percorsi

da stellantis a stallantis

27 novembre, 2007

Deliri

a. (sehr lebehaft) 3-4-3-3-4-3-4-3-4-4-3-4-4-4-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3-3
(accel.) 3-3-3-3-5-5-5-5-5-5-5-4-4-4
b. 3-4-4-3-4-4-3-4-3-4-3-3-3-3-4-3-3-3
c. 3-3-3-5-5
d. 5-5-4-4 (accel.) 4-4-3-3-3-2-2-2-2

I musico-tecnici avranno già capito trattarsi della sequenza di 76 misure (le cifre rappresentano il numero di semiminime per ciascuna di esse) dell’inizio della penultima scena del Tristan: sostengono l’ultimo stadio del di lui delirio, dal momento in cui Kurwenal lo lascia - per andare a prendergli Isolde, appena sbarcata - a quando Isolde entra a sua volta in scena.

La continua irregolarità del tempo musicale è lo specchio di quella del tempo psichico di Tristan, ed anche di quella dei suoi movimenti fisici. La didascalìa ci avverte che lui è:

(a.) dapprima preso da massima agitazione (O diese Sonne...) mentre ancora è sdraiato sul suo giaciglio, poi
(b.) si drizza completamente (Mit blutender Wunde...) quindi
(c.) strappa le bende dalla ferita (Heia, mein Blut) e infine
(d.) balza dal giaciglio ed avanza barcollando (Die mir die Wunde...)

(Parentesi malignotta, stanti i precedenti: Chéreau ci farà caso, alle didascalìe scritte in partitura, o si inventerà qualcos’altro di sana pianta? Se non si fosse capito, personalmente giudico il cosiddetto Regietheater alla stregua di un crimine da perseguire penalmente...)

Già Händel aveva usato (Orlando) la metrica di 5/8 per descrivere lo stato d’animo di persone in preda alla pazzia o all’isteria. Poi invece Ciajkovski musicherà nel claudicante tempo di 5/4 l’intero secondo movimento della sua “Patetica”, ma per richiamare il ritmo di danze popolari, non certo per descrivere un dramma psichico. Lo stesso Mahler impiegherà in molte sue composizioni - a volte in modo superficiale e gratuito - la tecnica dei continui salti di tempo.

Personalmente trovo - se non proprio una similitudine stretta - quantomeno un’analogia nell’ambientazione psicologica di questo passaggio con quello di cui è protagonista Florestan, all’inizio del secondo atto del Fidelio (sappiamo quanto Wagner ammirasse Beethoven); in particolare con la frase Und spür ich nicht linde... - un poco allegro, dopo l’adagio di In des Lebens Frühlingstagen... - con cui Florestan manifesta, anche lui in preda ad una specie di delirio (Wahnsinn, si legge in partitura) il presentimento dell’arrivo liberatore di Leonore.

Sono stati di un animo alterato o irresistibili e spaventevoli pulsioni della psiche (Dies furchtbare Sehnen...) quelli che in entrambi i casi vegono stupendamente rappresentati in musica.

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