Dal 16 c.m. e fino al 5 aprile la Scala
ospiterà sette recite dei colossali Meistersinger,
che mancano dal Piermarini da praticamente 27 anni (Wolfgang Sawallisch, ‘90). E 28 anni avevano separato quella
produzione dalla precedente (Karl Böhm,
‘62) arrivata solo 10 dopo quella del denazificato Wilhelm Furtwängler (’52).
Dopo un’eternità torna sul podio per
dirigere questo mastodonte un Maestro italiano, Daniele Gatti. Prima di lui si deve risalire a Toscanini; ma italiano era stato il Direttore della prima scaligera: Franco Faccio, a SantoStefano del 1889, con versione ritmica in
italiano di Zanardini e abbondanti tagli operati da tale Giacomo Puccini (!
ideona per Chailly: riesumare quella versione per un prossimo SantAmbrogio!)
Si tratta quindi di un autentico evento (non ne capitava uno simile dal
2013, anno del bicentenario wagneriano, con le due edizioni compatte del Ring di Barenboim-Cassiers) che merita
quindi qualche nota di presentazione. In questa e nelle prossime puntate del
post mi occuperò di alcuni aspetti extra-musicali, curiosità o leggende
metropolitane che circolano da sempre su quest’opera.
A cominciare dalle circostanze che
spinsero Wagner a tornare a 16 anni di distanza su un soggetto immaginato già
nel 1845; per passare ai problemi di natura politica (o para-) che il testo
presenta: conservazione vs innovazione, élites vs popolo; e poi alle accuse di
proto-nazismo e apologia di antisemitismo che sono state mosse all’opera; e alla
tanto controversa citazione di Rossini.
Ma a proposito di ricorrenze, nel 2017 cade
nientemeno che il 500° anniversario della nascita della Riforma luterana: precisamente il 31 ottobre del 1517 Martin Luther
espose su questo portale della Schlosskirke
di Wittenberg le sue rivoluzionarie tesi:
Ebbene: Luther è uno dei... personaggi
dei Meistersinger! No, non sentiamo cantare lui, ma ne sentiamo cantare dal
popolo le lodi che l'Hans Sachs storico scrisse al suo indirizzo l’8 luglio 1523. È il famoso Wacht auf! (Risvegliatevi!) che apre Die wittenbergische Nachtigall, nel
quale Luther viene poeticamente dipinto come un usignolo il cui canto ormai si
spande in ogni dove, mentre sul mondo intero spunta una nuova alba rosseggiante:
Wagner musica i primi otto (dei 700) versi del
poemetto, che già contengono spunti piuttosto evidenti: la notte (Chiesa romana) e il giorno (la Riforma). Segue un’allegoria che
descrive il gregge (la cristianità) che si fa abbindolare di notte dal chiarore
lunare (ingannevoli sofisti) e abbandona l’ovile per andarsene nella giungla dietro
ad un leone (il Papa!) Il leone comincia ad ammazzare molte pecore,
finchè l’usignolo (Luther) sveglia il gregge dalla sua cecità, il che manda il
leone su tutte le furie: così chiama a raccolta tutti gli animali più immondi
(asini, maiali, capre, gatti, lumache, rane, oche selvatiche) per cercare di
tacitare l’usignolo; ma esso continua a cantare e all’arrivo del giorno il
gregge può tornare all’ovile!
La compagnia dei Maestri Cantori è formata da 12 individui, i cui nomi Wagner prese di peso da un trattato secentesco di Johann–Christoph Wagenseil:
La compagnia dei Maestri Cantori è formata da 12 individui, i cui nomi Wagner prese di peso da un trattato secentesco di Johann–Christoph Wagenseil:
Come si vede, a parte qualche differenza grafica e
al cantore Zorn, cui Wagner mutò il
nome da Friz a Balthasar, sono precisamente gli 11 nomi che Kothner chiama nell’appello
del primo atto. Uno di costoro, precisamente Niclaus Vogel risulta assente perchè
malato, e quindi non ne risentiremo più parlare. Di fatto il suo posto fra i 12
lo prende Hans Sachs, che nella lista di Wagenseil manca perchè vissuto
posteriormente agli altri (ma è comunque ampiamente citato in altre parti del testo).
Il quale testo riporta inoltre le regole formali dei canti (il Bar, costituito da due Stollen e un Abesang) e poi elenca minuziosamente ben 33 (quanti gli anni di Cristo!)
tipi di errori che contravvengono alle regole della Tabulatur. Poi ecco un interminabile elenco di 223 arie dei Maestri (David nell’opera ne
cita – pur prolissamente - solo una piccola parte, quanto basta a spaventare
Stolzing): si va dalle semplici canzoni con 5 rime fino alle più complesse, con
34 rime, una delle quali ultime è proprio di Sachs! E non manca la minuziosa
descrizione dell’interno della chiesa di Santa Caterina dove si svolgevano le
prove e gli esami per gli aspiranti cantori; e come l’aspirante cantore venisse
giudicato da ben 4 Merker (Kothner ne
nominerà solo uno – Beckmesser - essendo il soggetto della canzone di Walther
di natura non religiosa, ma laica!) Tutti concetti e oggetti ripresi puntualmente
da Wagner nella sua opera.
Più labili e tutto sommato superficiali sono invece i legami fra i Meistersinger e l’opera comica Hans Sachs di Albert Lortzing (a sua volta ispirata al lavoro teatrale di pari titolo dell’austriaco Johann Ludwig (Ferdinand) Deinhardstein) che Wagner certamente conosceva, ma dal cui soggetto si discostò assai, a cominciare dalla figura centrale di Sachs, che da giovane e ambizioso personaggio qual’è in Lortzing si trasforma con Wagner in un grande saggio (e pure... paraculo!) Piuttosto, a proposito di Sachs, la sua accorata esternazione (”Wahn! Wahn! Überall Wahn!”) sembra proprio anticipare, in versione seriosa, il verdiano “Tutto nel mondo è burla!”
___
(continua...)
Più labili e tutto sommato superficiali sono invece i legami fra i Meistersinger e l’opera comica Hans Sachs di Albert Lortzing (a sua volta ispirata al lavoro teatrale di pari titolo dell’austriaco Johann Ludwig (Ferdinand) Deinhardstein) che Wagner certamente conosceva, ma dal cui soggetto si discostò assai, a cominciare dalla figura centrale di Sachs, che da giovane e ambizioso personaggio qual’è in Lortzing si trasforma con Wagner in un grande saggio (e pure... paraculo!) Piuttosto, a proposito di Sachs, la sua accorata esternazione (”Wahn! Wahn! Überall Wahn!”) sembra proprio anticipare, in versione seriosa, il verdiano “Tutto nel mondo è burla!”
___
(continua...)
Nessun commento:
Posta un commento