Questa sera la
Scala ha ospitato la seconda delle tre serate dedicate alla cosiddetta Sinfonia dei Mille di Gustav Mahler: sul podio della Filarmonica il Direttore
musicale, oggi autentica autorità in merito a questo tipo di repertorio
(non è un caso che l’ultima comparsa dell’Ottava a Milano, nell’ottobre di
quasi 10 anni fa con laVerdi, ebbe proprio lui da protagonista).
Nell’occasione di questi concerti è stata anche inaugurata una nuova scatola sonora (pannelli che racchiudono lati e fondo del palco) che ha consentito di spostare ancor più verso il fondo-scena il coro, garantendo quindi il minimo sindacale di spazio per l’enorme compagine strumentale-corale reclamata da questa sesquipedale partitura. In effetti il colpo d’occhio dei cori su una specie di gradinata da stadio era impressionante, e a proposito di cori, a quelli della Scala (principale, diretto da Malazzi, e Voci bianche di Casoni) si è aggiunto quello della Fenice, diretto da Alfonso Caiani.
E i cori sono stati i grandi protagonisti della serata, che invece mi è parsa di livello non eccelso nei solisti, escluso il grande Volle: Merbeth e Pastirchak (arrivate come Volle quasi all’ultimo momento) appena sufficienti, Vogt le note le canta tutte benissimo, ma la voce è adatta a Marianus come a Siegfried (!?!)
Orchestra sui suoi standard (qualche svirgolata di trombette & C è perdonabile, in tanto mare).
Successo calorosissimo per tutti, e sacrosanto, chè il solo affrontare e domare questo mostro merita incondizionato elogio.
Nessun commento:
Posta un commento