intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

27 gennaio, 2017

2017 con laVerdi – 5


Accoppiata tipica per laVerdi nel 5° concerto della stagione, diretto da Claus Peter Flor, un vero e proprio testa-coda dell'800!

Si parte con il beethoveniano Imperatore, interpretato da Gabiele Carcano, tornato per l’occasione a far visita all’Auditorium dopo quasi due anni. Il quale, a 32 anni, conferma di essere entrato nella piena maturità con un’interpretazione rigorosa, priva di deviazioni abitrarie, insomma... severamente beethoveniana al 100%. Qualche rara imprecisione nei passaggi più scabrosi non intacca l’eccellenza della sua prestazione, coadiuvata dalla gran forma dell’orchestra (che Flor, come sua consuetudine per questo repertorio, schiera in formazione tedesca, con i secondi violini al proscenio e i bassi a sinistra).

Così il riservato ragazzo torinese ci propone come bis una sonatina di Domenico Scarlatti che qui ascoltiamo da un grande del quale gli auguriamo di seguire le orme!  
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Secondo piatto forte la Nona di Bruckner, che Flor aveva già diretto qui, e con gran successo, nel maggio 2012. Partitura sterminata (chissà cosa sarebbe stata se il pio Anton avesse avuto tempo per completare anche il Finale!) e straordinariamente difficile, per gli esecutori e per il Direttore. La partenza del Feierlich mi è parsa un filino contratta, ecco, forse Flor ha ecceduto in sostenutezza, poi però le cose sono andate decisamente meglio, e questa poderosa cattedrale barocca ha potuto ancora una volta ergersi in tutta la sua magnificenza, che alle prime lascia davvero sconcertati. Nello Scherzo si sono riprodotte le barbare sonorità che anticipano e allo stesso tempo ridicolizzano quelle pur scandalose del Sacre! Nell’Adagio che chiude questo torso (comunque un’ora piena!) di sinfonia si anticipa il Mahler di un’altra celebre nona che Flor dirigerà più avanti nella stagione (mentre già la prossima settimana se la vedrà con una nona... sovietica).

Auditorium non proprio preso d’assalto (certo con la settima di Beethoven, per dire, al posto dell’ostico Bruckner si sarebbe fatto il pieno...) ma prodigo di applausi per i ragazzi: il solo saperla fare, e bene, questa musica, è già meritevole di elogio incondizionato.

2 commenti:

m ha detto...

Nel 1994 vidi in tv Flor con l'orchestra della Scala nella Settima di Bruckner, di cui dovrei aver conservato la registrazione in vhs. Purtroppo non ho avuto modo di sentire molte None dal vivo (Inbal-Orchestra Rai, Welser-Most-Cleveland, Valcuha-Fenice, Pappano-S. Cecilia, e forse basta), ma questa è quella che più mi ha coinvolto. Anche l'acustica farà la sua parte, comunque mi è parsa un'interpretazione 'vecchia scuola', che inclina al monumentale, con un suono orchestrale massiccio e dinamiche assai spinte. Per es. mi parve che nell'ultimo ascolto, a Venezia, Valcuha puntasse più sulla trasparenza - ricordo in effetti certi accordi cristallini degli ottoni.
In questa di Milano, magari in alcuni punti avrei apprezzato un qualche alleggerimento, ma in generale mi è piaciuta molto. Già alla fine del primo blocco tematico la tensione dei pizzicati discendenti mi ha fatto drizzare le orecchie. Poi in qualche punto di massimo volume gli ottoni sembravano coprire un pochino il resto, ma è stato bello così. Almeno ci si tiene svegli. Convincente la pienezza del suono orchestrale, anche se forse un minimo di riverbero in più della sala sarebbe stato idoneo. Inoltre dove stavo io si sentiva un leggero ma fastidioso ticchettio, suppongo dell'aria condizionata. Tempi di ampio respiro. Se fossi stato a Milano avrei assistito anche alle altre repliche, da fan di Bruckner.
Comunque domenica parecchio pubblico.
Visto che hai citato la Nona di qualche anno fa sempre diretta da Flor, e a parte che la memoria specie sonora è assai labile, potresti fare qualche confronto tra le due esecuzioni?

daland ha detto...

@groink
Hai proprio ragione, la memoria (sonora) è anche per me assai labile! Comunque, rileggendo il mio commento all'esecuzione del 2012, mi pare di poter dire che la falsariga sia stata la stessa (del resto sono passati pochi anni e mica tutti hanno le vicissitudini di un Klemperer che cambia - complice il cervello... - come dal giorno alla notte tra la giovinezza e la maturità). L'ultima mia nona dal vivo era quella di Blomstedt con i Trepper Philharmoniker (!) poco più di un anno fa: e devo dire che aveva molti punti in comune con questa nelle parti più infuocate, mentre mi era parsa più... mozartiana nei passaggi più religiosi.
Ciao e grazie!