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11 novembre, 2007

Tristan und Isolde: una tesi freudiana (I)

Tristan e Isolde si innamorano - per Novella4000: colpo di fulmine - al primo incontro. Per l’esattezza: nel preciso istante dello sguardo.

Lei, che ha riconosciuto Tristan nel Tantris sofferente, invece di ucciderlo, lo guarisce: ciò facendo, gli rivela implicitamente il suo amore, ma la sua presunzione (di donna intellettualmente emancipata) e insieme il suo subconscio (di donna tout-cour) le impediscono di abbassarsi ad esternargli il suo sentimento, e le impongono di attendere che sia Tristan a fare il primo passo.

Tristan non solo si rende conto di essersi innamorato (orrore, per un cavaliere della sua statura!) e sa perfettamente - o almeno così crede il suo (maschilista?) subconscio - di aver fatto colpo su Isolde, ma la sua presunzione (di maschio superiore) gli impedisce di abbassarsi ad esternarle il suo sentimento, e gli impone di aspettare che sia lei a cadergli ai piedi.

Ecco il cuore del dramma: entrambi aspettano che sia l’altro(a) a cedere per primo(a).

Una situazione di stallo, un autentico surplace; e quindi un equilibrio instabile, che non può diventare normalità, ma che dovrà essere rotto, inevitabilmente e traumaticamente.

Infatti, siccome nessuno dei due è disposto a cedere, la nevrosi che si crea all’interno delle rispettive psiche e quindi fra le loro persone, sale fino al parossismo. Entrambi perdono letteralmente la testa (in linguaggio scientifico: schizofrenia acuta) e mettono in atto sconsiderati propositi di distruzione dell’altro(a), in un’assurda e freudiana escalation, che culmina con il gesto di suprema, speculare presunzione: l’assunzione del filtro.

E per l’appunto il filtro aliena finalmente entrambi dalla schiavitù delle convenzioni (i vacui e presuntuosi vaneggiamenti, i rispettivi Träume, di Ehre e Schmach) e così può finalmente entrare in campo e in scena una cosa, straordinaria ma indescrivibile perchè oscura (misterioso, altero...) che quelle stesse convenzioni (di cui anche noi spettatori siamo schiavi) chiamano irrispettosamente: amore.

E soltanto un mezzo - posto nelle sapienti mani di un autentico stregone - poteva riuscire nella proibitiva impresa di descriverci quella cosa: la Musica.

(per i dettagli, alla prossima postata...)

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