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16 giugno, 2017

2017 con laVerdi – 24


Programma dalla struttura super-tradizionale quello diretto questa settimana da Oleg Caetani: un’ouverture, un poema sinfonico e una grande sinfonia.

Protagonista della prima parte la figura di Don Giovanni, che ritroviamo nella celebre Ouvertura dell’opera mozartiana e subito dopo nel Don Juan di Richard Strauss. Devo dire che Caetani non mi ha completamente convinto: già l’attacco dell’Ouvertura ha mancato di mettere nella dovuta evidenza quei due autentici abissi infernali evocati dalle minime di viole, archi bassi e fagotti (battute 2 e 4) che si estendono oltre le semiminime del resto degli strumenti (è una perla del Teofilo, che anticipa qui lo spaventevole ingresso della Statua nella scena XXV dell’opera). Poi le cose sono andate discretamente bene.

Anche il Tondichtung ha avuto un inizio piuttosto travagliato: gran fracasso generale dal quale faticavano ad emergere le linee melodiche. Poi le cose sono migliorate assai, grazie ai passaggi piu solistici: l’oboe della love-scene in SOL maggiore e i quattro corni all’unisono del successivo tema eroico. Curioso (e anche... preoccupante) che Caetani dirigesse leggendo a fatica una Taschenpartitur!  

Molto meglio la Quinta di Ciajkovski, che il maestro russo-elvetico-italiano conosce a memoria e che l’Orchestra ormai presenta quasi regolarmente in ogni stagione (ultimamente diretta da Xian, Axelrod e Bignamini). Emozionante come sempre l’Andante cantabile, strepitosi gli ottoni nel finale, dove il fato, che si era fin lì manifestato come destino-cinico-e-baro, si trasfigura in prospettiva addirittura trionfale. 

Trionfo che il pubblico assai folto non ha mancato di tributare a tutti con applausi e ovazioni.

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