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consulta e zecche rosse

28 marzo, 2008

Aspettando Fidelio

Chi - come lo scrivente - ha una particolare propensione (nel campo del dramma musicale) per Wagner sa benissimo quanto Beethoven stia su un altro pianeta (nel bene e nel male, si potrebbe dire…)

Con Wagner si soffre e si gioisce, ci si esalta e ci si dispera, si ride e si piange, ci si droga e ci si ubriaca, si odia e si ama… con Beethoven si può solamente ragionare.

Tutta la sua musica strumentale è ostinatamente fondata su un preciso programma interno: la proposizione del primato della ragione e della volontà positiva, come requisito indispensabile per il riscatto dell‘umanità; e così anche la sua (unica) opera è imperniata sul perseguimento di un obiettivo di giustizia, libertà e amore da parte di un essere umano, per di più di genere femminile (e si tratta di una donna normale, certamente non di un‘eroina nel senso classico del termine, men che meno di una moderna femminista o di una paladina delle quote-rosa).

Leonore si trova esattamente agli antipodi di tutte le femmine wagneriane (e, in genere, della letteratura romantica, musicale e non): lei agisce, positivamente e con incrollabile fede e volontà, per raggiungere un nobile e universale obiettivo.

Le wagneriane Senta, Elisabeth, Elsa, Gutrune, Isolde, Eva, Kundry (così come la bayroniana Astarte o la Gretchen di Göthe o l‘Agathe del Freischütz, per non parlare dell‘ispiratrice dell‘ideé fixe della Symphonie fantastique di Berlioz) sono puri oggetti di consolazione, strumenti di salvezza (o magari di perdizione) che esistono ed operano in funzione esclusiva del maschio infelice, sfortunato, perseguitato, o comunque variamente complessato.

Un tema come quello dell‘esaltazione dell‘amore coniugale - in nome del quale si è pronti a lottare contro un potere protervo, per ristabilire giustizia e libertà - poteva attrarre il puro e un pò ingenuo Beethoven (forse anche perchè lui non aveva mai vissuto la condizione di coniugato), mentre avrebbe fatto solo sorridere Wagner, che del menàge familiare ben conosceva tutte le meschinità, più che i valori (le sue stesse seconde nozze con Cosima Liszt sanno più di un‘operazione aziendale di merger&acquisition, che non di santificazione dell‘Amore…)

Beethoven sta a Wagner come Kant a Göthe; incarna, in musica, l’esprit de geometrie, contrapposto all’esprit de finesse… ma non c’è dubbio che l’uomo è fatto anche di carne, non solo di materia grigia: e questo spiega perchè noi possiamo essere attratti da Göthe più che da Kant e perchè Fidelio si rappresenta col contagocce, mentre Wagner si trova da sempre in quasi tutti i cartelloni.

1 commento:

Amfortas ha detto...

Bello questo tuo paragone, ci penso un po' su.
Ciao.