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05 aprile, 2014

Orchestraverdi – Concerto n°28

 

Ancora Xian sul podio (ci tornerà anche la prossima settimana) per una nuova puntata di tutto-Mozart!

Dopo l’Ouverture del DonGiovanni, suonata da Xian con fiero cipiglio, ecco il piatto forte della serata (con tutto il rispetto per la K550!) che è la Sinfonia Concertante della quale sono protagonisti due alfieri de laVerdi: Luca Santaniello e Gabriele Mugnai, sostituiti sulle loro sedie abituali da Dellingshausen e Yamagishi.

Composta nell’ormai divenuta insopportabile (per lui) Salzburg del Colloredo, al ritorno da un lungo viaggio (che aveva toccato Mannheim e poi Parigi, dove gli era… toccato di seppellire la mamma) è un’opera mirabile, che rivela un Mozart ormai adulto e pronto per le prossime grandi tappe (Idomeneo in testa, scritto anch’esso avendo in mente la favolosa orchestra di Mannheim, da lui diretta nelle recite di Monaco) della sua pur breve esistenza.
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Oggi è diventata poco più che una curiosità, ma c’è un particolare da notare subito, ed è la prescrizione di Mozart riguardo l’accordatura della viola: che deve essere di un semitono più alta rispetto al resto dell’orchestra. Ovviamente, per compensare l’effetto di tale accordatura, la parte della viola, invece che in MIb (la tonalità d’impianto dell’intero brano) è notata in RE (un semitono sotto):

Il risultato, in termini di altezza dei suoni, non cambia (con il temperamento equabile, suonare un RE con strumento accordato un semitono sopra equivale esattamente a suonare un MIb con l’accordatura normale) ma cambia assai – oltre che per maggior comodità di esecuzione per il solista - in termini di timbro e risonanza (caratteristiche legate, fra le altre variabili, alla tensione delle corde dello strumento, che ovviamente cresce innalzando l’accordatura e fa produrre quindi armoniche diverse): l’effetto complessivo è quello di una maggior penetrazione del suono della viola, che compensa sua la cupezza naturale e le consente di dialogare con il violino da-pari-a-pari, senza farsi risucchiare dal vortice orchestrale.

Mozart era un esperto violista, e questo è solo un piccolo esempio della cura e della perspicacia che metteva nelle sue composizioni. Per la verità la sua prescrizione è caduta in… prescrizione, anche a seguito dei miglioramenti tecnici apportati via via allo strumento (le corde, appunto) che ne hanno migliorato la qualità e potenza del suono; e ormai quasi nessuno la segue più, salvo che qualche patito di HIP (Historically Informed Performance).

Per la cronaca e per fare altri esempi, anche Richard Strauss, nel Don Quixote, per un passaggio della Variazione 3, chiederà alla viola solista (che scimmiotta Sancho Panza) di accordare in SI anzichè DO la quarta corda (la più bassa) evidentemente per abbrunarne ulteriormente il suono. E questo procedimento di scordatura applicherà anche Mahler nel secondo movimento della sua Quarta sinfonia, laddove al violino solista si richiede di impiegare uno strumento accordato precisamente un tono più in alto (corde in LA-MI-SI-FA# anziché SOL-RE-LA-MI) rispetto agli altri (che suonano in DO minore, con 3 bemolli in chiave). Il violino ha la parte notata in SIb minore (5 bemolli) esattamente un tono sotto rispetto agli altri: stessa altezza di suoni quindi, ma diverso timbro, assai più stridulo (proprio come voleva l’Autore) a seguito della maggior tensione delle corde:

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Questa sinfonia concertante è un vero gioiello, che raggiunge il massimo della preziosità nell’Andante centrale in DO minore, il cui tema principale è una delle pagine più strabilianti dell’intera produzione musicale:

I due moschettieri de laVerdi ne hanno dato – ben supportati da Xian e dai compagni, in formazione ridotta e con le file dei violini arretrate di un paio di metri per mettere loro in maggior risalto - un’interpretazione invero splendida, accolta da autentiche ovazioni. Insomma, è bello constatare che non siamo ancora al punto di dover rimpiangere certi mostri sacri del passato (come i due Oistrakh - con Menhuin sul podio! – in questa storica esecuzione ripresa a Londra, anni ’60).

E per ringraziare il pubblico osannante – e invero oceanico – che gremiva l’Auditorium, i due lo hanno poi deliziato con un indiavolato bis di Piazzolla, in un arrangiamento dedicato proprio da Gabriele a Luca.
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Si è chiuso in bellezza con la celeberrima Sinfonia in Sol minore, nella versione con i clarinetti (originariamente boicottati da Mozart). Grande prestazione di tutti e accoglienza davvero trionfale.

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