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09 dicembre, 2016

laVERDI 2016 – Concerto n°37


Ultima apparizione di Zhang Xian sul podio dell’Auditorium in veste di Direttora Musicale de laVERDI (ciò non significa che sparirà per sempre dai Navigli... già nella stagione prossima tornerà per ben 4 concerti!) In programma tutto e solo Beethoven e (quasi) tutti e soli esecutori autarchici, tanto che il concerto sa molto di saggio di fine anno a scuola.

Nicolai Freiherr von Dellingshausen (co-spalla dell’Orchestra, con Santaniello) apre le due parti del concerto esibendosi nelle due Romanze per violino e orchestra: dapprima la più conosciuta (op.50, in FA) e poi con l’op.40 in SOL. Si tratta di lavori chiaramente disimpegnati, ma Beethoven è sempre lui, anche quando si prende qualche attimo di pausa. E il bravo Nicolai si prende i meritati applausi per la sua onorevole prestazione.
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Appunto la spalla storica Luca Santaniello si unisce a Mario Shirai Grigolato (primo violoncello) e al pianista volante Roberto Cominati (che torna qui dopo qualche tempo) per il Concerto triplo. I due agli archi lo avevano già proposto anni fa sempre con Xian e rimando a un post dell’epoca per alcune note sui contenuti del brano.

Se, con una battuta irriverente, dirò che la cosa più interessante è stata vedere Cominati con gli occhiali... non credetemi: un’esecuzione più che dignitosa, se si tiene conto che questo è un pezzo solo apparentemente facile (doveva suonarlo al piano un mezzo principiante, l’Arciduca Rodolfo, allievo del Maestro) ma in realtà ha una struttura e corposità non proprio banali.

Certo, chi ha nelle orecchie esecuzioni come questa magari farà lo schizzinoso, ma io dico bravi a tutti non fosse altro che per averci permesso di godere di questo quasi-capolavoro.
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La chiusura è occupata dalla Quarta sinfonia. Sinfonia pari, quindi sempre sommariamente relegata fra le cenerentole. Così ovviamente non è: l’Introduzione lenta sarà pure un ricordo di Haydn, ma contiene novità mica da poco, con modulazioni enarmoniche che definire ardite (per quei tempi) è ancora poco; il primo tema dovette sembrare un pugno in faccia nell’anno di grazia 1806; il copista meccanicamente scrisse in testa al terzo tempo Menuetto (!) senza accorgersi che non solo è uno Scherzo, ma proprio... da prete (smile!)


Insomma, una signora sinfonia, certo più sulla scia della seconda che della terza, ma sappiamo che anche la seconda non è per nulla una cosuccia trascurable, ecco.

Xian non perde più il vizietto (mica solo suo, s’intende) di cassare brutalmente ogni da-capo, con ciò rendendo a mio modestissimo avviso un cattivo servizio alla Sinfonia. I ragazzi però compensano con una prestazione che questa volta non ha alcuna pecca e si merita prolungate acclamazioni.

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