.Il terzo concerto della stagione ha un programma variegato, ed anche – per diverse ragioni – variato (rispetto a quanto previsto).
Inizia proprio con delle variazioni. Precisamente di Rossini per clarinetto, quello di Matthias Müller. Il programma di sala – come sempre molto ben redatto, con dovizia di informazioni e di approfondimenti – descrive minuziosamente, presentandone un’analisi formale, le Variazioni del 1809, di un Rossini diciassettenne. Poi, nelle ultime righe della nota all’ascolto, cita le Variations pour la clarinette, pubblicate nel 1920 a Lipsia e di dubbia paternità. E sono queste, che recepiscono temi da La donna del lago, scritta un anno prima, ed hanno una assai più complessa struttura e maggior durata rispetto a quelle del 1809, ad essere presentate da Matthias Müller. Con grande virtuosismo e, meritatamente, calda accoglienza.
Poi avrebbe dovuto dovrebbe essere la volta di Marcello Giordani, ad offrirci le Otto romanze di Giuseppe Verdi, scritte originariamente per pianoforte e orchestrate tempo fa da Luciano Berio. Ma già un aggiornamento al sito internet dell’Orchestra, e poi un foglietto allegato all’ultimo momento al programma di sala, ci aveva informato dell’improvvisa defezione del tenore, sostituito da Giuseppe Varano. Questo il programma:
1. In solitaria stanza (Jacopo Vittorelli) (Renata Tebaldi, di chi sarà l’orchestrazione?)
2. Il poveretto (S. Manfredo Maggioni) (J.A.Vergel)
3. Il Mistero (Felice Romani) (Victoria Bezetti)
4. L’esule (Temistocle Solera) (Mirella Golinelli)
5. Deh, pietoso, oh addolorata (J. W. v. Goethe, trad. di Luigi Balestra) (Clara Polito)
6. Il tramonto (Andrea Maffei) (Alfredo Kraus)
7. Ad una stella (Andrea Maffei) (Renata Scotto – 3’00”)
8. Brindisi (Andrea Maffei) (Renata Scotto – 2’15”)
(Di passaggio segnalo il sito web, curato dalla canadese Emily Ezust, dove sono catalogati e pubblicamente disponibili quasi 70.000 testi di lieder e romanze. Una vera miniera d’oro!)
Rispetto alle esecuzioni rintracciabili anche su Youtube (di cui ho riportato esempi più sopra) la versione di Berio aggiunge parecchio all’ambientazione e all’atmosfera. Come lo stesso Berio ammette, la sua orchestrazione tiene conto di tutto ciò che verrà (e non solo in Verdi!) anche dopo la composizione di queste romanze. Per dirne una, Ad una stella contiene tratti quasi espressionisti…
Varano ha una voce piuttosto profonda, direi da baritenore. Non so quanto tempo abbia avuto a disposizione per provare… immagino poco. Quindi meritati a maggior ragione gli applausi di cui il pubblico – abbastanza nutrito - lo ha gratificato alla fine.
Dopo la pausa, ecco i Quadri raveliani, appena ascoltati lunedi scorso dai Trepper Philharmoniker con Chung. Roberto Abbado ne dà un’interpretazione a forti chiaroscuri e l’Orchestra risponde da par suo, nell’insieme e nelle parti solistiche: brava in particolare la sassofonista, dislocata qui a ridosso dei corni, mentre Chung aveva sistemato lo strumento a destra, accanto alle tube. Ma bravi tutti (perdoneremo qualche macchiolina degli ottoni) nel rendere al meglio le mille sfumature di cui Ravel arricchisce l’originale e asciutta versione di Musorgski. Chiusa pesantissima (Chung si era di molto trattenuto) e trionfo assicurato.
Adesso l’Orchestra, con lo stesso programma e gli stessi interpreti, si sposta in Svizzera (5 concerti a cavallo fra settembre e ottobre). E allora, come preventivo omaggio al Paese dell’emmenthal (e ancora confrontandosi a distanza con i Filarmonici, e con la Santa Cecilia) i nostri ci offrono come bis l’Ouverture dal Guglielmo Tell. Accolta da ovazioni, inutile dirlo…
Fuori, dopo una decina di minuti, arriva lo speciale jumbo-tram che accompagna molti verso Piazza Duomo. È il Presidente della Fondazione in persona a fare da capotreno, mentre il Direttore Generale intrattiene gli ospiti. Più di così…
Il prossimo appuntamento fra due settimane, al ritorno dalla gita elvetica. Sul podio ci sarà Wayne Marshall, a dirigere un programma finno-russo, col concerto per violino suonato da Francesca Dega e la suite dello straordinario Romeo&Giulietta.
Inizia proprio con delle variazioni. Precisamente di Rossini per clarinetto, quello di Matthias Müller. Il programma di sala – come sempre molto ben redatto, con dovizia di informazioni e di approfondimenti – descrive minuziosamente, presentandone un’analisi formale, le Variazioni del 1809, di un Rossini diciassettenne. Poi, nelle ultime righe della nota all’ascolto, cita le Variations pour la clarinette, pubblicate nel 1920 a Lipsia e di dubbia paternità. E sono queste, che recepiscono temi da La donna del lago, scritta un anno prima, ed hanno una assai più complessa struttura e maggior durata rispetto a quelle del 1809, ad essere presentate da Matthias Müller. Con grande virtuosismo e, meritatamente, calda accoglienza.
Poi avrebbe dovuto dovrebbe essere la volta di Marcello Giordani, ad offrirci le Otto romanze di Giuseppe Verdi, scritte originariamente per pianoforte e orchestrate tempo fa da Luciano Berio. Ma già un aggiornamento al sito internet dell’Orchestra, e poi un foglietto allegato all’ultimo momento al programma di sala, ci aveva informato dell’improvvisa defezione del tenore, sostituito da Giuseppe Varano. Questo il programma:
1. In solitaria stanza (Jacopo Vittorelli) (Renata Tebaldi, di chi sarà l’orchestrazione?)
2. Il poveretto (S. Manfredo Maggioni) (J.A.Vergel)
3. Il Mistero (Felice Romani) (Victoria Bezetti)
4. L’esule (Temistocle Solera) (Mirella Golinelli)
5. Deh, pietoso, oh addolorata (J. W. v. Goethe, trad. di Luigi Balestra) (Clara Polito)
6. Il tramonto (Andrea Maffei) (Alfredo Kraus)
7. Ad una stella (Andrea Maffei) (Renata Scotto – 3’00”)
8. Brindisi (Andrea Maffei) (Renata Scotto – 2’15”)
(Di passaggio segnalo il sito web, curato dalla canadese Emily Ezust, dove sono catalogati e pubblicamente disponibili quasi 70.000 testi di lieder e romanze. Una vera miniera d’oro!)
Rispetto alle esecuzioni rintracciabili anche su Youtube (di cui ho riportato esempi più sopra) la versione di Berio aggiunge parecchio all’ambientazione e all’atmosfera. Come lo stesso Berio ammette, la sua orchestrazione tiene conto di tutto ciò che verrà (e non solo in Verdi!) anche dopo la composizione di queste romanze. Per dirne una, Ad una stella contiene tratti quasi espressionisti…
Varano ha una voce piuttosto profonda, direi da baritenore. Non so quanto tempo abbia avuto a disposizione per provare… immagino poco. Quindi meritati a maggior ragione gli applausi di cui il pubblico – abbastanza nutrito - lo ha gratificato alla fine.
Dopo la pausa, ecco i Quadri raveliani, appena ascoltati lunedi scorso dai Trepper Philharmoniker con Chung. Roberto Abbado ne dà un’interpretazione a forti chiaroscuri e l’Orchestra risponde da par suo, nell’insieme e nelle parti solistiche: brava in particolare la sassofonista, dislocata qui a ridosso dei corni, mentre Chung aveva sistemato lo strumento a destra, accanto alle tube. Ma bravi tutti (perdoneremo qualche macchiolina degli ottoni) nel rendere al meglio le mille sfumature di cui Ravel arricchisce l’originale e asciutta versione di Musorgski. Chiusa pesantissima (Chung si era di molto trattenuto) e trionfo assicurato.
Adesso l’Orchestra, con lo stesso programma e gli stessi interpreti, si sposta in Svizzera (5 concerti a cavallo fra settembre e ottobre). E allora, come preventivo omaggio al Paese dell’emmenthal (e ancora confrontandosi a distanza con i Filarmonici, e con la Santa Cecilia) i nostri ci offrono come bis l’Ouverture dal Guglielmo Tell. Accolta da ovazioni, inutile dirlo…
Fuori, dopo una decina di minuti, arriva lo speciale jumbo-tram che accompagna molti verso Piazza Duomo. È il Presidente della Fondazione in persona a fare da capotreno, mentre il Direttore Generale intrattiene gli ospiti. Più di così…
Il prossimo appuntamento fra due settimane, al ritorno dalla gita elvetica. Sul podio ci sarà Wayne Marshall, a dirigere un programma finno-russo, col concerto per violino suonato da Francesca Dega e la suite dello straordinario Romeo&Giulietta.
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