Dopo 16 mesi dalla sua prima
visita in assoluto ha fatto ritorno al Piermarini un grande vecchio (88
suonati!): Bernard Haitink. Per
guidare strumenti e voci scaligere in un altro monumento della nostra civiltà
musicale: dopo quel Requiem
brahmsiano, è stata la volta della colossale Missa beethoveniana. Eccone una sua abbastanza recente interpretazione con i radiofonici-bavaresi, della quale è
superstite qui il basso-baritono Hanno Müller-Brachmann. Con lui il tenore Peter Sonn, recente apprezzato David nei
Meistersinger e le due voci femminili di Camilla
Tilling e Gerhild Romberger.
Haitink ha una lunga consuetudine con la
Missa: solo sul tubo lo si può
ascoltare (sempre con i bavaresi) nel 2003 e
prima ancora (1997) con la BBC ai PROMS (per
inciso, la Missa è ospite assai frequente in quella kermesse estiva, che evidentemente non è poi così... leggera come
si potrebbe credere).
Teatro abbastanza affollato per questa
terza e ultima tornata del concerto: alla fine del quale ci sono stati grandi
applausi per tutti, ma soprattutto per lui, questo vecchietto arzillo e schivo
che in 90 minuti avrà usato il trespolo collocato su podio sì e no per 90
secondi, per il resto dirigendo ben ritto sulle gambe e con la proverbiale sobrietà
di gesto.
Sui suoi
tempi (sempre assai... sostenuti) si potrebbe discutere, come sul livello
(buono ma non eccelso) delle voci soliste (splendido invero il coro di Casoni) ma il piacere che si prova
ascoltando queste note fa sciogliere ogni appunto critico. L’emozione al Benedictus (col magico violino di Francesco Manara) e al conclusivo Agnus Dei è sempre indicibile: una
decina di secondi di doveroso silenzio assoluto ha preceduto l’applauso
liberatorio.
Ripetute chiamate per i solisti e per Haitink,
che uscendo sempre si fermava davanti ai tre gradini che portano fuori dal
palco: l’ultima volta è stato Pereira a rispingerlo letteralmente verso il
podio, per prendersi una strameritata ovazione, a questa Missa e ad una
carriera gloriosa quanto sobriamente vissuta. Chissà se anche per lui in Scala non
ci sarà due senza tre!
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