Ancora
Xian e ancora Mahler per il concerto settimanale de laVerdi. Chissà se c’entra qualcosa l’inopinato
cambiamento di date (mercoledi-giovedi in luogo di giovedi-domenica) fatto sta
che l’Auditorium era desolatamente semideserto... E del resto già il programma non
è certo di quelli da attirare folle assatanate, proponendo l’incompresa del boemo, la sua Settima. Perchè incompresa? Ce lo
spiega assai bene Ugo Duse, nel suo
fondamentale testo su Mahler del 1973 (purtroppo non più ristampato):
Il giudizio di Duse, che inquadra la
sinfonia nella prospettiva di un riscatto dalle deplorevoli deviazioni
soggettivistiche della Sesta, si può
leggere in una mia nota, redatta in occasione della precedente esecuzione in
Auditorium e corredata di una succinta guida
all’ascolto. Invece, una mia interpretazione in chiave semiseria della Settima all’interno del corpus sinfonico mahleriano si può
trovare in questo commento ad una proposta della Scala con
Chailly.
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Che dire di ieri sera? Mah, di fracasso
se n’è sentito abbastanza, solo che (mi) è parso un filino fine a se stesso,
ecco. Così i due movimenti esterni avranno pure eccitato gli animi (infatti
alla fine i pochi intimi hanno applaudito anche per gli assenti) ma questo non
mi sembra basti a dare all’esecuzione un voto più alto di un 6--. E per fortuna
le due serenate e il walzeraccio centrale sono stati almeno su un livello
dignitoso.
Insomma, una serata che mi ha lasciato un
po’ di amaro in bocca.
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