Domenica 6 e martedi 8 aprile il Teatro Valli di Reggio Emilia sarà - per una volta, ma che occasione! - al centro del mondo.
Ospiterà infatti il primo cimento in assoluto di Claudio Abbado con Fidelio, un avvenimento che qualcuno - a buona ragione - attende da una vita...
Abbado sta studiando Fidelio da almeno 30 anni e questo ciclo italo-spagnolo - ahinoi - potrebbe essere la prima e l’ultima sua interpretazione pubblica dell’Opera di Beethoven. Quindi non è fuori luogo avanzare qualche domandina sull’approccio che il maestro terrà:
a. Come tratterà i recitativi? Taglio totale, in modo da offrirci un distillato di pura musica, oppure rispetto totale del testo, nella tradizione del Singspiel (col rischio però di annoiamenti, agitazioni scomposte e perdita di concentrazione nel pubblico)? O un’onesta via di mezzo, per mantenere il filo narrativo del plot (però solo per i germanofoni... o il Valli ha il display di sottotitoli con la traduzione)?
b. La Leonore III verrà infilata fra le ultime due scene, come cominciò a fare Mahler più di un secolo fa, e come si vede spesso fare ancor oggi?
c. Verrà messo in risalto lo stacco fra il primo atto (leggero, mozartiano) e il secondo (virile, quasi romantico)? O invece sentiremo un Fidelio espressionista, senza sdolcinamenti e senza perorazioni drammatiche?
d. Insomma: avremo il Beethoven binario-razionale (bene-male, amore-odio, libertà-schiavitù, giustizia-tirannide, luce-oscurità) o un Beethoven lirico e problematico?
Per intanto notiamo che, a tre settimane da questo straordinario appuntamento, ancora ci sono (e per restare al solo web) parecchi posti invenduti. È questo un segno piuttosto preoccupante.
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