La
seconda (e ultima) parte del dittico
berlioziano interpretato da Riccardo
Muti al Ravenna-Festival del 2008 ha
come oggetto l’Op.14b, Lélio, ou Le retour à la vie.
Come per
la Fantastique, la cui lezione aveva
avuto luogo nel 2007, anche il Lélio fu oggetto di prova d’orchestra al Teatro Alighieri. Come era accaduto a Salzburg
l’anno precedente (e come anche a Parigi e Chicago
successivamente) la voce recitante è quella di Gérard Depardieu.
Qui il video
della prova. Che non era una generale
(tenuta il giorno successivo) mancando il coro e il baritono, ma appunto una lezione sulla genesi e sulle
caratteristiche salienti della composizione. Tre anni orsono avevo scritto alcune
note sul Lélio, in occasione di una sua comparsa nella stagione de
laVerdi, e quindi rimando i curiosi
a quei commenti, influenzati anche da questa lezione mutiana (dare a Riccardo
quel ch’è di Riccardo) colà menzionata.
Muti
riconosce che il Lélio manca di unità musicale, essendo il risultato di
un’operazione di assemblaggio di sei brani composti in precedenza e qui
impiegati per supportare le confessioni - ultra-romantiche per davvero - dell’Autore.
Per questa lezione non
è presente il coro, che è chiamato ad interpretare tre dei sei numeri musicali. Così, mentre i sette
interventi del recitante non subiscono alcun taglio, quelli che prevedono il
coro vengono o mutilati (La chanson des
brigands, di cui si prova solo l’introduzione) oppure eseguiti dalla sola
orchestra, senza le voci, surrogate da... mugugni del maeschtre. In particolare Muti si scatena nella Tempesta, il brano di gran lunga più
corposo (oltrechè conclusivo) dell’opera, arricchendo l’esecuzione anche con
dotte citazioni shakespeariane.
Depardieu, con la sua
stazza da portaerei, è ovviamente al centro dell’attenzione, cosa del resto
prevista dall’Autore e resa plasticamente evidente dalle dimensioni king-size della poltrona a lui riservata
al proscenio. Muti lo accoglie con... calore, sottolineando impietosamente gli
effetti che la temperatura torrida di Ravenna ha prodotto su quella gran massa
di carne.
Non manca qualche
piccola gag, come in occasione del Chant de bonheur e de La harpe éolienne, souvenirs, con le richieste di Muti di spegnere il condizionamento, il che
provoca qualche smorfia di disappunto dell’attore. Il quale per il resto mette
in mostra le sue qualità e la sua... imponente presenza scenica.
Muti, alla fine della
lezione, mentre Depardieu raccoglie gli applausi del pubblico, pronuncia una
frase tutta da interpretare: credevo di aver
lasciato qualcosa di più... (!?)
Infine, ecco qui
riproposto l’audio
dell’esecuzione in concerto al Pala deAndré, inclusi gli 8 minuti di
applausi finali per i protagonisti, in particolare per Depardieu, del quale si
odono più che altro grugniti e risolini di soddisfazione e ringraziamento.
(2. fine)
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