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17 novembre, 2021

laVerdi ancora alla Scala (per MilanoMusica) mentre si prepara al 2022

Ieri sera laVerdi è tornata al Piermarini (abbastanza affollato) nell’ambito del Festival Milano Musica per presentare un programma assai impegnativo, sotto la bacchetta di Michele Gamba, ormai più che una promessa nel panorama direttoriale italiano.

Ha aperto la serata to an utterance di Rebecca Saunders, del 2020, interpretato alla tastiera dal pianista Nicolas Hodges (munito di guanti senza dita, come da precisa prescrizione) che già aveva suonato il brano alla prima assoluta a Lucerna.

Basta un’occhiata alla partitura per avere un’idea, sia pur sommaria, del contenuto: di musica come siamo abituati a pensarla (melodia-armonia, sia pur seriale e dissonante...) non ce n’è. Siamo invece in presenza di continui sussulti, singulti, imprecazioni, cascate e scivoloni (i mille glissando...), strazi sonori che si protraggono per mezz’ora e improvvisamente si estinguono, senza alcuna (fino a prova contraria) narrativa. E la stessa prefazione che l’Autrice pone in testa alla partitura in fondo ce lo conferma. Quanto poi alla meticolosità delle indicazioni per l’esecutore, beh, a me pare già un segno di... impotenza, ecco. 

Detto con tutto il rispetto, sia ben chiaro.

Hodges, che la conosce (quasi...) a memoria, essendone stato primo interprete oltre che dedicatario, e Gamba (che immagino l’abbia conosciuta in questa occasione) l’avranno pur resa secondo le intenzioni dell’Autrice, ma basta questo a far uscire quest’opera dal recinto della musica (?!) di élite autoreferenziali?

Comunque buona parte del pubblico ha applaudito, quindi o tutta l’élite era lì, oppure a molti la cosa è piaciuta, e buon per loro.
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Del maestro (uno dei) della Saunders, Wolfgang Rihm, è stata poi eseguita la Verwandlung III, deI 2007. Qui devo dire che ci si raccapezza già di più, quanto meno melodia-armonia ci sono, e come, magari un po’ ostiche da digerire, ma almeno comprensibili e delineanti un percorso, appunto una narrativa, come del resto indica il titolo (metamorfosi).

Ciò spiega, credo, gli applausi assai più convinti che hanno accolto l’esecuzione dei verdini (! questi sono buoni, però...)
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Ha chiuso la serata Four Sea Interludes di Benjamin Britten. Questo collage estrapolato dal Peter Grimes ha quasi l’aspetto di un poema sinfonico di soggetto marino, musica assai accattivante, anche se personalmente la ritengo più apprezzabile proprio quando inserita nell’originario contesto dell’opera.

Insomma, procedendo a ritroso nel tempo il tasso di musica è cresciuto a vista d’occhio udito d’orecchio! (fossimo retrocessi ancora, tipo a Dvorak, chissà che festa, hahaha!)

Chi ha fatto un figurone è comunque l’Orchestra, che dimostra di non temere alcun terreno, per quanto ostico. Buon viatico per la seconda parte della stagione 21-22, annunciata ieri stesso.
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Poche ore prima in Auditorium si era tenuta infatti la presentazione della seconda parte della stagione 21-22 de laVerdi. La Presidente Ambra Redaelli ha fatto gli onori di casa e il Direttore Generale ed Artistico Ruben Jais ha esposto il programma della stagione principale (20 concerti che spaziano da Capodanno a fine Maggio) e delle sei (!) stagioni collaterali.

Presenti, come da tradizione, gli Assessori alla Cultura di Regione Lombardia (rappresentato da Graziella Gattulli, che ha letto un messaggio del titolare Galli) e Comune di Milano (Tommaso Sacchi) che supportano generosamente le operazioni della Fondazione; gradito anche il messaggio, letto dalla Presidente, del Ministro Dario Franceschini, che ha elogiato l’opera della Fondazione in favore dello sviluppo della cultura in Italia e non solo.

I concerti - si torna ad un approccio degli ultimi anni pre-Covid - avranno per metà tre repliche (giovedi-venerdi-domenica) e per metà due (venerdi-domenica) agli orari consueti (20:30, 20:00 e 16:00).

La scelta dei brani in programma ha tenuto conto di eventuali... recrudescenze nelle limitazioni relative al distanziamento, e quindi si è orientata ad opere che - in casi di emergenza, appunto - possano essere eseguite senza danni anche con organici ridotti rispetto allo standard. Quindi poco Mahler, poco Bruckner e niente Strauss, per dire. In particolare è il Coro ad essere abbastanza penalizzato, e l’unica sua presenza (la Nona beethoveniana di Capodanno) lo vedrà cantare dalla balconata.

Oltre a Flor, che dirigerà 5 concerti (più uno con la Sinfonica Giovanile) prima di concludere il suo term come Direttore Musicale, tornano Axelrod, Caetani, Grazioli, Boreyko, Bignamini, Guggeis, Jais, Lintu, Kochanovsky e Sanderling; e poi Kristian Järvi, Gamzou, Forès Veses, Vizireanu e Pascal.

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