Leonard
Slatkin
torna dopo lungo tempo a guidare laVerdi
in un concerto dedicato a Berlioz, con
antipasto... moderno.
Ascoltiamo infatti in
apertura Circuits dell’americana Cindy
McTee (che casualmente risulta essere... la moglie del Direttore!) una
breve composizione del 1990
per strumenti a fiato e percussioni, poi ristrumentata anche con gli archi.
Stando all’Autrice, il titolo si giustifica con la presenza di ostinate
ripetizioni motiviche su un tappeto di insistenti semicrome. Ciascuno può
farsene un’idea (anche di come la dirige il maritino!) qui.
I 5 minuti passano tutto sommato abbastanza piacevolmente, con un progressivo arricchimento di spunti melodici che rompono la monotonia dell’ostinato sottostante. Applausi che non si negano mai in simili circostanze; tanto più quando a riceverli sono due simpatici turisti yankee di mezza età, lui tarchiato, canuto e cicciottello (gli hanno messo un gradino per salire sul podio); lei magra, asciutta, con corta capigliatura argentea...
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È un ritorno anche
quello di Lisa Larsson, nuovamente qui
dopo più di due anni per interpretare la Cléopâtre, una scena lirica per voce ed orchestra, nella quale Berlioz musicò (1829)
versi di Pierre-Ange Vieillard de Boismartin,
ispirati alla morte della Regina egizia. È suddiviso in 7 sezioni (qui il riferimento ad un’interpretazione della grande Jessie Norman):
1. Introduzione strumentale (Allegro vivace con impeto)
2. Recitativo (1’39”) C'en est donc fait!
3. Aria (3’11”, Lento cantabile) Ah! qu'ils sont loin ces jours...
4. Recitativo (9’26”) Au comble des revers...
5. Méditation (10’35”, Largo, misterioso) Grands Pharaons, nobles Lagides...
6. Aria (15’40”, Allegro assai agitato) Non!.. non, de vos demeures funèbres...
7. Recitativo misurato (18’40”) Dieux du Nil... vous m'avez... trahie!
Alla maniera di Rossini, anche Berlioz reimpiegò passaggi di quest’opera piuttosto sfortunata (non gli procurò l’ambito Prix de Rome e passò presto nel dimenticatoio) in lavori successivi: le cinque battute (dal n°3) sul verso Où sur le sein des mers, comparable à Vénus furono impiegate nel Cellini (e da qui nel Carnaval); l’intero passo della Méditation (n°5) fu riutilizzato per musicare il Choeur d'ombres (n°2 del Lélio); un passaggio dell’aria n°6 (da Du destin qui m'accable est-ce à moi de me plaindre?) fu impiegato – con modifiche - nell’Ouverture con coro La Tempête (poi divenuta il n°6 del Lélio).
La bella e bionda Lisa sfoggia la sua voce non potentissima ma assai apropriata ad esprimere i sentimenti di questa donna un po’ complessata e certamente ferita, che per Berlioz sarà una specie di apripista della futura Didon dei Troyens. Per lei applausi calorosi, mentre a laVerdi va il merito di aver proposto quest’opera che non merita proprio di rimanere nel dimenticatoio.
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La bella e bionda Lisa sfoggia la sua voce non potentissima ma assai apropriata ad esprimere i sentimenti di questa donna un po’ complessata e certamente ferita, che per Berlioz sarà una specie di apripista della futura Didon dei Troyens. Per lei applausi calorosi, mentre a laVerdi va il merito di aver proposto quest’opera che non merita proprio di rimanere nel dimenticatoio.
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Chiusura con la Fantastica,
uno dei cavalli di battaglia dell’orchestra. C’è anche qui un labile e indiretto
legame con la Cléopâtre: il celebre tema
dell’Idée fixe viene da una delle
altre tre cantate (Herminie) scritte
da Berlioz per i concorsi al Prix de Rome.
Slatkin dirige a
memoria, ci mette qualcosa di suo a livello dettagli, esegue anche il
ritornello dell’esposizione, ma a
memoria suona evidentemente anche l’Orchestra, che sciorina una delle sue prestazioni
solide e trascinanti. Alla fine ovazioni e applausi ritmati, innescati dai...
piedi degli orchestrali per omaggiare il simpatico Leonard.
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