intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

03 febbraio, 2024

Tante penne, tanti Boccanegra

Rapida carrellata di pareri sul Simone del 1° febbraio.

Stefano Jacini:

Suoni: lodi incondizionate per Viotti; Salsi OK per il canto, meno per la gestualità; Buratto e Castronovo di buon livello e disinvolti; Anger meno convincente.

Regìa: stanco déjà-vu; movimenti di scena non troppo riusciti; belli i costumi.

Ugo Malasoma:

Suoni: Viotti apprezzabile, più nei particolari che nell’insieme; Coro efficace; Salsi eccellente; Anger vociferante e si perde per strada il personaggio; Buratto tecnicamente OK, ma acuti spinti, note calanti e bassi con poco volume; Castronovo piuttosto deludente, acuti sforzati e mezze voci opache; DeCandia bravissimo.    

Regìa: per apparire essenziale non esprime granchè; spettacolo triste, scene brutte, personaggi e masse in movimento caotico. Perché non recuperare Strehler?

Fabio Vittorini:

Suoni: Viotti apprezzabile, riscatta la prova opaca del Roméo et Juliette; Salsi dal fraseggio sempre vario e tecnica solidissima; Anger parte bene, ma poi si appanna progressivamente; Buratto con vocalità corposa, troppo spinta negli acuti, efficace l’interpretazione; Castronovo bene negli acuti, per il resto opaco e sforzato; DeCandia insolitamente sonoro.   

Regìa: vuoto sgomentante, complementi scenici insignificanti; scarsissimo lavoro sugli attori, abbandonati a se stessi.

Elvio Giudici:

Suoni: Viotti ancora troppo immaturo; agogica di lentezza mortale, dinamica catatonica, concertazione assente, tensione questa sconosciuta; Coro superlativo; Salsi è l’unica ragione per assistere allo spettacolo: la sua è la voce di Verdi, che commuove anche le pietre; Anger di indecenza inammissibile; Buratto delude, debole sotto, sforzata sopra, il personaggio non c’è; Castronovo né male né bene, nessuna accentazione; DeCandia rende piena giustizia al personaggio di Paolo.    

Regìa: spettacolo vituperevole, scene orrende, regìa ridicola.

Giancarlo Arnaboldi:

Suoni: Viotti non ha mantenuto le promesse del Roméo et Juliette: direzione carente di mistero, priva del caratteristico colore verdiano; concertazione carente, le voci vanno per conto loro; Coro e Orchestra al di sotto del normale livello; a Salsi sfugge il lato nobile di Simone, in difficoltà nei momenti più autoritari; Anger dal suono intubato, acuti laceranti, fraseggio incomprensibile; Buratto discreta dal lato interpretativo, ma voce con acuti spesso forzati; Castronovo offre il momento più emozionante della serata; DeCandia con grande professionalità.

Regìa: scolastica e banale, deprimente e piena di luoghi comuni.
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Insomma: abbiamo capito che l’altra sera alla Scala c'erano contemporaneamente in scena almeno due o tre Boccanegra (e relativi cast) che in comune avevano solo una regìa inesistente, se non proprio obbrobriosa.   
 

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