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da stellantis a stallantis

24 giugno, 2010

Ma cosa ha fatto di male l’Orchestra Verdi?

Nel 2009:

- ha prodotto 265 concerti: uno per ogni giorno feriale dell'anno, comprese le… ferie!

- ha avuto più di 5.000 abbonati.

- ha gratificato con la sua musica più di 190.000 persone.

- ha incassato al botteghino (biglietti + abbonamenti) più di 1.200.000€.

- ha incassato per concerti fuori programma (soprattutto fuori sede) quasi 1.800.000€.

- ha occupato (mediamente, e solo per le attività artistiche) più di 200 persone.

Queste cifre - da sole – dovrebbero già dire qualcosa: giusto come riferimento, il più grande teatro italiano (la Scala) ha avuto, nel 2009, 500.000 spettatori e circa 10.000 abbonati. Del resto, basta che ognuno faccia riferimento a istituzioni che gli sono vicine (che so, il Teatro lirico della propria città) per rendersi conto che i numeri de laVerdi sono di assoluto rilievo.

E ancor più lo sono se si guarda nel campo delle istituzioni concertistiche. Se si escludono Santa Cecilia (che è inserita fra le Fondazioni lirico-sinfoniche, insieme ai teatri) e l'orchestra RAI (che gode per sua natura di un trattamento sui-generis) laVerdi è – e di gran lunga – al primo posto in Italia, considerando tutti gli indicatori sopra citati: eventi, spettatori, abbonati, ricavi diretti e personale artistico occupato.

E invece – e da qui la domanda del titolo – è all'ultimo posto della classifica quanto a consistenza di contributi pubblici, che sappiamo essere indispensabili per la sopravvivenza di qualunque istituzione artistica (le Fondazioni liriche hanno ricavi diretti che coprono dal 5% al 20% dei costi, al massimo – Scala - al 40%; il resto deve essere coperto da finanziamenti, pubblici o privati).

Proprio in questi giorni si discute tanto – e a ragione - dei tagli di Bondi. Ecco, laVerdi questi tagli li ha subiti quasi ininterrottamente, dalla sua fondazione (1994) ad oggi! Nel senso che: da Stato, Regione, Provincia e Comune ha ricevuto – e neanche sempre – solo qualche briciola. E solo dopo grandi sforzi e fatiche, un paio di anni fa, ottenne dal Ministero una somma una-tantum a parzialissima riparazione, per così dire, dei torti subìti.

Ma la latitanza delle pubbliche Istituzioni è poi ripresa, con pochi squarci di luce. Prima il Comune di Milano e poi la Regione Lombardia si sono convinti che laVerdi meriti almeno il trattamento di altre associazioni concertistiche, ed hanno cominciato ad erogare qualche contributo. Ma è lo Stato che ancora non fa – per così dire – il suo dovere. Dopo aver riconosciuto che laVerdi ha il buon diritto ad accedere alle risorse centrali (del FUS) per una certa cifra annua, pur al di sotto della media, ha di fatto stretto i cordoni della borsa. Il risultato è che laVerdi ha chiuso il 2009 con un passivo che è precisamente pari al mancato contributo dello Stato.

Intendiamoci: nessuno qui si lamenta per il sostegno dato all'Orchestra Sinfonica Siciliana, o a quella dei Pomeriggi Musicali, o a qualunque altra Istituzione musicale italiana, ci mancherebbe! Quei fondi ancora non bastano a coprire i loro costi di gestione, e tutte le Istituzioni, lo sappiamo, sono sempre e costantemente in rosso.

No, la cosa inspiegabile – e francamente scandalosa – è che a laVerdi venga riservato un trattamento iniquo, rispetto a quello – comunque inadeguato – riservato ad altri.

E paradossalmente, invece, è proprio laVerdi a costituire l'esempio di gestione più virtuosa, secondo i parametri posti dal tagliatore Bondi: nessuno spazio a indennità strampalate (tipo straordinari erogati per 5 minuti in più di prove); rigoroso calmiere sui cachet degli artisti ospiti (certo, a costo di rinunciare a nomi altisonanti, che però di altisonante hanno spesso solo il… cachet); flessibilità totale nell'organizzazione del lavoro (se serve, il riposo si fa al mercoledì, invece che al lunedì); iniziative di education (dei giovanissimi, ad esempio) a carico della Fondazione; trasferte in Regione, in Italia e anche all'estero, per portare musica e cultura anche dove mancano istituzioni locali.

Ne fa fede anche l'eccellente indicatore degli incassi al botteghino (biglietti + abbonamenti) che rappresentano, in un certo senso, il risultato diretto e più genuino della produzione di un'orchestra (o di un teatro) sia in termini contabili, che in termini di missione (poiché costituiscono precisamente la remunerazione che lo spettatore è disposto a riconoscere a chi gli fornisce lo spettacolo).

Se a laVerdi arrivassero contributi – proporzionalmente – come quelli che ricevono in media le altre Orchestre, laVerdi non avrebbe alcun problema finanziario e potrebbe anzi potenziare il suo intervento e i suoi servizi culturali alla collettività!

Insomma, un esempio da imitare, che in cambio viene… punito!

E però senza che la protesta contro queste evidenti ingiustizie sia mai andata a scapito del pubblico: che non è stato privato di un solo appuntamento, neanche in questo periodo di manifestazioni e scioperi più o meno selvaggi messi in atto – giustamente, per carità – in opposizione ai provvedimenti di Bondi (in realtà: di 3monti).

Conforta il fatto che i milanesi (pubblico, ma anche prestigiose istituzioni, finanziarie e non) mostrino di credere in questa realtà. Grazie all'intervento di importanti Banche, la Fondazione ha potuto acquistare l'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, la cui proprietà verrà nel prossimo futuro in parte ceduta al pubblico, tramite vendita di azioni della società Immobiliare Rione San Gottardo, cui è intestata la casa dell'Orchestra. Importante anche la crescita del numero dei soci: solo negli ultimi 10 mesi (da inizio settembre 2009 a giugno 2010) i soci effettivi (che sono un po' la base popolare della Fondazione, 550€ all'anno di quota) sono passati da 97 a 128, un segnale sicuramente incoraggiante.

Insomma, sarebbe tempo che le pubbliche Istituzioni (Ministero in testa) prendessero finalmente atto – dopo 16 anni! – di questa realtà importante per la collettività (non soltanto milanese) e le consentissero di operare con un minimo di serenità e di sicurezza del domani.

E il domani prossimo è ancora da record: 38 concerti (su 3 turni) nella stagione principale (con tutto Mahler e Schumann) più le diverse iniziative (Verdi Barocca, Crescendo in Musica, Stagione da Camera, ciclo Nino Rota e trasferte varie). Un'offerta difficilmente eguagliabile, e non solo in Italia!

2 commenti:

Moreno ha detto...

Articolo eccellente. Impeccabile per argomentazioni e stesura.
Speriamo che la sottoscrizione delle azioni del “mattone per la cultura” abbia successo. Oltre al sollievo finanziario immediato, l’appoggio concreto del proprio pubblico rafforzerebbe la posizione contrattuale de laVerdi nei confronti degli interlocutori politici.

daland ha detto...

@Moreno

Come è scritto nella presentazione del bilancio 2008 (reperibile sul sito dell’Orchestra) la Verdi è forse guardata con sospetto (dalla politica e dalle “caste”) perché è nata ed è cresciuta al di fuori di tutte le logiche di lottizzazione e di clientelismo e dandosi delle regole gestionali davvero moderne e innovative, rispetto all’andazzo generale che ha – parliamoci chiaro – tratti evidenti di parassitismo, che emergono quando – in tempi di vacche magre come questi – le casse pubbliche non possono più ripianare qualunque deficit allegramente prodotto. Per questo è ancor più paradossale e inconcepibile che una realtà come la Verdi venga discriminata e penalizzata.

Contemporaneamente, il peso e l’importanza che la Verdi ha conseguito a livello nazionale (ed ora anche internazionale) e le sue stesse dimensioni, anche in termini economici, la rendono assai vulnerabile in assenza di finanziamenti certi e costanti. Sempre sul bilancio 2008, è chiaramente presentato il piano di contributi finanziari che la Verdi ha proposto al Ministero, che è ben diverso dall’andare a chiedere elemosine, col cappello in mano e frasi del tipo “tengo famiglia”: un piano ultradecennale, che ha come obiettivo di garantire stabilità e serenità di gestione, e predisposto non già sullo stolto principio (di uso corrente) del budget di spesa (di cui ripianare i deficit) ma sul sano principio degli obiettivi di “produzione” a fronte dei quali si chiede un contributo pubblico di risorse. La cui entità è oltretutto (proporzionalmente ai ricavi diretti, cioè al risultato della produzione) assai inferiore a quella che oggi il FUS riconosce a tutte le altre istituzioni (che supera sempre il 50% e in taluni casi arriva addirittura al 90!): su 11 anni, si chiede un contributo che in media è pari al 36% dei ricavi diretti, cioè la metà del parametro medio di cui godono oggi tutte le altre istituzioni.

Ma pare che la politica, proprio mentre predica austerità, minaccia (ed esegue) tagli e reclama comportamenti virtuosi, si copra gli occhi di fronte ad una realtà, come la Verdi, che dell’austerità e dei comportamenti virtuosi ha fatto la sua bandiera da sempre.

Effettivamente l'incremento del contributo dei cittadini è importante, anche se in nessun posto al mondo le istituzioni artistiche si reggono senza pesanti interventi di grandi organizzazioni (statali o di mecenatismo, fa lo stesso).

A presto!