupa-femmine e sciupa-patrimoni/matrimoni; Wanda di non avere né dignità, né morale; Fedora di aver ceduto all’ossessione della vendetta, causando due morti innocenti; e Loris di aver anteposto la giustizia privata a quella pubblica.
Bene, nel libretto leggiamo testualmente, dalla deposizione di Desiré: Una vecchia oggi recò una lettera al Capitano. E poco dopo ecco il piccolo Dimitri dire, a proposito della visita dello sconosciuto: Stamane, ero solo… Un signore entrava…
Ora, chiunque, leggendo queste frasi, è portato a capire che prima (stamane) arrivò un signore (il ladro della lettera) e poi (oggi) venne la donna (a portare la lettera). Il che significherebbe che il ladro avrebbe sottratto la refurtiva prima che essa fosse disponibile sul posto! Mamma mia, verrebbe da dire, ecco il solito libretto insulso… meno male che c’è almeno la musica a salvarci.
Tuttavia non sarebbe fair mettere in croce il vulcanico, poliedrico e peripatetico dalmata (che sfornava riviste e giornali come fossero noccioline) il cui compito in questa impresa non dovette essere propriamente una passeggiata. E questo fulminante saggio di Michele Girardi gli rende in buona misura giustizia.
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