Dunque ieri la coppia Pappano-McVicar ha debuttato alla Scala importandovi (da Londra) Les Troyens. Radio3 ha diffuso in diretta questa prima, consentendoci almeno di prendere
dimestichezza con l’interpretazione musicale dell’ipertrofico dramma di Berlioz
(quanto allo spettacolo per gli occhi… vedremo più avanti).
A mio modesto parere il trionfatore della
serata è stato Antonio Pappano, che
ha guidato le sterminate masse orchestrali e vocali con una chiarezza assoluta;
nulla gli è sfuggito (e ci ha fatto sfuggire) dei segreti di questa partitura:
dalle macro-strutture ai minimi dettagli, dalle enfatiche scene corali alle
sfumature dei passaggi più intimistici. Insomma, ha compiuto il miracolo di
valorizzare al meglio un’opera che è facilissima da banalizzare se non la si
padroneggia come si deve. E a parte un paio di ritornelli nei balletti
dell’Atto quarto, non ha tagliato una sola battuta di musica.
Col beneficio del dubbio (legato alla
ripresa audio) la Antonacci e la Barcellona mi pare abbiano ben figurato
nei due ruoli principali: non giudico per ora l’aspetto strettamente vocale (la
tecnologia fa sempre brutti scherzi…) ma la grande cura della dizione e dell’espressione
che entrambe hanno mostrato, ciascuna nel proprio ruolo (e sono due ruoli abissalmente
diversi). Forse mi aspettavo di più da Kunde,
dico la verità: ho avuto l’impressione che sia arrivato in-riserva alla grande (e obiettivamente micidiale) aria del quinto
atto.
A giudicare da ciò che si è udito per
radio, pareva di essere al MET: tifo letteralmente da stadio, cosa
assolutamente inconsueta per la Scala e per una prima in particolare! Meglio così.
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