Anche se il balletto non è propriamente nelle mie personali preferenze, ho deciso di fare un'eccezione per il Romeo e Giulietta in programmazione alla Scala. Ma più che altro perché è una delle rare occasioni per ascoltare l'intero corpus della musica di Sergei Prokofiev (di solito, nei concerti, si ascoltano delle brevi Suites). E ne vale davvero la pena perché si tratta forse del meglio che il novecento storico abbia saputo esprimere.
La fredda ed anche scontrosa accoglienza che i corpi di ballo riservarono a suo tempo a questa musica è la più lampante dimostrazione della sua grande valenza. Per carità, non che i balletti di Ciajkovski o Delibes siano solo musica dozzinale, da buttar via, ma Prokofiev è davvero su un altro pianeta.
L'orchestra ha risposto bene, soprattutto negli ottoni (corni in primis) che sono chiamati a passaggi di grande difficoltà. Lo yankee Kevin Rhodes ha mostrato di padroneggiare assai bene questa bellissima partitura.
Sul livello artistico della serata non mi pronuncio per incompetenza, salvo segnalare l'accoglienza più che positiva del pubblico.
All'inizio, il solito – di questi tempi – siparietto sindacale: era appena stato approvato al Senato il famigerato decreto-Bondi, di cui si è ripetuto l'epicedio. Orchestrali – solo loro, per fortuna! - in borghese. Fuori, fino a pochi minuti prima dell'inizio, un concertino di protesta di fiati filarmonici:
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